Secondo l’Antitrust l’imposta introdotta dal governo sui “money transfer” è discriminatoria verso gli stranieri residenti in Italia

La vetrina di un money transfer di Milano, il 4 settembre 2007 (AP Photo/Luca Bruno)
La vetrina di un money transfer di Milano, il 4 settembre 2007 (AP Photo/Luca Bruno)

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM, nota anche come Antitrust) ha chiesto al governo di modificare la parte del decreto legge in materia fiscale del 23 ottobre 2018 che riguarda i cosiddetti “money transfer”, cioè le agenzie che si occupano di trasferimento di denaro fra persone o aziende, molto usate dagli stranieri residenti in Italia per mandare soldi alle loro famiglie. Con il decreto il governo ha introdotto un’imposta dell’1,5 per cento sulle somme di denaro spedite verso paesi non comunitari: secondo l’AGCM è una tassa «ingiustificatamente discriminatoria» perché riguarda solo i money transfer e non le banche, italiane o di altri paesi, o le Poste. Secondo l’AGCM è probabile che gli effetti dell’imposta ricadranno soprattutto sugli stranieri che usano i money transfer per inviare soldi alle famiglie nei paesi d’origine e che abbia la conseguenza di ridurre il grado di trasparenza sulle condizioni economiche di questo servizio, già non molto chiare perché influenzate da commissioni e tassi di cambio.