Adele ha 30 anni

Otto delle sue canzoni, scelte dal peraltro direttore Luca Sofri, da riascoltare per festeggiarla

Adele con i premi vinti per il disco "25" dopo la cerimonia dei Grammy, a Los Angeles, il 12 febbraio 2017 (Chris Pizzello/Invision/AP)
Adele con i premi vinti per il disco "25" dopo la cerimonia dei Grammy, a Los Angeles, il 12 febbraio 2017 (Chris Pizzello/Invision/AP)

Adele, cantante britannica di successo unico nell’ultimo decennio, ha compiuto trent’anni, cosa che non aveva ritenuto di fare finora malgrado sembri una vita che spopola con le sue canzoni languide, soul e formidabili, e le sue storie di drammi sentimentali sofferenti e adulti. Al Post siamo soliti pubblicare le playlist tratte dal libro di Luca Sofri, peraltro direttore del Post, in queste occasioni: ma si dà appunto il caso che Adele dovesse ancora pubblicare il primo disco quando Playlist uscì. E così questa playlist è nuova, fatta apposta, e tanti auguri.

Chasing Pavements”
(19, 2008)
È la canzone che fece il primo botto per Adele, e promosse il botto del suo primo disco, dopo che il singolo che lo aveva preceduto “Hometown glory” era andato così e così. La storia è che la riflessione sul rinunciare agli amori infelici nacque da un fidanzato che l’aveva tradita e a cui lei diede un pugno in faccia in un bar.

“Melt My Heart To Stone”
(19, 2008)
E qui invece si capiva meglio cosa aveva intenzione di fare col soul. Quella roba che fa con “I made up, you say my name…” e le vocali successive è di quei passaggi che segnano tutto un disco, e fanno capire cos’è una voce così. Naturalmente la storia d’amore è una storia d’amore storta, come quasi sempre in quel disco.

“Make You Feel My Love”
(19, 2008)
È un pezzo di Bob Dylan del 1997, e quindi abbiamo una canzone di Bob Dylan che probabilmente è più conosciuta nella versione di Adele che in quella di Bob Dylan (prima di tutti l’aveva pubblicata Billy Joel in una raccolta, ma non se ne ricorda nessuno). E con qualche ragione, che lei è quella che ne ha fatto una cosa speciale. E almeno, qui ancora nessuno ha scaricato nessuno: stiamo ancora chiedendo.

I could make you happy, make your dreams come true
There’s nothing that I wouldn’t do
Go to the ends of this Earth for you
To make you feel my love, oh yes
To make you feel my love

“Don’t You Remember”
(21, 2011)
Il secondo disco di Adele è una delle cose più grosse successe alla discografia mondiale in decenni: un successo pazzesco, il disco più venduto nel mondo per due anni di seguito, l’unico del millennio a essere tra i primi venti venduti di sempre, il più venduto nel Regno Unito sempre dal Duemila a oggi.
In confronto al precedente è un disco di disastri sentimentali ancora maggiori, e questa è la canzone del disastro dei disastri. Ma il refrain si spalanca con una bellezza che c’è da ringraziare che sia andata male, quella storia là.

“Someone Like You”
(21, 2011)
Qui lui non solo se n’è andato, si è pure trovato un’altra, e lei probabilmente è una brava ragazza, e noi gli auguriamo persino ogni bene (sta in fondo al disco, dove bisogna pur farsene una ragione). Ma non è che l’abbiamo superata, no: per niente. Lei stessa disse poi che la scrisse perché quell’uomo, alla fine, era stato importante e non poteva solo mandarlo a quel paese per tutto il disco. E anche “penso che sia la canzone per cui mi ricorderanno”.
C’è solo un pianoforte, monotono ma decisivo.

“Lovesong”
(21, 2011)
È una canzone dei Cure, e stavolta conta forse più la bellezza dell’originale che quello che ci aggiunge Adele, ma la sua comunque è una versione diversa che diventa una cosa.

“One And Only”
(21, 2011)
Una specie di gospel, scritto insieme a Gregg Wells, produttore e autore di moltissimo pop degli ultimi vent’anni, con una grande entrata vocale (e il solito pianoforte a fare il resto): “You’ve been on my mind…”. E finalmente pensiamo a qualcun altro, un po’ meno depressi (ma un verso finale realistico o ambiguo ce lo mettiamo).

Come on and give me the chance
To prove that I am the one who can, walk that mile
Until the end starts

“When We Were Young”
(25, 2015)
Il terzo disco di Adele doveva salvare tutta una stagione discografica, e un po’ ci riuscì, malgrado non fosse bello come i primi due: di memorabile c’erano un primo singolo un po’ anomalo e lugubre, “Hello”, e questa meraviglia dall’inizio alla fine (scritta con Tobias Jesso jr., uno che non lo sa nessuno ma ha qualche canzone buona sua, pure). Adulta e nostalgica a 25 anni – come lo era da quando ne aveva 19 -, malinconica di una maliconia lucida, Adele l’ha chiamata “una ballata anni Settanta” e ha detto che è la sua preferita del disco: nella canzone lui è un figo pazzesco tuttora, come in un film, come in una canzone, e ti ricordi?
Fatti fotografare in questa luce, metti che sia l’ultima volta.