I calendari degli altri

Quello gregoriano ha vinto, con ogni evidenza, ma al mondo c'è chi ha contato e conta ancora in modo diverso i giorni che passano

Scott Barbour/Getty Images
Scott Barbour/Getty Images

In un suo spettacolo del 2017 il comico americano Luis CK poneva una domanda per dimostrare come secondo lui il cristianesimo avesse vinto tutto, da tempo: «In che anno viviamo?». A chi obiettava che esistevano anche altri calendari, rispondeva: «La prossima volta che compili la dichiarazione dei redditi prova a scrivere “scimmia”, nella casella dell’anno». Nonostante la netta predominanza del calendario gregoriano, il nostro, al mondo ne esistono e sono esistiti molti altri. Per esempio nel calendario cinese è appena iniziato l’anno del Maiale (e il prossimo anno della Scimmia sarà nel 2028). È inevitabile, vien da sé, che nella maggior parte dei posti del mondo alla domanda “che anno è?”, la risposta sarà la stessa: ma i calendari diversi da quello gregoriano sono usati comunque da miliardi di persone, se non altro per programmare le feste religiose.

Ci sono o ci sono stati popoli che per i loro calendari si sono basati su eventi particolari, come l’atteggiamento di certi animali o la fioritura di specifici alberi. Ma in generale i calendari si basano sulla Luna o sul Sole. Il problema dei calendari lunari è però che il mese lunare è più corto, e ogni anno lunare (l’insieme di 12 cicli lunari) finisce per durare circa 11 giorni meno rispetto a ogni anno solare. È il motivo per cui i calendari lunari alla lunga non rispettano le stagioni, un problema se usi il calendario per prenotare le vacanze al mare o, peggio ancora, per decidere quando seminare. La maggior parte dei calendari sono quindi solari o lunisolari.

I calendari lunisolari (fatti cioè osservando sia la Luna che il Sole) sono quelli che seguono le fasi della Luna, ma che aggiungono un mese extra per colmare il ritardo che altrimenti si accumulerebbe rispetto all’anno solare.

Ma nemmeno i calendari solari sono perfetti. Un anno solare (il tempo che la Terra impiega per fare un giro intorno al Sole) dura infatti 365,24219 giorni (ai quali ogni tanto bisogna anche aggiungere un secondo intercalare). Un calendario che non trovi il modo di superare questa difficoltà è un calendario che ben presto va fuori fase. È il motivo per cui quasi ogni calendario prevede mesi di diversa durata o anni bisestili, cioè con un giorno in più, per rimettersi in pari.

L’ultima questione davvero importante quando si parla di calendari riguarda l’inizio. Il momento dal quale si decide di far iniziare un calendario viene definito “epoca“. Come metteva in evidenza la domanda di Louis CK, nel caso del calendario gregoriano l’epoca è la nascita di Gesù. Ma ogni calendario ha la sua epoca.

Ora ne parliamo. Partiamo dal calendario che tutti usiamo e conosciamo; poi passiamo agli altri, che ormai sono usati perlopiù per le festività religiose.

Il calendario gregoriano
Non si può sapere che giorno è in questo calendario di notte. Perché è solo solare, e guardare la luna non dà nessun tipo di indicazione. Lo introdusse nel 1582 papa Gregorio XIII per sistemare i ritardi accumulati dal precedente calendario, quello giuliano (perché introdotto da Giulio Cesare). Dopo aver consultato tutti gli esperti del caso, papa Gregorio XIII decise, per prima cosa, che dopo giovedì 4 ottobre 1582 ci sarebbe stato direttamente venerdì 15 ottobre. Per rimettersi in pari.

E per evitare di dover a un certo punto cancellare altri 10 giorni dalla storia del mondo, il calendario gregoriano applicò alcune piccole ma determinanti modifiche a quello giuliano. Nel calendario gregoriano non tutti gli anni multipli di 4 sono bisestili: è bisestile ogni anno multiplo di quattro, fatta però eccezione per gli anni multipli di 100 (anche detti “secolari”) che non sono allo stesso tempo multipli di 400. Tradotto: il 2000 è stato bisestile (perché multiplo di 4 e di 400), ma il 1900 non lo è stato e il 2100 non lo sarà (perché secolari e quindi multipli di 4, ma non di 400).

Così facendo, ogni 4 secoli ci sono 97 anni bisestili. In modo tale che il calendario gregoriano sia quasi allineato con quello solare. Ma nell’anno 4905 si ritroveranno a essere avanti di un giorno esatto rispetto all’anno solare.

Il calendario islamico
È lunare e la sua epoca è il 16 luglio 622 del calendario giuliano: il giorno dell’Egira, l’abbandono della Mecca da parte di Maometto. Essendo lunare, i suoi 12 mesi sono tutti da 29 o 30 giorni, per un totale di 354 o 355 giorni. Anche questo calendario prevede anni bisestili. Il fatto che il calendario islamico sia lunare e non preveda aggiustamenti all’anno solare fa sì che le sue festività, come per esempio il Ramadan, possano cadere in ogni stagione. In questo calendario siamo attualmente nel sesto mese dell’anno 1440.

