Il fascettese

Definiamo fascettese – sinonimi: alettese, risvoltese e quartadicopertinese – quell’insieme di sostantivi, avverbi, ma soprattutto aggettivi che gli editori italiani utilizzano per scrivere, appunto, le fascette, le alette e le quarte di copertina dei libri. È un gergo vero e proprio che ammette poche eccezioni e che deriva da quello delle recensioni. Si basa su un vocabolario piuttosto uniforme e ristretto di parole, scelte per invogliare l’acquisto, ma con misura, senza spingere troppo, per non produrre l’effetto contrario.

Quello che segue è il Primo dizionario di fascettese del mondo. Un abbozzo, almeno. È stato compilato pescando in copertine, alette e fascette di quaranta libri a portata di mano. Molti sono classici, qualcuno è sconosciuto, molti sono appena usciti, altri sono più vecchi, qualcuno è italiano, altri no, alcuni sono saggi, altri romanzi. Come si nota lo stile è piuttosto uniforme ed è quasi impossibile indovinare da ciò che se ne dice il libro di cui si parla. Le note rimandano ai titoli, ma dopo l’elenco  – per chi lo desidera – ci sono un po’ di notizie sui peritesti – i testi non firmati che stanno intorno al libro, ma che non sono il libro – su chi li scrive e come devono essere, oltre che sugli stili peritestici delle varie case editrici italiane.

Primo dizionario di fascettese
bellissimo, commovente, appassionante [1]
crudo e potente, feroce, sfuggente [2]
esuberante, pieno di vita, coinvolgente [3]
toccante, forte, crudo [4]
nuovo, scottante [5]
incredibile, sconvolgente [6]
rigoroso e approfondito; bene argomentato, elegante, efferato e convincente; vivace, originale, necessario, sorprendente, scritto benissimo: fantastico e inquietante; vivace, ironico, proteiforme [7]
definitivo; multiforme [8]
sorprendente, candida, acutissima [9]
piena di passione, ampi orizzonti e sguardo implacabile [10]
sfrontata, fantasiosa e passionale [11]
passione e delicata ironia [12]
tragicomiche avventure [13]
frammenti di comicità pura [14]
comico e sconsolato [15]
accattivante, comico, inatteso [16]
folgorante, irresistibilmente comico [17]
folgoranti riflessioni e inattesi collegamenti [18]
energico ed entusiasta, smisurato e intimo [19]
ambizione travolgente [20]
inedita ambizione, irresistibile pathos; agile, intimo e sicuro [21]
brillante, coinvolgente e intensamente moderno [22]
agile, ironico e geniale [23]
assolutamente illuminante; lucido, sicuro, professionale [24]
vivezza allucinatoria [25]
a tratti incandescente [26]
inquietante, avvincente, visionario [27]
esaltante e crudele [28]
spassosa discesa alla scoperta degli inferi [29]
magistrale economia di parole [30]
prosa ammaliante e incalzante [31]
un vero fiume di rivelazioni [32]
vorticosi caroselli di persone e fatti [33]
elegante e brutale… diretto e incalzante [34]
corrosivo, incalzante, straordinariamente vivido; viscerale, adrenalinico. tenero e cupamente ironico. coraggioso, sovversivo, inesorabile [35]
commovente e irriverente [36]
commovente, scanzonato, amaro, ma soprattutto molto divertente [37]
il più atteso dell’anno [38]
anomalo e portentoso [39]
divertente e poetico [40]


Il compito di chi scrive i peritesti è difficile. Bisogna trovare un equilibrio tra esigenze promozionali e descrittive, tra il servizio all’editore e all’autore e quello al lettore. È un lavoro così ingrato che tende inevitabilmente alla ripetizione, quindi a strutturarsi in formule e parole fisse. Il peritesto deve essere semplice, chiaro e breve perché l’attenzione di chi esamina un libro in libreria indeciso se acquistarlo o no è una delle cose più fragili che esistano in natura, ma deve anche essere anche divertente o misterioso o spaventoso, a seconda del libro che si descrive, deve contenere parole e immagini che colpiscono o sorprendono o confermano le aspettative. Deve dire abbastanza ma non troppo, né troppo poco. Deve soddisfare l’autore che altrimenti si opporrà – e infatti i testi spesso prova a scriverli da solo – e lo stile dell’editore o della collana, che sono diversi anche se a uno sguardo superficiale sembrano uguali. È un lavoro importante, a volte quasi decisivo, però invisibile che non dà soddisfazione quasi mai. Anche perché spesso il giudizio sul libro di cui si scrive non corrisponde all’obbligo di parlarne bene.

Gli aggettivi usati nel fascettese potrebbero essere classificati come superlativi clandestini, perché nella maggior parte danno giudizi lusinghieri senza scoprirsi troppo. Non è necessario che si riferiscano direttamente al libro, possono parlare della storia, dei personaggi, dello stile dell’autore, non è necessario nemmeno che siano aggettivi, perché l’effetto aggettivo si può ottenere attraverso perifrasi: posso scrivere sorprendente, o pieno di sorprese, che sorprende, stupefacente, o che lascia stupefatti, meraviglioso o che desta meraviglia. L’importante è che nell’insieme queste parole formino una costellazione di senso che convinca il lettore che quello è proprio il libro che cercava, che gli farà fare bella figura, gli insegnerà qualcosa o lo divertirà.

