Dopo sei mesi dall’alluvione in Toscana manca ancora un commissario alla ricostruzione

Il presidente della Regione Eugenio Giani era stato nominato solo per gestire l'emergenza: ora serve qualcuno che aiuti le amministrazioni locali per la ricostruzione, ma da mesi non se ne sa niente

(ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
(ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
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Nella notte tra il 2 e il 3 novembre dello scorso anno in Toscana le forti piogge fecero straripare fiumi e torrenti, allagarono case e aziende, danneggiarono gravemente le infrastrutture e causarono la morte di nove persone. I più colpiti sono stati i paesi vicino al corso del fiume Bisenzio, esondato in più punti, tra le province di Prato e Firenze. Le opere individuate per la ricostruzione sono circa 800, con un costo di quasi 2 miliardi di euro previsto dalla relazione fatta dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che era stato nominato commissario delegato per la gestione dell’emergenza ma che ha terminato tutti i compiti previsti dall’incarico a inizio febbraio.

Da allora non è stato nominato un nuovo commissario che si occupi della fase della ricostruzione. Anche per questo le procedure stanno andando a rilento, dato che gran parte dell’onere ricade sulle amministrazioni locali. Lo ha raccontato al Corriere della Sera Andrea Tagliaferri, il sindaco di Campi Bisenzio, uno dei comuni più danneggiati dall’alluvione: i rimborsi erogati dallo Stato starebbero gradualmente arrivando, «ma il vero punto è che non sappiamo ancora nulla sulla ricostruzione: la Regione ha inviato a Roma l’elenco delle opere di ripristino e miglioramento della sicurezza, ma l’incertezza è tremenda».

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In questi casi la nomina di un commissario straordinario dovrebbe permettere di accelerare le procedure e risolvere quindi l’emergenza e la successiva fase di ricostruzione in tempi più rapidi. È una figura prevista da una legge del 1988, e dispone di poteri speciali per un periodo limitato di tempo. La procedura per la nomina del commissario parte però dal governo: è nominato infatti con un decreto del presidente della Repubblica, ma su proposta del presidente del Consiglio.

Un commissario straordinario può risultare essenziale in contesti di emergenza, come appunto i disastri naturali, perché può agire in deroga ad alcune normative in materia di contratti pubblici, accorciando i tempi burocratici e assegnando rapidamente gli appalti per lavori che non possono aspettare.

Per esempio a seguito dell’alluvione in Emilia-Romagna di maggio del 2023 fu nominato come commissario straordinario alla ricostruzione il generale Francesco Paolo Figliuolo, ex commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, che secondo gli amministratori locali sta agevolando notevolmente la ricostruzione. Già lo scorso settembre Massimo Isola, sindaco di Faenza (Ravenna), aveva detto che il sostegno del commissario Figliuolo stava permettendo di «concludere in tempi velocissimi» opere che senza la presenza di una struttura apposita avrebbero potuto durare anni.

Solitamente per le emergenze di aree specifiche vengono nominati gli amministratori locali, che rispetto a esperti esterni hanno una maggiore conoscenza del territorio e quindi sanno come e dove intervenire con urgenza. In Emilia-Romagna fu indicato come commissario delegato all’emergenza il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ma poi l’incarico di commissario alla ricostruzione fu affidato a Figliuolo.

Nel caso dell’alluvione in Toscana il governo affidò l’incarico di commissario delegato al presidente della Regione Giani, che però aveva solo il compito di gestire l’emergenza. Giani ha concluso i compiti che gli erano stati assegnati entro febbraio, come previsto, ma da quel momento non si è saputo più niente riguardo alla nomina di un commissario alla ricostruzione, che dovrebbe subentrare a quello per l’emergenza e portare a termine il lavoro.

«La cosa peggiore è l’incertezza, la mancanza di una prospettiva per il futuro. Occorre subito la nomina del commissario alla ricostruzione», ha detto Tagliaferri al Corriere. Senza il commissario c’è uno stallo: sono ferme le grandi opere, i grandi progetti per riparare le infrastrutture danneggiate, ma anche i risarcimenti agli abitanti e alle aziende colpite.

Secondo Alia, la società che gestisce i servizi ambientali in 58 comuni della Toscana centrale, l’alluvione ha colpito circa 45mila abitazioni. Alla fine di novembre la Regione Toscana ha messo online la piattaforma per ricevere le prime domande di rimborso dalle persone che avevano subìto danni. È previsto anche un altro tipo di contributo chiamato CAS, acronimo di contributo di autonoma sistemazione, per coloro che hanno dovuto abbandonare la casa e sono ospiti da parenti o amici. Ma le procedure non sono facili, e soprattutto lente: Tagliaferri ha detto che nel suo comune «ci sono centinaia, se non migliaia di famiglie che non hanno ancora avuto nulla» e che «la forte attesa diventa facilmente esasperazione», anche se stanno iniziando ad arrivare i contributi della Regione.

Secondo quanto Giani ha detto al Corriere «a fronte di 10 mila domande [arrivate alla Regione], 5.100 hanno ricevuto i soldi, mille sono oggetto di un prossimo decreto che sarà approvato in settimana, tutti vedranno i rimborsi entro giugno e questi ad oggi sono gli unici soldi che le famiglie hanno avuto, 3 mila euro a famiglia».

Per Tagliaferri le cose sono un po’ più avanti per le imprese, perché quantomeno quelle medie e grandi «sono ripartite con le proprie forze, mentre è stato più difficile per i piccoli artigiani e le botteghe». In questa zona c’è un’alta concentrazione di aziende tessili: sono circa 7.000 di cui poco più di 2.000 quelle che realizzano o trattano tessuti. L’acqua ne invase centinaia, distruggendo macchinari, impianti e magazzini. Secondo Giani alle imprese sarebbero arrivati complessivamente 37 milioni di euro.

Sono tutti soldi anticipati dalle amministrazioni locali, che li stanno gradualmente recuperando dai fondi statali: secondo Giani ai comuni «dallo Stato sono arrivati 33 milioni, mentre i 67 milioni annunciati da Meloni in visita a Firenze sono stati stanziati ma sono fermi perché non c’è il decreto sulle modalità di domanda ed erogazione. Anche per gli altri 88 milioni stanziati nei giorni scorsi servirà tempo».

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