Il 10 marzo 2014 compie 50 anni Neneh Cherry, cantante e musicista creativa e discontinua che ebbe una discreta notorietà tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta con un po’ di canzoni dal suono moderno e inventivo, a metà tra il pop e lo hip-hop. Un suo nuovo disco è appena uscito, anche se i tempi sono cambiati e lei non sembra più tanto in grado di novità. Queste sono sei sue canzoni che Luca Sofri, il peraltro direttore del Post, scelse per il libro Playlist, la musica è cambiata.
Neneh Cherry
(1964, Stoccolma, Svezia)
Il suo patrigno era il jazzista Don Cherry, suo fratello canta anche lui col nome di Eagle-Eye Cherry, sua sorella pure, sua madre è pittrice, suo padre musicista, lei è nera ma è nata a Stoccolma, è cresciuta a New York e ha studiato a Londra. Non è che potesse fare la rappresentante della Avon. A parte la sua musica, ha cantato con i Massive Attack, i The The e i Gorillaz. E nel 2004 è diventata nonna a quarant’anni.
Buffalo stance
(Raw like sushi, 1989)
Il trucco per vendere il rap al mondo è tutto in una lezione: puoi rappare quanto ti pare nella strofa, ma senza il refrain canticchiabile e melodico non vai da nessuna parte. Se poi lo indovini giusto, dal contrasto con il resto della canzone non fa che guadagnarne, e fai il botto. Questi erano tempi di scratch e giochetti, e lei se la gioca benissimo. “No money man…”
Manchild
(Raw like sushi, 1989)
Questa – lenta, bella – l’aveva scritta con Robert “3D” Dal Naja dei Massive Attack, e si sente nel sottofondo di orchestra elettronica.