Abbiamo dato un nome a 12 tipi di nuvole

Nel nuovo Atlante Internazionale delle Nubi sono classificate quelle apocalittiche, quelle a forma di 🌊 e anche quelle che fanno dire "scie chimiche!"

(Marijan Murat/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Marijan Murat/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il 23 marzo, in occasione della Giornata mondiale della meteorologia, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha pubblicato il nuovo Atlante Internazionale delle Nubi: è un atlante che raccoglie e spiega le convenzioni internazionali per l’osservazione e l’identificazione delle nuvole; è stato pubblicato per la prima volta nel 1896 e da allora è stato più volte aggiornato, ma quest’anno è la prima volta che viene realizzato in versione digitale. L’ultima edizione risaliva al 1987 e nella nuova sono state fatte alcune aggiunte: dodici nuove formazioni nuvolose, tra cui una nuova specie, cinque nuove caratteristiche aggiuntive, un nuovo tipo di nuvola accessoria, e cinque nuove nuvole speciali (a spiegare cosa sono ci arriviamo).

Le nuvole vengono classificate più o meno allo stesso modo dal 1803, quando fu pubblicato The essay on the modification of clouds del meteorologo britannico Luke Howard, che per primo divise le nubi in cirri (le nuvole bianche e allungate), cumuli (le nuvole a grumi o a grappoli, bianche o grigie a seconda che siano illuminate o in ombra), nembi (quelle grigie da cui piove) e strati (grandi e piatte). Nel tempo questa classificazione subì diverse modifiche e ora si distinguono dieci diversi generi di nubi: i cirri, i cirrocumuli, i cirrostrati, gli altocumuli, gli altostrati, gli stratocumuli, gli strati, i nembostrati, i cumuli e i cumulonembi. A ciascun genere corrisponde una sigla di due lettere, ad esempio Ci per i cirri e Ns per i nembostrati.

Oltre al genere per alcune nuvole si può definire la specie (sono quindici in totale), la varietà (che a differenza delle specie possono essere le stesse in più generi di nuvole e sono nove in tutto) e altre undici caratteristiche aggiuntive. L’indicazione della specie serve per descrivere la forma e la struttura interna delle nuvole, mentre quella della varietà permette di distinguere le nubi in base alla loro trasparenza e alla loro disposizione. Dato che i nomi di tutte queste categorie sono espressi in latino dai meteorologi, tutto il sistema di classificazione assomiglia a quello che si usa per animali e piante. Una nuvola per esempio può chiamarsi “Cirrocumulus stratiformis lacunosus cavum”. In totale ci sono circa cento combinazioni.

Volutus, una nuova specie di nuvole

La più importante delle aggiunte all’Atlante Internazionale delle Nubi è quella della specie Volutus: si usa per indicare nubi lunghe, di forma orizzontale simile a un tubo, di solito basse e lontane da altre nuvole. Informalmente questo tipo di nuvola viene chiamata “roll cloud“. Possono appartenere alla specie Volutus sia gli stratocumuli (che si trovano ad altezze minori di duemila metri) che, più raramente, gli altocumuli (tra i 2.500 e i seimila metri).

Asperitas, una nuova caratteristica aggiuntiva

L’aggiunta all’Atlante Internazionale delle Nubi che più colpisce l’attenzione però non è quella della specie Volutus, ma della caratteristica aggiuntiva Asperitas, dato che serve per descrivere un tipo di nubi particolarmente sorprendente per chi lo vede in cielo. Hanno questa caratteristica le grandi nuvole che viste da terra danno l’impressione di osservare la superficie del mare standoci sotto, perché sembra che siano percorse da onde. Sono particolarmente impressionanti quando vengono illuminate in modo diverso creando «drammatici effetti visivi», come spiega l’Atlante. Possono essere caratterizzati da Asperitas sia gli stratocumuli che gli altocumuli.

