Lunedì 21 ottobre verso le 14 (erano le 12 in Italia), è esploso un autobus a Volgograd (la vecchia Stalingrado), città di circa un milione di abitanti a 900 chilometri a sud est di Mosca, in Russia, e a pochi centinaia di chilometri a nord della regione del Caucaso del Nord e della località turistica Soči, sul Mar Nero, dove si terranno le Olimpiadi invernali nel 2014. Dopo diversi rapporti contraddittori, il comitato nazionale dell’anti-terrorismo russo ha detto che si è trattato di un attentato suicida compiuto da Naida Asiyalova, una donna proveniente dal Daghestan, la repubblica russa più grande del Caucaso settentrionale.
L’esplosione ha causato la morte di almeno 6 persone e il ferimento di altre 32, di cui alcune in condizioni molto gravi. Un video amatoriale girato da una macchina che si trovava a pochi metri dall’autobus mostra il momento dell’esplosione (non è una cosa così rara che i russi girino con telecamere montate sul cruscotto, avevamo spiegato qui il perché).
Secondo quanto ha comunicato il comitato anti-terrorismo ai media russi, la donna responsabile dell’attacco si era convertita recentemente all’Islam ed era la moglie di un leader militante del Caucaso del Nord. Gli insorti di questa regione a maggioranza musulmana vogliono creare uno stato islamico separandosi dalla Russia, e da diversi anni compiono attentati terroristici soprattutto nelle regioni della Russia meridionale, al confine con il Caucaso: sono anche responsabili dell’attentato suicida che uccise 37 persone all’aeroporto di Mosca nel 2011 e di altri due attentati quasi simultanei che uccisero 40 persone nella metropolitana della capitale russa nel 2010. Non è la prima volta che donne provenienti dalla regione del Caucaso compiono attacchi suicidi in Russia: negli ultimi anni è successo in diverse occasioni, e queste donne sono state ribattezzate dalla stampa di tutto il mondo come le “vedove nere”.
Sull’autobus c’erano 40 passeggeri. Una giovane presente sul luogo dell’esplosione ha spiegato a Russia Today che quella strada è frequentata da molti studenti, perché passa di fianco all’università statale di Volgograd. La zona dell’esplosione è ora chiusa al traffico e la polizia non permette l’accesso a nessuno.
Continua sul Post