Nell’Esercito di Silvio

Doveva esserci la rivoluzione. Avevo letto in giro che a un certo punto se fosse successa “quella” cosa, ci sarebbe stata la rivoluzione. Prima, come gran segnale, corno di Boromir da suonar nel vento, ci sarebbero state le dimissioni in massa e poi, a seguire, tutte le persone di buona volontà che non tollerano questa ingiustizia, si sarebbero messe in moto e avrebbero fatto la rivoluzione.

Quando ero piccolo crescevo con i racconti di mio padre e del cugino di mia madre, Bruno, che era saltato giù da un treno, in tempo di guerra. Per farlo si era fasciato la testa con tutti gli stracci che aveva recuperato e poi via, sotto gli occhi degli altri passeggeri che lo pensavano incosciente, era saltato giù dal treno.
Lo aveva fatto da qualche parte, in Polonia.

In Polonia, poi, si era presentato ad una isba sconosciuta, immagino con un passo simile a quello che ha il gatto randagio che mi viene sotto casa, ora che abito in un bosco, con quello sguardo di chi si domanda: mi daranno da mangiare o mi prenderanno a legnate?
A Bruno, quei contadini polacchi, con i quali solo a gesti si poteva parlare, non avevan dato legnate. Gli avevan dato da mangiare e da dormire. E poi, dopo qualche tempo, a piedi, era tornato fino a casa. Casa, era Pisa.

Non ho fatto il conto dei chilometri ma ancora adesso, come quando ero piccolo, immagino una linea interminabile su una cartina gigantesca.
I suoi compagni di viaggio erano finiti ad Auschwitz.
“Nessuno era tornato”, mi si diceva in quel racconto, anche se, adesso che mi appassiono a termini quali “fact checking”, mi domando come facesse ad asserirlo con tanta certezza.
Li conosceva tutti, uno per uno?

Mi piace il fact checking. Mi piace tantissimo. Per me è come una diga olandese davanti a tonnellate cubiche di acqua rabbiosa che scende giù dalle montagne dell’ignoranza e della demagogia.
Mi piace, mi ricorda l’uso della ragione.
La ragione.

Hanno condannato Berlusconi e doveva esserci la rivoluzione. Queste erano le voci.
Abitando in toscana ed avendo amicizie particolari, non ho mai conosciuto un sostenitore di Berlusconi, lo ammetto, ed è una cosa della quale mi vergogno un po’.
Significa che non ho una vera apertura al mondo e che, come molti, mi sono fatto un orticello di opinioni condivise intorno.
Con le persone che frequento, di solito, andiamo d’accordo. Non ci sono razzisti, per esempio. E solo una volta una mia amica disse delle cose sugli ebrei per la quale venne sostanzialmente presa a metaforici calci nel culo fin quando non fece un passo di riflessione ulteriore e giunse alla conclusione che parlare di “comportamento degli ebrei” era una cazzata come parlare di DNA.

Il DNA, dio santo, negli ultimi anni è diventato una specie di armadio quattro stagioni, dove ci sta di tutto. Hanno iniziato i negri, con il ritmo. Prima lo hanno portato nel sangue ma poi, quando la scienza ha fatto i suoi passi nominando cose che nome non avevano prima, hanno preso a custodirlo nel DNA, il senso del ritmo. Sono stati i primi. È come quando corrono i cento metri, i negri. Arrivano primi. Ce l’hanno nel DNA. (sempre che non ci siano zingari in giro nel qual caso qualcuno di questi di sicuro si sarebbe fottuto la pistola e niente BANG di avvio. Pistola rubata, Perché gli zingari il furto ce l’hanno nel DNA)

Non so cosa hanno gli italiani nel DNA, credo che in passato abbiano avuto una predisposizione naturale per la musica melodica e delle dita adatte al mandolino, polsi adatti a roteare pizze e piedi giusti giusti per un pallone di cuoio. Ma probabilmente, come tutto, adesso anche il DNA degli italiani è cambiato. Chissà cosa c’è adesso, nell’armadio DNA degli italiani.

