Bertinotti e i suoi nuovi rapporti con Comunione e Liberazione

L'ex segretario di Rifondazione dice che ha «trovato molto di più e di diverso» di quel che si aspettava

Fausto Bertinotti a Torino, 15 maggio 2015 (©Elena Aquila/Pacific Press/ZUMAPRESS.com)
Fausto Bertinotti a Torino, 15 maggio 2015 (©Elena Aquila/Pacific Press/ZUMAPRESS.com)

Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione Comunista, è stato intervistato dal Corriere della Sera per spiegare il suo rapporto con Julián Carrón, teologo spagnolo, linguista e dal 2005, dopo la morte del fondatore Luigi Giussani, alla guida del movimento cattolico Comunione e Liberazione (CL). Nel 2015 Bertinotti ha partecipato all’annuale meeting di Rimini di CL e nelle ultime settimane ha presentato in varie città il libro di Carrón, “La bellezza disarmata”, edito da Rizzoli.

Bertinotti ha spiegato il suo nuovo interesse per il mondo cattolico dicendo che «oggi il rischio di una catastrofe è avvertito solo dalle coscienze più radicali, sociali e religiose» mentre la politica «si è chiusa in una corazza di ovatta che le impedisce di vedere». Nel 2014 Bertinotti ha scritto il libro “Sempre daccapo” che aveva la prefazione del cardinal Gianfranco Ravasi; poi racconta di aver accettato l’invito da parte di alcuni vescovi per parlare dell’enciclica Laudato sii. Poi sono arrivati i legami con CL:

«L’incontro è nato nel quadro della crisi di civiltà di cui ho detto, con una economia che spinge sempre più l’acceleratore sulla disumanizzazione del lavoro. Per uscirne serve un dialogo tra diverse fedi. Il problema della politica, se vogliamo vederla da questo versante, è che, distrutte le ideologie si è ritrovata depredata, priva di riferimenti. Il dialogo con chi ha una fede può essere la scintilla che ridà speranza».

Tra lei e Cl chi ha preso l’iniziativa?
«Il primo contatto è avvenuto con i referenti di Cl di Sestri Levante, tre anni fa, per un dibattito estivo. Sembrava uno dei tanti incontri e invece…».

È arrivato l’invito a Rimini.
«Dove ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi aspettavo. Anzitutto, il popolo. Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava “una connessione sentimentale”. Lì l’ho trovata».

E cos’altro l’ha colpita?
«La capacità di prevedere il futuro. Valeva per don Giussani ieri (memorabile la sua denuncia della crisi del rapporto tra Chiesa e popolo pur quando le chiese erano piene) come per don Carrón oggi».

Bertinotti conclude l’intervista dicendo di aver trovato delle similitudini tra le posizioni di Carrón e di papa Francesco con la crisi del movimento operaio («Carrón e il Papa mettono l’accento sull’abbandono della corazza del potere. Proprio il rapporto sbagliato con il potere e le istituzioni è causa ed effetto dello smarrimento dell’identità di cui soffre la sinistra») e spiegando che la sinistra politica «è morta»: .

«Come istanza di uguaglianza continua a vivere nella cultura e nel sociale. E riaffiora nel campo delle nuove forme di organizzazione comunitaria della società (associazioni, movimenti, autogoverno del lavoro). Qui e là rivedo esperienze che mi ricordano quelle delle società di mutuo soccorso e delle leghe territoriali. Segno che un terreno da coltivare c’è».