L’app che vuole cambiare come sentiamo i concerti

Mixhalo fa arrivare in cuffia agli spettatori la musica come la sente chi la sta suonando, ma ha interessanti prospettive anche per altri eventi dal vivo

Noam Galai/Getty Images for TechCrunch
Noam Galai/Getty Images for TechCrunch

Il giornalista Mike Murphy, che si occupa di tecnologia per Quartz, ha scritto su Twitter: «Per lavoro mi capita di sperimentare tante nuove tecnologie, ed è raro che io sia completamente colpito da qualcosa di davvero nuovo. Con Mixhalo è successo, e penso che cambierà il modo in cui parteciperemo agli eventi dal vivo».

Mixhalo è un’app, sviluppata da un’omonima startup, fatta per permettere a chi partecipa a un evento – per ora soprattutto musicale, ma possibilmente anche di altro tipo – di avere un’esperienza migliore e «più immersiva». Nel caso di un concerto, Mixhalo chiede agli spettatori di collegarsi all’app e di mettersi delle cuffie, offrendo loro la possibilità di sentire la musica come la sente chi la sta suonando sul palco, e anche di decidere come sentire quella musica.

Uno dei fondatori di Mixhalo è Mike Einziger, chitarrista degli Incubus, un gruppo alternative metal la cui canzone più famosa è “Drive”, che uscì nel 1999 e il cui ritornello dice “Whatever tomorrow brings / I’ll be there, I’ll be there”. Murphy ha scritto di aver provato per la prima volta Mixhalo proprio a un concerto degli Incubus a New York , insieme a tutti gli altri spettatori, e di aver avuto «un’esperienza di musica dal vivo come mai prima».

Con Mixhalo potevo sentire il mix dei musicisti arrivare direttamente dal palco, nello stesso modo in cui lo sentivano loro. Potevo scegliere se ascoltare uno specifico mix, spostandomi tra le parti con le chitarre o escludendo il canale con la voce del cantante Brandon Boyd […]  Potevo alzare o abbassare il volume e saltare da un canale all’altro come, quando e quanto volevo. Ero tra il pubblico, in un settore laterale, ma era come se gli Incubus stessero suonando proprio e solo per me. […] Potevo davvero capire cosa Boyd stava cantando e sentire distintamente la batteria.

Con Mixhalo, ha scritto Murphy, non ha più importanza dove ti trovi mentre assisti al concerto o se il luogo in cui si tiene quel concerto ha un’acustica scarsa: «Ovunque tu ti trovi, puoi avere un audio perfetto». Marc Ruxin, amministratore delegato della società, ha detto a Venues Now: «Stiamo davvero cercando di democratizzare la musica: vogliamo che ogni posto sia il miglior posto possibile». Ruxin ha paragonato quello che Mixhalo vuole fare alla musica dal vivo con quello che l’alta definizione ha fatto alle immagini televisive: «I consumatori si sono fatti andare bene la bassa definizione per decenni, finché non è arrivato qualcosa di migliore: la TV con l’HD è più bella, e la musica con Mixhalo suona meglio». Per quanto possa essere comprensibile che questa possibilità entusiasmi chi fa il musicista per mestiere, non è detto però che le persone comuni avranno la stessa reazione rispetto alla possibilità di usare un’app durante un concerto e – in mezzo alla gran confusione – dedicarsi a regolare volumi e scegliere tracce. Il tutto peraltro a un concerto di musica dal vivo da ascoltare però solo attraverso le cuffie, e con la mediazione di uno smartphone.

Forse anche per questo motivo, Mixhalo non vuole avere a che fare solo con la musica: la sua app può essere usata anche quando si assiste a un evento sportivo (per sentire una cronaca o interagire in vari modi con quel che si sta vedendo), a una conferenza (per esempio per sentire la traduzione in tempo reale di quel che qualcuno sta dicendo in una lingua straniera) o persino a teatro.

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Nonostante questo, per ora, la musica resta il principale interesse di Mixhalo, che non a caso è stata fondata da Einziger e da sua moglie Ann Marie Calhoun, una nota violinista, famosa tra le altre cose per le sue collaborazioni con il compositore Hans Zimmer. Einziger ha spiegato a Quartz di essere stato uno dei primi musicisti a usare, intorno al 2000, delle particolari cuffie – le in-ear monitors – che gli permettessero di sentire, mentre suonava, solo i suoni provenienti dal palco, escludendo cioè tutti i restanti rumori. Iniziò quindi a pensare che fosse strano che «dal palco si avesse un’esperienza uditiva completamente diversa da quella di chi sta tra il pubblico».