Insomma, ero a casa a lavorare, a disegnare, e sento che arriva questa rivoluzione. Non voglio perdermela. Voglio essere in prima fila virtuale e quindi faccio la prima cosa che ho a portata di mano: mi iscrivo su Facebook all’ Esercito di Silvio [sic].
Nel gruppo dell’Esercito di Silvio c’era un gran fermento. Eravamo undicimilaquattrocentocinquanta membri. Tutti sgomenti. C’erano pure due amici miei, sotto copertura. Sono ancora là.

Uno dei promotori del gruppo stava promuovendo una mobilitazione generale :

“L’ESERCITO DI SILVIO STA ORGANIZZANDO LA MANIFESTAZIONE”TUTTI CON SILVIO”DOMENICA 4 AGOSTO ALLE ORE 18.00 IN PIAZZA SANTI APOSTOLI,STIAMO ORGANIZZANDO DEI PULLMAN.PER CHI VOLESSE PARTECIPARE BASTA ANDARE NELLA PAGINA L’ESERCITO DI SILVIO.ACCORRETE IN MASSA PER IL NOSTRO SILVIO.GRAZIE.”

Ero finito nel mondo delle maiuscole, ma in quel momento non mi importava. Era la prima volta in cui potevo discutere con dei veri, convinti e agguerriti, sostenitori di Silvio.
Questa cosa del chiamarlo per nome poi, mi faceva sentire a casa. Silvio, perseguitato, come Bruno. La storia di Bruno, il cugino di mia madre, la storia di Silvio. Persone come me e come voi, travolte dall’ingiustizia degli uomini, in epoche diverse.

A me piacciono le donne, ma non parlo di attrazione fisica, quello sono affari miei, mi piacciono le donne che inneggiano alla forca e alla tortura. Ho questa deformazione. Mi piace, su Facebook, andare a cercare profili di signore sulla sessantina razziste e xenofobe. Non so ancora perché, ci sto ragionando, ma mi entusiasma l’accostamento tra le immagini romantiche delle quali spesso sono piene le loro bacheche e gli slogan mortiferi.
Ecco: Una signora sorridente e abbronzata, con marito sorridente e abbronzato, nella fotografia, ritratto accanto a lei.
Una signora che nelle foto del profilo troviamo in compagnia di figli belli e nipoti belli, qualcuno che, a giudicare dal sorriso, è stato ben voluto dalla vita, e che solo poche ore prima aveva postato una immagine di un sole radioso sorridente, un sole disegnato in forma di cartoon, con la scritta in Comic Sans “Buona giornata a tutti!” ora incitava alla rivolta, allo sterminio delle zecche comuniste.

Più sotto, c’era un post con la famosa ministra negra e la signora gliene diceva di tutti i colori, così come al presidente della camera, quella “puttana che difende i negri solo perché vorrebbe un metro di cazzo nero tutto su per il culo” [sic].

I comunisti erano dappertutto, nei post dell’Esercito di Silvio. Come gli immigrati del resto. Anzi, facendo due conti, avrei detto che tutti quegli schifosi immigrati che vengono solo per stuprarci e che in cambio ci diamo pure la casa ai Parioli e uno stipendio fisso di 850 euro al mese, fossero pure comunisti. Di certo sono i comunisti a farli venire in Italia, invitandoli con un bel tappeto rosso (rosso: comunisti!) e a dargli le case migliori mentre noi veniamo presi a calci nel culo da questi criminali e nessuno ci difende, che se io rubo una mela mi faccio dieci anni di galera e quell’altro invece va in giro per Milano ad ammazzare la gente e solo perché è negro non lo mettono nemmeno dentro e potrà tornare a casa sua e costruirsi una bella villetta sul mare della Namibia (?) con i soldi nostri.

