Una canzone di Skeeter Davis
Che è la fine del mondo
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera.
Il 23 ottobre esce il disco nuovo di Jeff Tweedy, amato leader della band americana dei Wilco: c’è un ritratto su di lui sul Wall Street Journal.
Mariah Carey ha pubblicato una specie di autobiografia e per la promozione ha raccontato su Twitter di quando cantò lateralmente in un disco di rock “alternative”, con breve pezzo di canzone. Comunque adesso arriva Natale, la stagione di Mariah Carey.
Faye Webster è una cantautrice di Atlanta che l’anno scorso aveva fatto un disco non male, e ora ha fatto uscire una canzone promettente per un nuovo disco.
Ricky Gervais ha annunciato la terza stagione di After life, e c’è da essere molto contenti: così contenti che citerò di nuovo la scena iniziale con quella canzone, di cui abbiamo parlato anche nel sabato del Post a Faenza.
The end of the world
È soltanto una canzone di amore non contraccambiato, anzi non più contraccambiato: di abbandono, perdita di un amore. Nemmeno lo sappiamo se lui sia andato via, sappiamo che non la ama più. Tutto qui, le solite cose.
Epperò, mettere al centro di tutto e anche nel titolo quella familiare sensazione di incredulità che si vive in questi casi osservando la distanza tra la propria tragedia – la fine del mondo – e il fatto che il mondo se ne infischi, della sua fine come la sta vivendo chi non è amato più, quella è la bellezza di tutto.
Why does the sun go on shining?
Why does the sea rush to shore?
Don’t they know it’s the end of the world?
‘Cause you don’t love me anymore
La scrisse un’autrice di canzoni americana – Sylvia Dee – che ebbe con questa il suo unico grande successo, con la musica di Arthur Kent, di cui si può dire lo stesso. Uscì nel 1962, cantata da Skeeter Davis, una cantante country che ha la sua celebrità laggiù ed è ignota da noi. Il suo strano nome, che sta per “zanzara”, se lo era guadagnato da bambina, ed ebbe una vita di tragedie familiari fin da piccola: poi la sua carriera iniziò con successi assieme a un’amica – le “Davis sisters” – che venne uccisa a 22 anni in un incidente stradale mentre tornavano da un loro concerto.
I wake up in the morning and I wonder
Why everything’s the same as it was
I can’t understand, no, I can’t understand
How life goes on the way it does
The end of the world arrivò al secondo posto delle classifiche americane e lei divenne famosa ed ebbe altri successi per una decina d’anni. Dopo, restò ammirata e amata dai più importanti: Lou Reed chiamava The end of the world una delle sue canzoni preferite. La usarono in mille cose, e prima o poi l’abbiamo sentita tutti. Davis è morta nel 2004.
Why does my heart go on beating?
Why do these eyes of mine cry?
Don’t they know it’s the end of the world?
It ended when you said goodbye
E a ribaltare tutto questo, non è bello anche che “la fine del mondo” sia un’espressione positiva? Questa canzone, tipo, è la fine del mondo.
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