Di Pietro dice che ha pagato le conseguenze del costruire il consenso sulla «paura delle manette»

L'ex leader dell'Italia dei Valori ha anche detto che Mani Pulite ha distrutto «anche il bene» della Prima Repubblica

(ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
(ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

Durante la trasmissione di La7 L’aria che tira, l’ex magistrato e leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha parlato di come negli ultimi anni alcuni politici e partiti, in cui si è incluso, abbiano ottenuto e alimentato il proprio consenso sul giustizialismo e «sulla paura». Di Pietro, che dopo la popolarità ottenuta guidando l’inchiesta Mani Pulite all’inizio degli anni Novanta è diventato uno dei principali esponenti dell’antiberlusconismo, perdendo poi negli ultimi anni rilevanza politica, ha fatto autocritica dicendo:

Cominciamo innanzitutto prendendo atto di una verità sacrosanta, di cui io sono diciamo così testimone, anzi parte interessata: (…) il consenso sulla paura. (…) Ho fatto una politica sulla paura e ne ho pagato le conseguenze. (…) La paura delle manette, la paura del, diciamo così, “sono tutti criminali”, la paura che chi non la pensa come me sia un delinquente. Poi alla fine, oggi come oggi, avviandomi verso la terza età, bisogna rispettare anche le idee degli altri. (…) Ho fatto l’inchiesta Mani Pulite, e con l’inchiesta Mani Pulite si è distrutto tutto ciò che era la cosiddetta Prima Repubblica: il male, e ce n’era tanto con la corruzione, ma anche le idee, perché sono nati i cosiddetti partiti personali.