Una di queste signore, che chiamerò per comodità P.R., era talmente agguerrita nei suoi testi da accendermi un istinto irrefrenabile di chiederle l’amicizia.
Sulla sua bacheca era presente il solito compendio di immagini che ritraggono la Kyenge e la Boldrini affiancate, “Hanno preso più esposti e denunce loro in 4 mesi che Toto Riina in 30 anni a capo mafia” [sic].
Dettagliati report di devastazioni compiute dagli immigrati “Bagnanti cacciati dai vu cumpra” [sic] e l’immancabile alert sugli zingari che, a corto di bambini rinserrano le proprie fila rubandone qualcuno alle ignare famiglie italiane, una roba che se lo fate voi vi danno vent’anni di galera e che se invece lo fa un rom dopo due giorni è già a spasso magari con un bello stipendio mensile di 1500 euro e una casa ai Parioli.
E poi i cani abbandonati. Quanta passione per i cani soli, i cani tristi, i cani zoppini.

Questo melange tra movimenti del cuore per i piccoli cuccioloni abbandonati e il desiderio di decapitazione di qualsiasi “estraneo” alla società percepita è un tratto distintivo delle donne che mi piace seguire su Facebook.
Ho gusti precisi: Cerco signora, dai 40 ai 60 anni, sorridente, amante degli animali e che odi i negri e gli immigrati in genere e che sia convinta che quel che segretamente vuole la presidente della camera e che, probabilmente l’ha spinta nel suo percorso professionale, sia una segreta passione per i cazzoni neri.

Son gusti.

Il sesso è ovunque. Mica la scopro ora questa cosa, ma nel mio pomeriggio come soldato nell’esercito di Silvio ho visto come la componente sessuale sia forte ed ostentata tra i suoi affiliati più feroci.
Una delle persone con le quali ho discusso aveva come immagine portante della propria bacheca una scioccante fila di culi di ragazze appoggiate ad una balaustra. Mai vista una balaustra così. Gliel’ho fatto notare per allentare la tensione della discussione, che verteva sullo sterminio delle zecche rosse, e lui mi ha risposto improvvisamente gioviale, fratello di cazzo ritto, due maschi siamo diventati e subito mi ha abbracciato con un “non sono mica un frocio come quelle zecche rosse”.
Molti degli uomini che postavano inni alla rivolta avevano come principale passione le tette grosse e i culi.

Ero nell’esercito dei moderati. L’esercito di Silvio, ma c’erano pure truppe scelte di esponenti di Forza Nuova, un enorme fascista romano con il quale non ho avuto assolutamente il coraggio di fare l’imbecille, che uno così se mi da uno schiaffo e mi manca mi ammazza per lo spostamento d’aria. Aveva Mussolini tatuato sul braccio ed anche sul petto. In una versione aveva l’elmetto. Aveva aquile naziste sul collo, ragnatele sul gomito sinistro, probabilmente perché per fare il saluto romano, solo il destro si usa.

Si odiava Travaglio, il giornalista, nel gruppo del Silvio’s Army. Pure a me sta sui coglioni e parecchio, ma mamma mia, mai e poi mai vorrei fargli le cose che ho letto ieri, nei post dei soldati di Silvio, mentre si preparavano alla battaglia.

Naturalmente, in vista del grande scontro, la rivolta che avrebbe cambiato l’Italia ripulendole dalle zecche rosse e dagli immigrati, c’era chi, come profeta bellico, già vedeva quel che sarebbe successo di lì a poco:

“MANCAN POCHE ORE E VORREI VEDERE LE IMMAGINI AL TELEGIORNALE DI RIPRESE AREE DELLE COLONNE DI GENTE CHE STANNO ANDANDO A SOSTENERE SILVIO
cioè una semplice lista , almeno per le città piu’ grandi, all’inizio, CON RIPORTATO INDIRIZZI PARTENZA ONNIBUS O MEZZI PRIVATI”

Vi avviso, se avete fatto caso all’utilizzo intermittente e senza un senso logico delle lettere maiuscole ci sono grandi probabilità che siate solamente delle zecche rosse.

