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  • Domenica 9 giugno 2019

Come ottenere una borsa di studio per la Scuola Belleville

C'è un racconto da scrivere; mentre per incontrare gli insegnanti c'è l'Open Night del 15 giugno

Particolare di "Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica" di Jan Vermeer (Wikimedia Commons)
Particolare di "Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica" di Jan Vermeer (Wikimedia Commons)

Sabato 15 giugno dalle 17 alle 22 la scuola Belleville di Milano apre al pubblico per l’Open Night. Si potranno incontrare gli insegnanti e avere informazioni sui corsi in partenza a ottobre: Scrittura, Editing, Giornalismo (del Post), Televisione. Belleville assegna una borsa di studio per la quarta edizione della Scuola annuale di Scrittura. Per partecipare bisogna inviare un racconto e un saggio entro il 30 giugno 2019. La traccia del racconto è «Una lettera trovata in un libro».

Storia quasi istantanea del romanzo epistolare

Il secrétaire (o ribaltina) è un mobile che si diffonde in Europa a partire dal Settecento. Veniva utilizzato per lo più dalle donne per scrivere e nascondere la propria corrispondenza agli sguardi indiscreti dei servi. La servitù, infatti, stava imparando a leggere ed era meglio non rischiare che i domestici venissero a conoscenza dei segreti affidati dalle loro padrone alle lettere private.

Il Settecento è anche il secolo in cui nasce il romanzo moderno. Le ragioni sono molte e complicate: lo sviluppo della borghesia si accompagna all’enfasi sull’individualità e sull’intimità, le tecniche di stampa migliorano, i prezzi dei libri calano, l’alfabetizzazione cresce e così incomincia a formarsi una classe di lettori. Uno dei segni più chiari di questa trasformazione è, probabilmente, il diffondersi dell’abitudine a scrivere lettere per raccontare le proprie giornate, mettere in ordine i pensieri ed esprimere le proprie emozioni.

Non è un caso che i primi bestseller della storia siano, appunto, romanzi epistolari con protagonisti femminili. Quando, nel 1740, Samuel Richardson pubblica Pamela, il successo è così strabiliante da convincerlo a scriverne il seguito un anno più tardi (Pamela II) e a ripetere la formula, otto anni più tardi, in Clarissa. Le protagoniste sono sempre giovani donne che scrivono lettere ai genitori e che confidano al proprio diario pensieri intimi e pene d’amore. Le lettere private sono, cioè, il mezzo con cui, per la prima volta, il romanzo riesce a scardinare i cassetti segreti dei sentimenti e dell’amore per tuffarsi, con piacere quasi voyeuristico, nell’intimità dei personaggi, permettendo a chi legge di identificarsi con chi scrive. Tra Sette e Ottocento la forma epistolare prolifera, con libri che sono passati alla storia: Giulia o la nuova Eloisa di Rousseau, I dolori del giovane Werther di Goethe, Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo.

Anche nell’Ottocento, quando il romanzo si sviluppa e trionfa, la lettera continua a essere uno dei modi privilegiati per dar voce al personaggio e coinvolgere i lettori: il primo romanzo di Dostoevskij, Povera gente, è la corrispondenza tra due cugini che abitano uno di fronte all’altro nella stessa strada; in Storia di una capinera di Verga, a scrivere le “epistole” è Maria, una ragazza chiusa in convento che sta per diventare suora di clausura; Dracula di Bram Stoker è costruito attraverso una rete di scambi epistolari che racconta la lotta tra Jonathan Harker e il Vampiro.

Nel Novecento le apparizioni del romanzo epistolare si fanno più sporadiche, ma il genere non scompare, anzi, continua a produrre grandi romanzi e racconti bellissimi: da Lettera di una sconosciuta di Stefan Zweig a Caro Michele di Natalia Ginzburg, da 84, Charing Cross Road di Helene Hanff a Lettera a una signorina a Parigi di Julio Cortázar fino a Che tu sia per me il coltello di David Grossman, le lettere private – da modalità privilegiata per accedere all’interiorità – si trasformano in una tecnica narrativa tra le altre. L’interiorità è affidata al flusso di coscienza e allo svolgersi e ingarbugliarsi della memoria, come accade in Joyce e Proust. La corrispondenza ritorna a essere un fatto privato, intimo, da non rendere pubblico che non dovrebbe trasformarsi in letteratura. La Lettera al padre di Franz Kafka fu pubblicata molti anni dopo la morte di entrambi.

Oggi la corrispondenza su carta è stata sostituita quasi del tutto dalle email e dai messaggi istantanei, una forma di corrispondenza scritta che assomiglia più ai dialoghi platonici, ancora sospesi tra oralità e scrittura, che al romanzo. La comunicazione a distanza, come la scrittura in generale, è diventata mobile, si è sganciata dall’immobilità a cui per millenni era stata obbligata. Dall’invenzione della penna a sfera agli smartphone, gli strumenti della scrittura si sono fatti via via più leggeri e maneggevoli, frammentando e velocizzando la scrittura fino a riavvicinarla al parlato. Anche per questo, il romanzo epistolare scompare e ancora nessuno, nonostante in molti ci abbiano provato, è riuscito a rinnovarlo in modo da farlo ridiventare contemporaneo.
La traccia della Borsa di studio Giuseppe Pontiggia che permetterà di frequentare gratuitamente la Scuola di scrittura Belleville si intitola: «Una lettera trovata in un libro».

Provate a immaginare chi l’ha scritta, quando, che storia racconta. Avete la libertà di scriverla per intero, di riportarne alcuni passaggi o di non rivelarne il contenuto. Potete scriverla in prima o in terza persona, al presente o al passato, o di intrecciarla a un’email e a un sms.