Lo squalo – Testa mozzata
Il primo momento davvero “horror”, Hooper trova la testa mozzata di un pescatore all'interno dello scafo di un relitto. Secondo gli autori del video è efficace perché fino a quel punto lo spettatore tende a classificare il film come thriller o come action movie e lo guarda senza aspettarsi uno di quei momenti che ti fanno saltare sulla sedia.
Zodiac – Scena della cantina
Robert Graysmith, vignettista che sta indagando sul caso del serial killer Zodiac, si è convinto che il killer potrebbe essere un proiezionista di film muti, Rick Marshall, e cercando informazioni su di lui si è rivolto a Bob Vaughn, un collega di Marshall, che suona l’organo durante le proiezioni.
Graysmith pensa che alcuni manifesti pubblicitari delle proiezioni abbiano la stessa grafia di Zodiac, e chiede a Vaughn se sia stato Marshall a disegnarli. Vaughn gli dice che è stato lui a disegnarli, non Marshall, e invita Graysmith a seguirlo in cantina dove può mostrargli altro e dargli altre informazioni utili per il caso (nelle lettere di Zodiac, si faceva riferimento al fatto che vivesse in una cantina, molto rara nelle case californiane).
Graysmith lo segue, e chiaramente sta pensando che Vaughn sia l’assassino. Anche lo spettatore ne è convinto insieme a lui. Non succede: non c’era niente di minaccioso nella cantina di Vaughn. L’aspetto straordinario della scena è il modo in cui mostra quanto Graysmith sia diventato paranoico e irrazionale durante le indagini: il film è costruito su falsi allarmi, sospetti infondati e vicoli ciechi. Questa scena rappresenta efficacemente questo tipo di narrazione.
Mulholland Drive – Scena del diner
La scena – che dura 5 minuti – è efficace perché nonostante non accada nulla di concreto che possa razionalmente convincere lo spettatore che sta per succedere qualcosa di brutto, con il racconto del sogno, che avviene proprio in quel diner, si costruisce una tensione che dura talmente tanto da convincerci che forse non succederà niente, che forse è davvero solo un sogno. Ma poi alla fine il colpo di scena c’è.
L’esorcista – La testa ruotata
La bambina dell’”Esorcista” è spaventosa perché tutto quello che fa il suo corpo dà conto della situazione di spaventosa anomalia in cui si trova: movimenti, deformazione, posizioni. Possiamo fare i conti con un diavolo rosso con le corna, ma con una bambina in pigiama con la testa completamente ruotata?
Niente da nascondere – Suicidio
Per il terzo posto gli autori del video hanno scelto l’esempio migliore della paura generata da quei personaggi che sembrano sulle prime tranquilli e normali, uguali a noi, ma poi si scopre poi che sono criminali, pazzi, individui con disturbi psichiatrici pericolosi per gli altri, pedofili, sadici, o persone che soffrono così tanto da farsi del male in modi orribili.
In questa scena, Georges, il protagonista del film, arriva a casa di Majid, un uomo che quando era bambino aveva vissuto con la sua famiglia. Georges ha da poco scoperto che è Majid l’autore degli inquietantissimi video che sta ricevendo, e che lo mostrano ripreso in momenti familiari domestici, da una telecamera di cui lui non si accorge mai.
Majid lo invita a entrare, e si taglia la gola davanti a lui.
Più tardi si scopre che quando erano bambini, Georges aveva fatto in modo che Majid tagliasse la gola del gallo di famiglia, e che per questo i genitori di Georges, che avevano accolto Majid nella loro casa, l’avevano mandato a vivere in un orfanotrofio.
A Venezia…un dicembre rosso shocking – Finale
Per la seconda posizione, gli autori del video hanno scelto l’esempio migliore di quelle scene cinematografiche che non solo costruiscono suspance e ci fanno pensare che stia per succedere una cosa tremenda, ma ci mettono al centro di quella cosa tremenda mentre succede (un po’ come la scena della doccia in “Psycho”). È molto peggio di quando c’è un colpo di scena da salto-sulla-sedia, perché quello finisce subito.
La scena selezionata in questo caso è la fine di “Don’t Look Now” (in italiano “A Venezia…un dicembre rosso shocking): John sta inseguendo quella che crede essere Christine, una bambina. Solo che invece è l’assassina: una donna affetta da nanismo, che colpisce John con un coltello, e lo uccide. E noi vediamo tutto: l’aggressione e i suoi pensieri mentre muore, siamo proprio al centro della sua esperienza di morte.
Shining – Scena del sangue
Tutti i film che fanno paura sono film che ci costringono ad entrare in relazione con l’idea della morte. I film più spaventosi sono quelli che la mostrano insieme ai personaggi, imminente, in modo costante o a tratti, ma in modo astratto o simbolico (pensate a qualche scena di Kubrick, o a “Donnie Darko”).
La scena più spaventosa, in questo senso, è quella del sangue in “Shining”: è la morte che arriva, lentamente, inesorabile, interrotta da immagini di pericolo, e di terrore, ma è completamente astratta: non abbiamo davvero paura di morire annegati nel sangue, ma sappiamo che cosa significa quel sangue.