Ogni discussione che provavo ad intraprendere, per cercare di capire qualcosa di questi pensieri infervorati, diventava un “sei un kommunista di mmerda, prendi i tuoi cani e vai a chiedere l’elemosina” dopo dieci secondi.
A nulla serviva precisare che odio i rossi e, sinceramente, pure i cani mi stanno discretamente sui coglioni.
Oh, ok, non voglio perdere tutti i lettori, diciamo che a furia di illustrare articoli sul “che cos’è la sinistra” per un grande quotidiano italiano sono quasi diventato di destra e che i cani mi piacciono quando sono degli altri e fanno la cacca altrove.

Ho fatto il coglione nel gruppo di Silvio per quasi quattro ore. All’inizio ero ironico, facevo battute, cercavo di essere anche gentile. Poi ho cominciato ad insultare. Erano passate quattro ore e non ero riuscito ad avere uno scambio logico che fosse uno.
Un paio di discussioni erano terminate con dei decisi VIVA IL DUCE!! DUX DUX!!!!
Mi ero preso del pedofilo, della zecca, dell’amico dei negri e i più furbi si erano accorti che, con la presidente della camera avevo in comune anche questo desiderio di prendere tra le mele un bel cazzone di quei negri che mi piacciono tanto.

In altre discussioni avevo scoperto che “per fare un Berlusconi ci vogliono mille Maometti” [sic], che l’utilizzo della Macumba nera era da esercitarsi quanto prima all’indirizzo della ministra negra che nel frattempo “MANGERA’ MARIUAMA COME COI MANGIAMO INSALATA” . [sic]
Alla questione MARIUAMA, l’amica P.R. rispondeva con cognizione di causa “QUELLA HA SEMPRE MAGNATO MERDA. ORA CE LA VUOL FAR MANGIARE A NOI”
Del resto in Africa, lo sanno tutti, le case si fanno con la merda e quella che avanza, ci si fa pranzo e cena.
“Non vorrai mica buttare tutta quella merda con tutti quei bambini europei che muoiono di fame!”

La signora Maga Maria Lucia veniva in aiuto del popolo italiano, almeno di quello lavoratore e non zecca comunista, con le sue arti magiche: “LE FAREMO UNA MACUMBA E LA MANDEREMO VIA PER SEMPRE”. E sempre la mia preferita, P.R., rispondeva: “ALTRIMENTI MI ARMO LA VADO A CERCARE LA FACCIO FUORI…POI VADO IN GALERA VOLENTIERI MA SALVO LE MIE FIGLIE DAL FUTURO. ”
Chiudendo poi, come un Sartana dei tempi migliori: “A ME NON FA’ PAURA NESSUNO NESSUNO….SOLO DIO.”

“Salvo le mie figlie dal futuro”.
P.R. vuole salvare le sue figlie dal futuro. Allora è tutto qua? È così semplice? È per questo che si costruiscono castelli di pregiudizi con bastioni di razzismo granitico e ci si affida al nobile guerriero feudatario da seguir nella pugna? È solo per la paura del futuro, percepito come minaccia soltanto? Eppure, Patrizia, quel futuro arriverà comunque, in forma inaspettata, e non potrai farci niente. La tua pelle cambierà, cambierà la consistenza delle ossa, cambierà il modo in cui si spostano le auto, ce ne saranno di più, ce ne saranno di meno, i ragazzi avranno gusti incomprensibili, ci saranno persone di colori differenti, cambierà il modo di viaggiare, di fare l’amore, di esprimersi. Tutto cambierà Patrizia e adesso hai davanti due scelte soltanto: chiuderti nel tuo castello a digrignare i denti e sognare di fermare il tempo, rimpiangendo bei tempi mai esistiti o aprire le braccia e provare, non dico a capire, ma almeno a percepire il flusso delle cose che mutano.

P.R. adesso è mia amica su Facebook, per questo le parlo così apertamente.
Da ieri mi ha mandato due inviti per giocare a Poker Qualchecosa.
Mi sono fatto un pomeriggio sano così: Dovevo lavorare e non l’ho fatto. Sensi di colpa. Sensazione di essere un completo imbecille. Consegne che si accavallano.
Ero stanco, alla fine. Con due sensazioni ugualmente schifose addosso.

