Nella Papua Occidentale, in Indonesia, ci sono state violente proteste dopo l’arresto di alcuni studenti

(ANSA/EPA)
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Lunedì mattina ci sono state violente proteste a Manokwari, capitale della Papua Occidentale, provincia dell’Indonesia che si trova nell’isola della Nuova Guinea. Nel corso delle proteste le strade della città sono state bloccate con barricate ed è stato dato fuoco alla sede del parlamento provinciale. Le proteste sono cominciate in seguito all’arresto di 43 studenti papuani che vivevano nelle città di Malang e Surabaya, sull’isola di Giava, avvenuto secondo i manifestanti per motivazioni razziali.

Gli studenti sono stati accusati di aver gettato in una fogna una bandiera indonesiana davanti a un dormitorio, in occasione della festa dell’indipendenza dell’Indonesia, il 17 agosto. Secondo quanto raccontato da Albert Mungguar, un attivista papuano, la polizia avrebbe lanciato lacrimogeni all’interno del dormitorio in cui si erano barricati gli studenti: nel corso dell’arresto i poliziotti avrebbero insultato gli studenti utilizzando anche epiteti razzisti, come “scimmie”, e dicendo di voler “cacciare i papuani” da Giava. Domenica gli studenti sono stati liberati, ma questo non ha fermato i manifestanti papuani. Un’altra manifestazione si è svolta nella città di Jayapura, capitale della provincia di Papua, ma in questo caso le proteste sono state pacifiche.

Papua e Papua Occidentale sono le due province indonesiane della Nuova Guinea, il cui restante territorio è occupato dallo stato indipendente della Papua Nuova Guinea. Le due province facevano parte delle Indie orientali olandesi e nel 1969 sono state annesse all’Indonesia con un referendum molto discusso perché a votare furono solo circa mille uomini e donne scelti dal governo militare indonesiano, su una popolazione di 800mila abitanti. Da allora i movimenti indipendentisti hanno chiesto diverse volte che il referendum venga ripetuto, questa volta allargando il voto a tutti i papuani.