A volte però, quando si esagera, i superlativi diventano assoluti e non è mai un bello spettacolo. Uno dei trucchi tipici è utilizzare i cosiddetti blurb – giudizi altrui, frasi di recensioni – in modo da acchiapparsi un superlativo senza essere obbligati a scriverselo da soli, che è non è tanto elegante e credibile.

Nessuno ha ancora capito se e quanto funzionino. Non risultano studi di mercato sulle formule e aggettivi più efficaci e per chi.

Nessuno conosce i nomi di chi scrive i peritesti, anche se la quasi totalità degli scrittori italiani, almeno quelli che hanno fatto anche lavoro editoriale, ne ha scritti. Per esempio, Calvino. Ne ho scritti anche io, un’infinità, ed è una delle poche cose che non mi manchino del fare libri. Alcuni sono belli, alcuni bruttissimi, molti esaltanti fino al ridicolo, pochi pacati fino al masochismo.

Da una prima analisi senza pretese statistiche, Guanda tende a descrivere il libro in modo sobrio, in compenso utilizza a profusione le recensioni; Einaudi con le recensioni è più cauta, ma più rilassata sugli aggettivi; Einaudi Stile libero è più libero sia sulle recensioni che sugli aggettivi; Sellerio e Adelphi – che si rivolgono a lettori attenti e ben disposti, e puntano sull’eleganza – lasciano intonsa la quarta di copertina e sulle alette hanno brevi recensioni critiche; Newton Compton e Longanesi sono molto disinvolti, soprattutto sulle fascette dove riportano esorbitanti dati di vendita e ristampe o dichiarazioni entusiastiche senza virgolette, quindi dell’editore, formulate però come se fossero giudizi altrui.

Altre osservazioni: non si segnalano differenze apprezzabili tra editori grandi e indipendenti, né l’intensità dell’aggettivazione sembra calare quanto più cresce la fama dell’autore, anzi. Il dato più sconcertante di tutti, però, è che – sempre a una prima analisi – il linguaggio e la tipologia degli aggettivi non sembrano essersi evoluti o involuti negli ultimi decenni: gli aggettivi per il Nome della Rosa di Umberto Eco sono interscambiabili con quelli usati per David Foster Wallace e Chiara Gamberale.

Infine: per quanto ingrato e difficile sia scrivere peritesti è evidente la tendenza degli estensori – a partire dai recensori – a ripetere formule note e poco rischiose, rendendo di fatto quasi equivalenti tra loro i libri che cercano di promuovere.


Soluzioni
[1] Giordano Meacci, Il cinghiale che uccise Liberty Valance, Minimum fax
[2] Alessandro Bertante, Gli ultimi ragazzi del secolo, Giunti editore
[3] James Rhodes, Le variazioni del dolore, Einaudi Stile libero
[4] Elliott Ackerman, Prima che torni la pioggia, Mondadori
[5] Adonis, Violenza e islam, Guanda
[6] Roberto Saviano, Gomorra, Mondadori
[7] Frances Larson, Teste mozze, Utet
[8] Marco Belpoliti, Primo Levi di fronte e di profilo, Guanda
[9] Chiara Gamberale, Arrivano i pagliacci, Mondadori
[10] Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome, E/O
[11] Rosetta Loy, Forse, Einaudi
[12] Massimo Gramellini, Fai bei sogni, Longanesi
[13] Fausto Brizzi, Ho sposato una vegana, Einaudi Stile libero
[14] Giuseppe Culicchia, Mi sono perso in un luogo comune, Einaudi
[15] Michele Serra, Ognuno potrebbe, Feltrinelli
[16] Umberto Eco, Il nome della rosa, Bompiani
[17] Francesco Abate, Mia madre e altre catastrofi, Einaudi Stile libero
[18] Cees Nooteboom, Tumbas, Iperborea
[19] David Foster Wallace, La scopa del sistema, Fandango
[20] Garth Risk Hallberg, Città in fiamme, Mondadori
[21] Jonathan Franzen, Purity, Einaudi
[22] Adam Gopnik, L’invenzione dell’inverno, Guanda
[23] Don Delillo, Americana, Il Saggiatore
[24] Marcus Rediker, Storia sociale della pirateria, Shake edizioni
[25] Bruce Chatwin, Sulla collina nera, Adelphi
[26] Michela Marzano, Papà, mamma e gender, Utet
[27] Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia, Einaudi
[28] Mauro Garofalo, Alla fine di ogni cosa, Frassinelli
[29] David Sedaris, Bestiole e bestiacce, Mondadori
[30] Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni, Einaudi Stile libero
[31] Javier Cercas, L’impostore, Guanda
[32] Emiliano Fittipaldi, Avarizia, Feltrinelli
[33] Andrea Camilleri, Il birraio di Preston, Sellerio
[34] Philip Roth, L’umiliazione, Einaudi
[35] Ryan Gattis, Giorni di fuoco, Guanda
[36] Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino, Guanda
[37] Nick Hornby, Alta fedeltà, Guanda
[38] Edoardo Albinati, La scuola cattolica, Rizzoli
[39] Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi
[40] Giacomo Papi, I fratelli Kristmas, Einaudi Stile libero

Giacomo Papi

Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. Il suo ultimo romanzo si intitola Happydemia, quello precedente Il censimento dei radical chic. Qui la lista dei suoi articoli sui libri e sull’editoria.