Si parla di “calendario islamico” ma ci sono anche calendari islamici di altro tipo: in Iran e in Afghanistan si usa il calendario persiano, che è solare ed è attualmente nell’anno 1397.

Il calendario ebraico
È lunisolare e fu elaborato per la prima volta poco prima che nascesse Gesù: all’inizio la durata di ogni mese veniva decisa di volta in volta, guardando la Luna. Ma negli anni subì diverse evoluzioni che lo resero più preciso. In questo calendario gli anni sono raggruppati in cicli di 19 anni e possono avere 12 o 13 mesi, e i mesi possono avere 29 o 30 giorni.

Anche qui siamo nel sesto mese (Adar I), ma l’anno è il 5779. Secondo la tradizione, 5779 anni fa ci fu il cosiddetto Anno Mundi, in cui fu creato il mondo.

Il calendario cinese
È lunisolare e i mesi iniziano con la Luna nuova. È molto simile a quello ebraico, perché costruito in base a cicli di anni da 12 e da 13 mesi, alternati. Nel corso degli anni ci sono state diverse revisioni ed evoluzioni e si sono quindi sviluppati in Asia diversi calendari cinesi o di origine cinese. Ogni ciclo di anni è fatto di 60 anni e, come detto, è da poco iniziato l’anno del Maiale. Fino a poco più di un secolo fa i cicli iniziavano a ogni nuovo imperatore, ora non più. Il nostro 5 febbraio è iniziato l’anno 4716 del calendario cinese, che terminerà il 24 gennaio del nostro 2020.

I calendari induisti
Ce ne sono almeno tre principali, ma le varianti regionali sono molte. E sono tutte piuttosto complicate perché, come spiega il sito Time and Date, «offrono un metodo multidimensionale per strutturare il tempo, combinando informazioni sui giorni lunari, i giorni solari, i mesi lunari, i mesi solari, i movimenti del Sole e della Luna in relazione agli altri corpi celesti, e altri elementi astronomici». A essere sintetici, in questi calendari ci sono sia mesi lunari che mesi solari. Secondo il calendario nazionale indiano – che è conseguenza dei calendari induisti, anche se non è la stessa cosa – siamo nell’anno 1940 (l’anno zero coincide con un importante momento dell’impero shatavahana).

Il calendario buddhista
Anche il calendario buddista è una derivazione dei calendari induisti. Il suo anno zero coincide però con la morte di Buddha.

Il calendario Mondiale
Non ha finora avuto molto successo, ma è una proposta di revisione al calendario gregoriano. La fece nel 1930 Elisabeth Achelis, basandosi su una precedente proposta per un “calendario gregoriano perpetuo”. “Perpetuo” perché sempre identico, senza quella scocciatura degli anni bisestili. È fatto da 12 mesi di 30 o 31 giorni, ma prevede due giorni “extra”, contraddistinti da una lettera e non da un numero. Questi giorni sono indicati come W (Worldsday, giorno del mondo).

Il calendario rivoluzionario francese
Sull’impeto della loro Rivoluzione, alcuni francesi adottarono nell’anno 1792 del calendario gregoriano un nuovo calendario, fatto di 12 mesi da 30 giorni, con settimane da 10 giorni e cinque o sei giorni extra alla fine di ogni anno. Fu fatto iniziare il 22 settembre 1792, giorno di proclamazione della Repubblica francese (tre anni dopo la presa della Bastiglia) e cambiò anche il nome ai mesi: vendemmiaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germinale, fiorile, pratile, messidoro, termidoro e fruttidoro. I giorni extra erano invece il giorno della virtù, il giorno del genio, il giorno del lavoro, il giorno dell’opinione, il giorno delle ricompense e, negli anni bisestili, il giorno della rivoluzione. Nel 1871, durante la Comune di Parigi, qualcuno provò a farlo tornare in auge, senza troppo successo. Comunque oggi sarebbe Trìdì, 23 piovoso dell’anno CCXXVII. Cioè il terzo giorno della terza decade del mese noto come piovoso, dell’anno 227 dalla proclamazione della repubblica.

E tanti altri calendari
Quello copto è diviso in 13 mesi (12 dei quali hanno 30 giorni) e il suo anno zero è il momento in cui Diocleziano divenne imperatore romano; quello rivoluzionario sovietico, che complicò ancora di più la questione che ormai da un secolo confonde gli studenti di tutto il mondo che studiano una rivoluzione d’ottobre, avvenuta però a novembre; quello etiope (solare e non lunisolare); quello giuliano rivisto (che potrebbe essere pure più preciso del gregoriano); quello dei Maya, che andò molto di moda intorno al 2012.