Forse “Igor il russo” non si chiama Igor e non è russo

E non è nemmeno un ex militare: l'uomo ricercato da 10 giorni non sembra essere quello che hanno raccontato i giornali, che intanto però sono bravissimi con i soprannomi

Una foto segnaletica dell'uomo ricercato per l'omicidio di un tabaccaio a Budrio 
(ANSA/CARABINIERI)
Una foto segnaletica dell'uomo ricercato per l'omicidio di un tabaccaio a Budrio (ANSA/CARABINIERI)

Nella zona tra Bologna, Ferrara e Ravenna stanno continuando le ricerche di un uomo sospettato di aver ucciso un tabaccaio, Davide Fabbri, durante una rapina a Budrio il primo aprile, e Valerio Verri, una guardia forestale volontaria che lo aveva fermato per caso sabato scorso per un controllo anti bracconaggio. Negli ultimi giorni, dopo l’uccisione di Verri nei pressi di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, le ricerche sono state circoscritte a un’area più piccola e sono ora condotte da circa 800 persone tra agenti di polizia, carabinieri e militari di altri reparti dell’esercito. Quello che non è chiaro, tuttavia, è chi esattamente stiano cercando: perché secondo le informazioni messe insieme negli ultimi dieci giorni, quello che i giornali chiamano “Igor il russo” potrebbe non chiamarsi Igor, non essere russo e non avere niente a che fare con la rapina di Budrio.

“Igor il russo” è il soprannome pittoresco con cui è stato chiamato dai giornali Igor Vaclavic, il principale sospettato per la rapina e l’omicidio di Budrio. “Il rambo russo”, come è stato anche chiamato Vaclavic sui giornali, è stato descritto come una specie di super-criminale, un ex soldato russo capace di parlare sei lingue, di sopravvivere in qualsiasi condizione e come un “lupo solitario” grazie a uno speciale addestramento nel combattimento e nell’uso delle armi. Il romanzato racconto del suo passato e lo spazio che ha ottenuto la storia della rapina di Budrio sui giornali potrebbero far pensare che ci siano elementi concretissimi che collegano Vaclavic alla rapina e all’omicidio, ma non è così. L’assassino di Budrio indossava un passamontagna e non è stato visto in faccia da nessuno, così come non è stato visto in faccia l’uomo che il 29 marzo aveva rubato la pistola a una guardia giurata e che secondo la polizia sarebbe la stessa persona. Le tracce di sangue trovate a Budrio, inoltre, non hanno ancora dato maggiori certezze sull’identità dell’aggressore: infatti Vaclavic al momento è ricercato “per un riscontro”, visto che la rapina ha ricordato per modalità quelle per cui era già stato arrestato e condannato in precedenza.

Anche le sue condanne e gli arresti passati fanno pensare che l’immagine di Vaclavic costruita dai giornali sia esagerata. Vaclavic – che è il nome con cui è noto alla giustizia italiana e quello con cui ha firmato alcuni atti giudiziari – era già stato arrestato nel 2007 per alcune rapine nel ferrarese (all’epoca, scrivono i giornali, lo chiamavano “il ladro ninja” perché indossava una calzamaglia sul volto con una benda colorata sulla fronte) e, dopo aver passato due anni in carcere, era stato nuovamente arrestato nel 2010 per delle rapine fatte con un’ascia e il volto coperto da un casco per moto, e condannato ad altri 5 anni di carcere.

Le altre cose che non tornano sull’identità del sospettato sono il suo nome e il luogo di nascita. Che sia russo è probabilmente un’ipotesi, ma come scriveva Repubblica il 5 aprile le autorità italiane sanno da tempo che è un’ipotesi debole, perché la Russia aveva rifiutato il rimpatrio di Vaclavic deciso dalla giustizia italiana sostenendo che non fosse un cittadino russo. Non c’era maggiore precisione sulle origini di Vaclavic, diceva sempre Repubblica, nemmeno sul mandato di cattura europeo dove era genericamente indicato come “nato in Russia”. Successive ricostruzioni, basate sul confronto delle impronte digitali di Vaclavic in possesso delle autorità italiane con quelle del database dell’Interpol, hanno portato a concludere che l’uomo sia in realtà di origine serbe e nato a Subotica, già noto anche alla polizia del paese (particolare che ha già portato all’utilizzo di un nuovo soprannome, a questo punto perché smettere: “il rambo serbo“). Proprio raccontando questo ultimo sviluppo, il Corriere della Sera aveva smentito anche la faccenda dell’addestramento militare, scrivendo che «quindi Igor, o comunque si chiami, non è russo e non ha nessun passato da militare, come ha raccontato ai suoi complici delle tante rapine in villa messe a segno fra il 2007 e l’estate scorsa».

Di conseguenza c’è anche molta incertezza su quale sia il vero nome di Igor Vaclavic, che secondo la polizia ha usato nel corso del tempo diverse identità, tra cui – scrivono oggi i giornali – quella di Ezechiele Norberto Feher, nome collegato anche a un profilo Facebook da cui sono state prese le fotografie che stanno circolando molto oggi. A proposito dell’identità di Ezechiele Norberto Feher, Repubblica descrive qualche altro dettaglio che sembra stonare con l’immagine di Vaclavic descritta fino a oggi dai giornali e le ricostruzioni della sua vita (ricostruzioni che ancora oggi trovano molto spazio sui giornali).

Ciò che stride e rende inquietante questa situazione paradossale è che nelle foto di Facebook è in giacca e cravatta, ride, scherza, fa il simpaticone, Ezechiele Norberto-Igor: si fa fotografare coi cosplay (figuranti in costume) in giro per Ferrara, in via Garibaldi, in piazza Trento Trieste, sotto gli uffici del giornali cittadini. E tutto questo nel giugno 2016, un anno fa.Si fa un selfie anche davanti alla statua dell’Acquedotto, piazza 24 maggio. Fa gli auguri di Buon Natale, di Capodanno. L’8 marzo scorso si fotografa in giacca, elegante, dice di essere un libero professionista e vivere a Valencia, in Spagna (dove potrebbe realmente essere stato, vista la precisa geolocalizzazione di Facebook, prima di ritornare nei mesi scorsi nel Ferrarese).

Un parziale riscontro sull’identità della persona ricercata è stato comunque dato da Marco Ravaglia, l’uomo che è stato ferito mentre si trovava con Verri durante il pattugliamento anti bracconaggio di sabato scorso che ha portato allo scontro in cui è morto Verri. Ravaglia, infatti, avrebbe identificato l’uomo che avevano fermato per il controllo vicino a un casolare abbandonato con le foto segnaletiche di Vaclavic in possesso della polizia. Dopo l’aggressione a Verri e Ravaglia, l’assalitore è scappato usando un furgoncino – un Fiat Fiorino, sembra – che ha abbandonato a Marmorta di Molinella dopo essere stato fermato da una pattuglia dei carabinieri, che però ne ha presto perso le tracce. A bordo del furgone sono state trovate tracce biologiche che potrebbero aiutare a risalire all’identità della persona a bordo, ma per ora non ci sono i risultati delle analisi, e stando ai racconti dei giornali di oggi sembra più probabile che il sospettato – ricercato in un’area di 15 chilometri quadrati – venga trovato prima che arrivino.