Il primo accordo sul “fiscal cliff”

È stato approvato nella notte dal Senato degli Stati Uniti, ma serve ancora il voto della Camera per evitare i tagli mostruosi alla spesa pubblica

Con una seduta straordinaria che si è tenuta intorno alle due di notte del primo gennaio (le otto del mattino in Italia), il Senato degli Stati Uniti ha approvato un primo accordo per evitare il cosiddetto “fiscal cliff“, il baratro fiscale previsto per l’inizio dell’anno. Il provvedimento serve per evitare i tagli alla spesa per un totale di 607 miliardi di dollari nel 2013, che avrebbero influito principalmente sui servizi sociali, sulla difesa e sull’istruzione. Grazie all’accordo, che sarà discusso nel pomeriggio di oggi (in Italia sarà notte) dalla Camera dei Rappresentanti, si dovrebbe evitare anche un considerevole aumento generalizzato delle imposte. Grazie alla mediazione del vicepresidente, Joe Biden, il Senato ha approvato un aumento delle tasse per i più ricchi, con modalità e forme diverse da quelle inizialmente proposte dai democratici, unico modo per ottenere il voto dei repubblicani.

(Che cos’è il “fiscal cliff”, spiegato bene)

Le discussioni sul “fiscal cliff” e sulla necessità di effettuare tagli alla spesa sono andate avanti per circa due mesi, ma i due partiti fino all’ultimo non erano riusciti a trovare un accordo. Una cospicua serie di esenzioni e vantaggi fiscali in vigore da diversi anni sono scaduti nella notte, ma non ci saranno particolari effetti oggi sui mercati mondiali perché il primo gennaio è festa negli Stati Uniti e la borsa è chiusa. Il Congresso ha quindi ancora un giorno per sistemare le cose con il voto alla Camera.

L’accordo raggiunto al Senato prevede un rinnovo dei tagli fiscali per chi ha un reddito inferiore ai 400mila dollari. Inizialmente i democratici avevano chiesto di spostare il limite a 250mila dollari, così da tassare maggiormente i più ricchi, ma la proposta ha trovato la ferma opposizione dei repubblicani. I senatori statunitensi hanno approvato altre misure come un aumento dell’aliquota per la tassa di successione, che passa dal 35 al 40 per cento dopo i primi 5 milioni di dollari per un singolo individuo e dopo i primi 10 milioni di dollari per una coppia. Sono stati approvati anche aumenti di tasse per certi tipi di reddito ed è stata approvata l’estensione di fondi per la disoccupazione per due milioni di persone e l’estensione delle detrazioni per i meno abbienti.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha accolto con favore quanto deciso dal Senato, ricordando comunque che si è trattato di un difficile compromesso e che “né i democratici, né i repubblicani hanno ottenuto tutto ciò che volevano”. Ha poi invitato la Camera ad approvare il piano senza ulteriori ritardi, così da evitare effettive conseguenze sui mercati a partire da domani, mercoledì 2 gennaio. Il passaggio alla Camera non sarà comunque semplice, perché i repubblicani hanno la maggioranza e diversi esponenti hanno ventilato la possibilità di emendare e cambiare parti dell’accordo raggiunto in Senato. Secondo diversi osservatori, i nuovi provvedimenti dovrebbero comunque passare in tempo per evitare l’aumento indiscriminato delle imposte e gli enormi tagli alla spesa pubblica.

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