Costi, ancora costi

In collaborazione con Riccardo Stucchi(*).

A volte l’ambiguità diverte, come in un “…e vissero felici e contenti per il resto della loro vita”, seguito da “…che durò 5 minuti perché quelli del piano di sopra fecero cadere un grosso vaso sulla loro testa”; oppure in un “comincio a vedere la luce alla fine del tunnel”, aggiungendo “…purtroppo è un treno ad alta velocità!”

A volte no. Credo non sia un’imprudenza affermare che oggi la maggior parte degli investitori sanno cosa sia il TER (total expense ratio) di un fondo o di un qualunque veicolo d’investimento. Dove non ci sentiremmo così sicuri è al riguardo di quanti sappiano che in realtà la parola total in questo caso è molto riduttiva.

Ci spieghiamo meglio. Grazie ad un intervento di Riccardo nel contesto dell’analisi dei fondi pensione di qualche giorno fa (vedi questo post), nel KIID di un fondo troviamo la cifra di turnover (o movimentazione delle posizioni) dello stesso. Perché mai dirci quanto “tradano” nel fondo? Possibile che il TER non includa i costi di transazione? Esatto.

Nel calcolo del TER sono (o dovrebbero essere) incluse: commissioni di gestione (tutte, comprese quelle dei fondi sottostanti se ce ne sono e quelle di performance), commissioni di entrata e uscita dal fondo (qualora applicabili) e tutte le spese amministrative del caso (custodia, legali, di auditing, per esempio). Quest’ultime in genere sono fisse (non dipendono dalle dimensioni del fondo) e tenderanno quindi a variare in termini di percentuale: per fondi piccoli possono raggiungere lo 0.20-0.25% p.a., per fondi grossi lo 0.10% o ancora meno.

Nel calcolo del TER non sono invece inclusi i costi di transazione o legati alla movimentazione delle posizioni all’interno del fondo stesso (o all’interno dei fondi che compongono il fondo principale). Da qui l’importanza di badare a quella cifra di turnover.

Quanto “vale” questo dettaglio? I costi di transazione sono composti dalle commissioni brokerage, dai costi di custodia aggiuntivi e soprattutto dai costi d’impatto di mercato (quanto cioè il trading del fondo impatta il prezzo di mercato). La risposta quindi dipende dal tipo di fondo e dal livello di turnover, oltre che dalle dimensioni del fondo: più il fondo investe in posizioni molto liquide e mantiene un turnover moderato, e meno saranno i costi di transazione; e vice versa. Per esempio, il turnover medio dei fondi a gestione attiva azionari è circa 0.80-1.20 l’anno (ogni anno, in pratica, si ricicla tra l’80% e il 120% del fondo); per dare un’idea di quanto può essere l’entità di tali costi, questi possono raggiungere per certi fondi l’1.3-1.7%, avvicinandosi quindi al TER ufficiale, in pratica raddoppiandolo. Ma queste sono solo stime; per come un fondo particolarmente trasparente approccia la questione, vedi qui per un trattamento completo della questione ecco un paper accademico del maggio scorso.

Attenzione quindi ad affidarsi solamente al TER o all’ISC dei fondi pensione per la valutazione dei costi di un investimento. Potreste sottostimarli del 50%!

Se dopo aver letto vi sentite con l’acqua alla gola consolatevi: non siete i soli. Altra ragione per favorire i fondi passivi o gli ETF.

-Note-
(*) Riccardo Stucchi è un ingegnere civile che lavora da anni in Svizzera nel settore infrastrutture nell’ambito della ricerca e sviluppo. Nel tempo libero è un curioso osservatore della realtà con occhio matematico.

 The Money Box

Idee su come avvicinarsi ai mercati finanziari e agli investimenti in genere. Senza eccessivi entusiasmi, ma soprattutto senza paura. Il blog originale è qui.