La prima: ero stato nelle fila dell’Esercito di Silvio e ne ero uscito sconfitto, non ero riuscito ad instaurare un dialogo di più di due battute con nessuno. Eppure, lo giuro, ci avevo provato, argomentando con delicatezza e non nascondendo la mia curiosità.
La seconda sensazione orrenda era quella di essere una zecca rossa che va a gustarsi lo spettacolo degli analfabeti ignoranti che inveiscono dal fondo della loro inconsapevolezza. Fresco di Capalbio, guardavo, sogghignavo e giudicavo. Guardavo i poveri di spirito e ne ridevo. Superiore.

Poi mi son ricordato che odio i rossi, che a Capalbio non ci ho mai messo piede e che avrei passato tutta l’estate a lavorare come un italiano qualsiasi in tempi di crisi e che il colorito della mia pelle, a dispetto delle mie preferenze omosessuali è ad oggi un bianco carta Fabriano A4.
Mi sono anche ricordato che ho una cartella di Equitalia per roba del 1996 ancora da pagare e una bolletta del gas, un cazzo di conguaglio che mi è arrivato dopo che ho fatto il cambio di gestore “stia tranquillo, cambi e venga con noi, non succederà niente” per un totale di 3000 euro del cazzo. In più, mia madre ha 92 anni e c’è la badante per l’assistenza h24 da pagare e mia sorella è stata malata e mi ha comunque dovuto prestare dei soldi per non farmi finire nella merda, eppure.

Eppure. Eppure non me la sono presa con i cinesi, con gli zingari, con gli immigrati, con la Boldrini, con la Kyenge, mi son messo l’anima in pace, lavorando di più, cercando di dare una mano agli amici meno fortunati di me che, comunque, non mi dimentico di essere un privilegiato che fa un lavoro superfigo.
E ora tremo, tremo, tremo all’idea che questa differente scelta esistenziale, questa cosa che, nonostante la difficoltà dell’esistenza spesso venga settata su “Nightmare”, non mi ha portato a dividere il mondo in noi (bianchi, cristiani, occidentali, pisani, sottopeso, metteteci cosa vi pare) e loro (i neri, gli arabi, i musulmani, i rom, i cinesi, i terroni, i nordisti, gli interisti, gli obesi) ora tremo all’idea che questa differente scelta esistenziale possa fare di me, veramente, una zecca rossa.
Perché io, l’ho già detto, ma voglio ripeterlo, che sia chiaro, Esercito di Silvio: Io li odio i rossi.

E comunque:

“IL PULMAN PARTIRA DOMATTINA ORE 9 DA MILANO STAZIONE CENTRALE LATO PARTENZA NAVETTE MALPENSA
E’ DELLA LINEA FRIGERIO E AVRA’ UN CARTELLO AFFISSO CON LA SCRITTA
ESERCITO DI SILVIO NON SBAGLIATE
VI ASPETTO TUTTI .
MI RACCOMANDO LA PUNTUALITA’.
ABBIAMO ANCORA QUACHE POSTO A DISPOSIZIONE, PER CHI VOLESSE PARTECIPARE ALL EVENTO A SOSTEGNO DEL NOSTRO AMATO PRESIDENTE SILVIO BERLUSCONI.
IL PULMAN E’ GRATUITO, COMPANIA E DIVERTIMENTO E’ ASSICURATI!!
MANDATEMI ADESIONE PREVENTIVAMENTE, NON VORREI DOVER LASCIARE A CASA QUALCUNO
W SILVIO, W L’ESERCITO DI SILVIO… AVANTI TUTTA!!!!!”

Gipi Pacinotti

Disegnatore e regista, collabora con la Repubblica e Internazionale. Con il suo graphic novel Appunti per una storia di guerra ha vinto il premio Goscinny al festival del fumetto di Angoulême. Il suo primo film si chiama L'Ultimo terrestre.