Una canzone dei Japan

E una prevalenza del valzer, più o meno consapevole

(Hulton Archive/Getty Images)
(Hulton Archive/Getty Images)

Paul McCartney è intervenuto sulla spiacevole questione dei biglietti non rimborsati per i suoi concerti in Italia.
Oggi 40 anni fa uscì l’ultimo disco di Bob Marley, Uprising: quello che aveva dentro Could you be loved, il singolo che girò di più, ma soprattutto Redemption song. Diciassette giorni dopo venne a Milano, e io pure (avevo 15 anni, diavolo).

Nightporter
Torniamo sul consueto notturno, stasera virato notturno inquieto e un po’ tetro: se avete preoccupazioni dormiteci sopra e ascoltatela domani, al tramonto.
Here am I alone again
A quiet town where life gives in
Here am I just wondering
Nightporters go
Nightporters slip away

“Nightporter” è il portiere di notte, figura che ha tentato le opere letterarie più varie: ma nella musica ha la competizione del barista in quel capolavoro di Albergo a ore.
In realtà qui il testo ha una sua dose di fiducia: malgrado l’ambientazione lugubre e piovosa e il pianoforte molto Satie, lui aspetta che lei si faccia viva, hai visto mai, e sta in attesa. La band sono i Japan: li avevamo citati un mese e mezzo fa parlando di una canzone di David Sylvian, che nella foto qui sopra – di quando uscì questo disco – aveva un 35 anni meno che in quella dell’altra volta.
Mi rendo conto ora che riempio questa newsletter di valzer.
I’ll watch for a sign
And if I should ever again cross your mind
I’ll sit in my room and wait until nightlife begins
And catching my breath, we’ll both brave the weather again

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