La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio del giornalista del Tg2 Franco Fatone

Una foto d'archivio del palazzo di Giustizia di Milano (ANSA ARCHIVIO/MNE)
Una foto d'archivio del palazzo di Giustizia di Milano (ANSA ARCHIVIO/MNE)

La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio del giornalista del Tg2 Franco Fatone. Repubblica, citando fonti RAI, scrive che Fatone – inviato di moda e costume – è stato sospeso in via cautelativa. L’accusa nei suoi confronti è di induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l’accusa, Fatone avrebbe cioè preteso soldi in cambio di alcuni servizi in televisione: essendo un incaricato di pubblico servizio il reato a lui contestato è, appunto, induzione indebita e non corruzione tra privati.

L’inchiesta a carico di Fatone era iniziata nel 2018 quando l’imprenditore Francesco Rizzica si era presentato in procura con alcune telefonate registrate, raccontando di non aver versato la somma che, secondo lui, il giornalista gli avrebbe chiesto per inserirlo nel servizio “Saranno famosi”, trasmesso il 3 dicembre 2017 su alcuni giovani imprenditori della moda. Il Corriere della Sera scrive anche che «in base agli SMS e alle chat trovate durante la perquisizione su computer e telefono del giornalista, il pm Giovanni Polizzi gli contesta, oltre a quel tentato reato, altre tre imputazioni: 6.400 euro da Michele Baldassarre Lettieri sotto forma di accredito al padrone della casa in affitto di Fatone; 1.000 euro da Guido Della Volpe per un servizio in onda nel Tg2 delle 20.30 l’8 aprile 2017; 3.000/4.000 euro promessi (ma poi non onorati) da Vincenzo Taverniti per una promozione del Pisa Football College il 21 aprile 2106».

Fatone nega di aver chiesto dei soldi e ha parlato di richieste di prestiti che avrebbe poi restituito almeno in parte o che avrebbe avuto intenzione di restituire. Tra i testimoni citati dai pubblici ministeri c’è anche l’ex direttore del Tg2 Marcello Masi, per capire –scrive sempre il Corriere – «se i costi delle troupe esterne potessero essere posti a carico dei soggetti di cui si divulgava l’attività».