I primi impianti di vagina al mondo

Sono stati coltivati in laboratorio e impiantati a quattro pazienti affette da una rara malattia, che ora possono fare sesso e rimanere incinte

Venerdì 11 aprile, sulla rivista medica The Lancet, una delle più prestigiose del mondo, alcuni scienziati americani e messicani hanno pubblicato i risultati di quattro operazioni di impianto di vagina ad altrettante pazienti. Le ragazze, tutte tra i 13 e i 18 anni, erano affette da una rara patologia che causa dei problemi allo sviluppo dell’apparato genitale (e in alcuni casi la totale assenza di una vagina). Si tratta del primo impianto effettuato utilizzando vagine create in laboratorio partendo dalle cellule delle stesse pazienti.

Il primo impianto è avvenuto otto anni fa, anche se i risultati sono stati pubblicati soltanto questa settimana. La caratteristica più importante di queste operazioni è che gli organi utilizzati sono stati coltivati in laboratorio. I medici hanno prelevato alcuni tessuti dalla vulva di ciascuna paziente e li hanno fatti crescere all’interno di una struttura biodegradabile con una forma adatta (la crescita è avvenuta in uno strumento chiamato “bioreattore”). Una volta cresciuta, la vagina è stata impiantata nelle pazienti.

Anthony Atala, uno dei ricercatori del gruppo che ha lavorato nel Wake Forest Baptist Medical Centre, che si trova negli Stati Uniti, ha detto che «questo studio è il primo in cui si dimostra che organi vaginali possono essere costruiti in laboratorio e impiantati con successo. Inoltre questo studio è un esempio di come la medicina rigenerativa può essere applicata a una grande varietà di organi e tessuti».

Tutte le pazienti erano affette dalla sindrome di Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser (MRKH), che causa una serie di problemi allo sviluppo dell’apparato genitale femminile e a volte impedisce completamente lo sviluppo di un utero e di una vagina. Negli studi seguiti alle operazioni, i ricercatori hanno scoperto che le donne sono riuscite ad avere normali rapporti sessuali senza provare dolore. Nessuna delle pazienti è ancora rimasta incinta, ma i ricercatori ritengano che sia possibile che accada nei prossimi anni. Una delle pazienti che ha preferito rimanere anonima ha dichiarato a BBC: «Mi sento davvero molto fortunata perché ora ho una vita normale, completamente normale».