Gaetano Pecorella sul suo abbandono del PdL

Sul Corriere della Sera Alessandra Arachi intervista l’avvocato Gaetano Pecorella, parlamentare del PdL, che ha annunciato che parteciperà alla prossima campagna elettorale con il movimento guidato da Mario Monti.

Cosa è successo?
«È stata un‘escalation. Ad un certo punto nel Pdl si erano concentrati troppi procedimenti penali a carico di persone che venivano protette all’interno del partito».
Certo detto da un avvocato che è stato avvocato proprio di Berlusconi…
«A maggior ragione. Intanto vorrei precisare che io sono diventato avvocato di Berlusconi quando già ero diventato parlamentare. Non viceversa. E che ho difeso Berlusconi fin quando ho creduto nelle idee che il partito ci aveva propugnato. Avremmo dovuto cambiare la giustizia, dare al paese più libertà, più libertà economica».
E invece?
«Lasciamo perdere. Sulla giustizia come presidente della commissione della Camera ho seguito e fatto approvare i vari lodi (il cosiddetto lodo Alfano, ad esempio). Tutti quelli che ha voluto Berlusconi, in ogni caso. Erano indispensabili per continuare a governare, mi dicevo. Ho eseguito. Poi è venuto meno il presupposto politico del partito e tutto è crollato. Le riforme vere non si sono più fatte. Intendo le riforme costituzionali. E ad un certo punto abbiamo toccato il fondo».
Quando abbiamo toccato il fondo secondo lei?
«Il giorno che la Camera dei deputati della Repubblica italiana ha votato una mozione nella quale si sosteneva che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Non ce l’ho fatta più, la mia coscienza si è ribellata. Esiste un limite, quel limite si era varcato. Anche perché fino a quel momento avevo già dovuto mandare giù troppe cose».
Cosa, ad esempio?
«Mah, persone che senza nessuna storia politica e con storie assolutamente non compatibili con la politica arrivassero in Parlamento e avessero poi anche incarichi importanti».