Un manifesto che ritrae il presidente Bielorusso Alexandr Lukashenko come un ricercato durante le proteste a Minsk, in Bielorussia, il 18 agosto 2020 (Misha Friedman/Getty Images)

La Bielorussia chiuderà i confini con Polonia e Lituania

Il presidente Lukashenko ha annunciato la decisione dopo che il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione che non riconosce i risultati delle elezioni presidenziali dello scorso 8 agosto

Il 17 settembre il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko ha annunciato che chiuderà i confini con due paesi confinanti che fanno parte dell’Unione Europea, Lituania e Polonia. Poche ore prima il Parlamento Europeo aveva votato una risoluzione per imporre sanzioni alla Bielorussia per la repressione violenta delle manifestazioni di protesta che vanno avanti da sei settimane e contestano i risultati delle discusse elezioni presidenziali dello scorso 9 agosto, che la stessa risoluzione ha dichiarato di non riconoscere.

Nel suo annuncio Lukashenko non ha menzionato la Lettonia, anch’essa membro dell’Unione Europea, mentre ha detto che verrà rafforzata la presenza militare sul confine con l’Ucraina. Nella risoluzione adottata a maggioranza il Parlamento Europeo chiede nuove elezioni presidenziali in Bielorussia e sollecita l’Unione Europea a sanzionare il presidente Alexander Lukashenko. La risoluzione ha ottenuto 574 voti a favore, 37 contrari e 82 astensioni.

Nella risoluzione inoltre non vengono riconosciuti i risultati ufficiali delle «cosiddette elezioni presidenziali» in Bielorussia del 9 agosto di quest’anno. Secondo il Parlamento Europeo queste elezioni si sono svolte in «violazione di tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale». Quando il prossimo 5 novembre scadrà il mandato di Lukashenko, il Parlamento Europeo non lo riconoscerà più come presidente della Bielorussia.

Lukashenko ha criticato la decisione del Parlamento Europeo di non riconoscere i risultati delle elezioni presidenziali, sostenendo di aver tenuto elezioni «basate sulla costituzione e sulle leggi del nostro paese» e di non aver bisogno del riconoscimento «da parte di nessuno».

L’annuncio di Lukashenko arriva dopo che lo scorso 15 settembre aveva incontrato il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, in Russia. Putin aveva detto che il suo paese avrebbe appoggiato Lukashenko e il suo governo, prestando alla Bielorussia 1,5 miliardi di dollari. L’incontro, durato circa quattro ore, è stato il primo tra Putin e Lukashenko dopo le contestate elezioni bielorusse ed era la prima volta che, in questi due mesi, Lukashenko usciva dal paese.

Intanto in Bielorussia continuano le proteste. Non soltanto di piazza, ma anche su internet. Alcuni dei principali media indipendenti bielorussi hanno lasciato in bianco le immagini delle homepage delle loro testate per protesta contro gli arresti di giornalisti. Al posto di un’immagine d’apertura, sul sito web di Belsat, un canale televisivo satellitare polacco in chiaro che trasmette in Bielorussia, c’è scritto: «Qui doveva esserci una foto. I fotoreporter Alyaksandr Vasyukovich e Uladz Hrydzin sono stati condannati a 11 giorni di carcere».

Giovedì inoltre alcuni gruppi di manifestanti, principalmente donne, hanno iniziato a rispondere alla violenza delle forze dell’ordine cercando di togliere loro i passamontagna con cui si coprono il volto durante le repressioni delle proteste. Gli agenti hanno reagito cercando di allontanarsi e mettendosi le mani sulla faccia per non farsi riconoscere.

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