Fluctus, una caratteristica aggiuntiva che sembra fatta con Photoshop

Avete mai visto delle nuvole a forma di onda? Onda nel senso di 🌊. Le fotografie in cui si vedono potrebbero sembrarvi ritoccate, ma queste nuvole esistono e per l’Atlante Internazionale delle Nubi hanno la caratteristica aggiuntiva chiamata Fluctus. La possono avere i cirri, gli altocumuli, gli stratocumuli, gli strati e raramente anche i cumuli, ma di solito le onde durano poco, quindi se le avvistate affrettatevi a fotografarle. Vengono chiamate anche onde di Kelvin-Helmholtz, dai nomi di due importanti fisici dell’Ottocento che tra le altre cose si sono occupati di dinamica dei fluidi.

Cavum

Un’altra caratteristica delle nubi aggiunta da poco all’Atlante è quella delle nuvole che presentano un ben definito buco circolare, se visto da sotto; ellittico se visto in lontananza. Questa caratteristica è detta Cavum. Possono avere dei buchi gli altocumuli, i cirrocumuli e, raramente, gli stratocumuli.

Murus, Cauda e Flumen

Nella foto di questo tweet si vedono due delle nuove caratteristiche aggiuntive riconosciute alle nuvole, e una nuvola accessoria, cioè una di quelle piccole nubi che si trovano vicino a una più grande. La prima caratteristica aggiuntiva è quella che si usa per descrivere i grossi muri di nuvole: si usa il termine latino Murus. La seconda caratteristica aggiuntiva si chiama Cauda (“coda” in latino) e ce l’hanno i cumulonembi con una specie di coda orizzontale e bassa da una parte: la base del muro e della coda è solitamente alla stessa altezza. La nuvola aggiuntiva (cioè una nuvola più piccola separata da quella principale oppure in parte mescolata a essa) invece si chiama Flumen: nell’immagine si vede a destra, più in alto rispetto alla coda attaccata al muro.

In questo video in timelapse si vede una nuvola Flumen che si attacca a una nuvola Murus; in questo caso è una Flumen “beaver’s tail”, cioè “coda di castoro”.

Flammagenitus, un tipo di nube speciale

Nell’Atlante Internazionale delle Nubi sono stati aggiunti anche cinque tipi di nuvole speciali, che non sono vere e proprie nuvole, o almeno, non sono nuvole di quelle che si formano direttamente in cielo. Tra queste ci sono le nuvole Flammagenitus, cioè quelle create da un incendio o da un’eruzione vulcanica, come può immaginare chi ha studiato un po’ di latino.

incendio foresta(Kevork Djansezian/Getty Images)  

Homogenitus, come le cosiddette “scie chimiche”

Le nuvole Homogenitus invece sono le nuvole che si generano per l’attività umana, quindi per esempio da una ciminiera o dagli aerei. Come nel caso delle nuvole Flammagenitus, possono essere di generi diversi, dato che questa classificazione si basa sulla loro origine, non sulla loro forma.

Homomutatus, cioè le Homogenitus dopo un po’

L’Atlante Internazionale delle Nubi distingue anche le nuvole Homomutatus, cioè quelle Homogenitus modificate nel tempo per l’azione del vento; anche in questo caso possono avere molte diverse forme.

Cataractagenitus

Ci sono anche le nuvole formate dalle cascate: sono state definite Cataractagenitus. Si formano perché parte dell’acqua della cascata che cade verso quella del lago o del fiume sottostante si disperde nell’aria sotto forma di vapore o di minuscole gocce.

cascate(John Moore/Getty Images)

Silvagenitus

Infine ci sono le nuvole che si generano quando l’umidità creata dalle piante di boschi e foreste evapora. Sono dette Silvagenitus e si vedono soprattutto nelle foreste pluviali.

Come identificare una nuvola

Se ora avete voglia di mettervi a osservare le nuvole, riconoscerle, fotografarle e classificarle usando le categorie dell’Atlante Internazionale delle Nubi, potete iniziare seguendo uno schema di domande e risposte dell’Organizzazione meteorologica mondiale, oppure stampare uno schema realizzato (per i bambini) dalla Royal Meteorological Society britannica.