Chi è Ricardo Levi, il nuovo presidente degli editori
È la persona che ha dato il nome alla legge Levi, quella che ha limitato gli sconti sui prezzi dei libri, e ora dovrà cercare di mediare tra case editrici grandi e piccole
Ricardo Franco Levi è stato eletto presidente dell’AIE, l’Associazione italiana editori. Ha sostituito – anche sul sito dell’associazione – Federico Motta, che la guidava dal settembre 2015. Levi, che è nato a Montevideo, in Uruguay, nel 1949, è un giornalista e un politico, considerato vicino a Romano Prodi: il suo nome è legato alla legge del 2011 che ha limitato gli sconti sul prezzo dei libri, la cosiddetta legge Levi appunto, aiutando gli editori indipendenti, ma soprattutto ponendo un limite alle politiche sugli sconti di Amazon. Come giornalista Levi fondò il quotidiano L’Indipendente nel 1991, ha collaborato con Il Sole 24 ore, Il Messaggero e La Stampa e oggi scrive sul Corriere della Sera. Come politico è stato portavoce del Presidente del Consiglio dal 1997 al 1998 e sottosegretario con delega all’editoria e all’informazione dal 2006 al 2008. Fino al 2012 è stato deputato e membro della Commissione Cultura.
Nel suo discorso di insediamento, tenuto oggi al Palazzo delle Stelline di Milano, Levi ha parlato delle difficoltà e dei successi dell’editoria italiana (in particolare della legge che nel 2015 ha equiparato l’IVA sui libri cartacei e digitali) ha citato la Bibbia, il linguista Tullio De Mauro e l’articolo 3 della Costituzione, quello per «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Ma soprattutto ha promesso unità tra gli editori: «L’AIE – alla quale mi dedicherò, ve lo prometto, per farne sempre più casa di tutti gli editori, una casa aperta e trasparente – ne potrà uscire più unita, più autorevole, più forte». Levi ha anche ricordato che nel 2019 l’associazione degli editori compirà 150 anni.
La scelta di Levi è un esplicito tentativo di ricomporre le spaccature che si erano venute a creare sotto la presidenza di Motta, in particolare per il modo in cui era stata gestita la nascita di Tempo di Libri, la fiera del libro di Milano. Per questo va letta insieme alla nomina di Andrea Kerbaker a nuovo direttore della fiera di Milano al posto di Chiara Valerio, che vivendo e lavorando a Roma è meno addentro alle questioni editoriali milanesi. L’uscita dell’AIE dalla fondazione che controlla il Salone del Libro di Torino era stata inizialmente condivisa da tutti gli editori associati. La notizia del lancio di Tempo di Libri, invece, era stata diffusa dai giornali prima che fosse condivisa internamente, come una decisione calata dall’alto e presa, in particolare, dei grandi gruppi milanesi come Mondadori, Rizzoli, allora ancora divise, e GeMS. L’unica grande casa editrice che non si era allineata era stata Feltrinelli, che aveva cercato un ruolo di mediazione. Undici editori erano usciti dall’AIE in seguito alla decisione di creare la fiera milanese: tra questi, E/O, Iperborea, Nottetempo, SUR, minimum fax e Voland.
Ricardo Levi è una figura di mediazione, non solo tra editori grandi e piccoli, ma anche con la politica. La legge Levi, con cui lo sconto massimo sul prezzo dei libri è stato fissato al 15 per cento, è considerata un successo sia dalle grandi case editrici che dai piccoli editori indipendenti (cioè che non fanno parte di grandi gruppi), che hanno difficoltà a competere con le campagne promozionali possibili ai grandi per contrastare gli sconti di Amazon. Levi è anche un interlocutore dell’ODEI, l’Osservatorio dell’editoria indipendente. Aveva partecipato a un incontro per promuovere una legge ancora più restrittiva sui prezzi, che fisserebbe al 5 per cento, come in Francia e Germania, il massimo sconto possibile. La proposta di legge – firmata da Sandra Zampa, un’altra deputata del PD considerata vicina a Romano Prodi – avrebbe dovuto essere approvata qualche mese fa, ma se ne sono perse le tracce.
Nel suo discorso di insediamento, Levi ha parlato anche di Tempo di Libri, che nel 2018 si terrà dall’8 al 12 marzo alla Fiera del Portello, più vicino al centro della città rispetto a Rho. Si è presentato come rappresentante di tutti gli editori e di «tutti i meravigliosi festival e saloni del libro e della cultura che animano la vita delle infinite città», a cominciare dal Salone di Torino dove – ha detto – sarà «in prima fila». Il tentativo di ricomposizione, al momento, si scontra con la mancata unione di Tempo di Libri con BookPride, la fiera degli editori indipendenti che si svolgerà a Milano dal 23 al 25 marzo, quindi a pochissima distanza dalla fiera maggiore. Gli editori indipendenti hanno motivato il loro rifiuto di associare i due eventi con la volontà da parte di BookPride di non fare pagare il pubblico, scelta che associandosi sarebbe stata impossibile da mantenere. Il rischio – dopo i parziali insuccessi dei due eventi di quest’anno – è che anche nel 2018 BookPride e Tempo di Libri finiscano per danneggiarsi a vicenda.