Einziger ha raccontato che la «vera epifania» gli arrivò nel 2016, quando alle prove in vista di un’esibizione per i Grammy fece ascoltare a un suo ospite come sentiva la musica chi la suonava dal palco, un privilegio che di solito viene dato a poche persone: per usare le parole di Einziger, solo alla «fidanzata del frontman».

Sfruttando un po’ di conoscenze che si era fatto studiando ad Harvard una decina di anni prima, in un periodo di pausa degli Incubus, Einziger si mise quindi in contatto con un po’ di persone che, guardando la questione dal punto di vista tecnologico, gli assicurarono che quel che aveva in mente si poteva fare. Einziger ha anche raccontato di aver avuto una sorta di benedizione da parte di Elon Musk, che si interessò al progetto prima ancora che fosse partito e che gli disse: «Se riuscirai a farlo, cambierà le cose».

La parte facile era sviluppare un’app. La parte difficile – come sa chiunque abbia provato a usare internet a un concerto – era far sì che i suoni potessero arrivare in tempo reale e in ottima qualità a ogni spettatore.

Senza entrare troppo in tecnicismi, Mixhalo sfrutta quello che Tech Radar definisce «un network wi-fi privato». Ogni volta che a un concerto si vuole far usare Mixhalo agli spettatori, bisogna prima installare una serie di antenne in grado di trasmettere tutti i canali audio che vengono registrati sul palco. Prima del concerto, gli spettatori devono quindi scaricare l’app, munirsi di cuffie o auricolari e poi collegarsi alla rete wi-fi privata creata dalle antenne di Mixhalo. È un particolare tipo di rete wi-fi sviluppato apposta da Mixhalo, che però, come scrive Quartz, «a ben vedere assomiglia molto a un segnale radio».

Secondo Simpson, il segnale locale di Mixhalo funziona così bene che, come succede con il segnale radio, «la prima persona che si connette avrà la stessa esperienza della diecimillesima». Nel caso di un normale segnale wi-fi c’è un costante scambio flusso di dati inviati e ricevuti, perché «quando ascoltiamo una canzone su Spotify, la rete ha bisogno di sapere dove siamo e se ci stiamo spostando». Con Mixhalo, invece, ci sono quasi solo dati che vanno verso i dispositivi collegati. Un po’ di dati devono comunque essere inviati dagli smartphone, perché Mixhalo ha bisogno di sapere dove si trova uno spettatore, così da fargli arrivare l’audio nell’esatto momento in cui lo sentirebbe se non avesse le cuffie.

Simpson si è detta convinta, parlando con Quartz, che Mixhalo sia pronta per supportare decine di canali audio durante uno stesso concerto e che tecnicamente potrebbe anche gestire fino a 150 diversi canali, molti più di quelli di un’orchestra filarmonica. Più che il numero di canali, al momento la discriminante del prezzo che Mixhalo chiede a chi vuole usarne la tecnologia ai propri eventi è la grandezza dell’area: più è grande e più antenne servono per assicurare un buon segnale a tutti. Ma Simpson dice che, comunque, l’allestimento delle antenne non è un procedimento di per sé più complicato di quelli necessari per allestire le luci o le casse di quello stesso concerto.

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Per ora nessuna orchestra ha usato Mixhalo, ma tra chi ha sperimentato l’app – in genere con risultati soddisfacenti e diversi apprezzamenti – ci sono stati gli Aerosmith e i Metallica. Di recente Mixhalo ha anche fatto un contratto per una futura collaborazione con lo Staples Center di Los Angeles, che ospita centinaia di eventi l’anno, comprese le partite di basket dei Lakers e quelle di hockey su ghiaccio dei Kings.

A proposito di possibili evoluzioni extra-musicali di Mixhalo, la società si mantiene piuttosto vaga, ma è chiaro che un’app scaricata dalla maggior parte dei partecipanti a uno stesso evento può soddisfare diverse necessità. Le cose più semplici sono la telecronaca e la comunicazione tramite app di informazioni, dati e statistiche in tempo reale. Ma teoricamente un’app come Mixhalo può essere usata per fare sondaggi in tempo reale (magari durante una conferenza) o – nel caso di eventi sportivi – per fare scommesse. Un altro aspetto importante riguarda la sicurezza: Mixhalo potrebbe infatti essere usata per mandare messaggi o avvisi importanti a tutti gli spettatori.