Le donne incinte dovrebbero essere sottoposte allo screening per la depressione

Lo sostengono gli esperti americani di medicina preventiva che hanno aggiornato le loro linee guida: ci sarebbero molti vantaggi e pochi rischi

(Fiona Goodall/Getty Images)
(Fiona Goodall/Getty Images)

Secondo la United States Preventive Services Task Force (USPSTF) le donne dovrebbero essere sottoposte a indagini per una diagnosi precoce (screening) per la depressione sia durante la gravidanza che dopo il parto. La USPSTF è un’organizzazione statunitense indipendente nata nel 1984 e formata da esperti di medicina della prevenzione che emana raccomandazioni sull’efficacia di alcuni controlli clinici quando non si presentano segni o sintomi di una certa patologia e che valuta con dei punteggi che vanno dalla A alla D gli esami considerati più utili per la salute della popolazione senza tenere conto dei costi associati. L’organizzazione fornisce al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti raccomandazioni e linee guida.

Martedì 26 gennaio, la USPSTF ha aggiornato le linee guida sugli screening della depressione inserendo un esplicito riferimento alla cosiddetta depressione post-partum che non veniva invece menzionata nel precedente rapporto, del 2009. Allo screening per la depressione è stata assegnata una “B”, livello sufficiente per raccomandare delle estese indagini diagnostiche. I destinatari sono tutti gli adulti che hanno almeno diciotto anni, gli anziani, le donne incinte e le donne nella fase post-parto.

La depressione post-partum, o depressione post-natale, è un disturbo dell’umore che colpisce le donne nel periodo immediatamente successivo al parto. Tra i sintomi ci sono crisi di pianto, cambiamenti di umore, irritabilità, perdita dell’appetito, insonnia o difficoltà a restare svegli, assenza di interesse nelle attività quotidiane e anche verso il bambino appena nato. Secondo l’organizzazione, dopo l’analisi della letteratura medica sull’argomento, ci sono nuove prove che la depressione post-partum sia più comune di quanto si possa pensare, che in molti casi inizi già durante la gravidanza e che se questi disturbi non vengono trattati possano essere dannosi per il benessere dei bambini. Il New York Times, citando degli esperti, scrive che questa forma di depressione colpisce una donna su sette.

Il New York Times dice anche che le ostetriche, i medici e gli altri operatori sanitari che seguono le donne durante e dopo la gravidanza hanno testimoniato che le future madri sono riluttanti a chiedere informazioni su problemi come depressione, ansia e disturbi ossessivo-compulsivi per timore di essere giudicate delle “cattive madri” e che, in molti altri casi, non hanno la necessaria consapevolezza per farlo.
L’organizzazione ha stabilito che lo screening favorisce gli interventi che possono ridurre o eliminare i sintomi della depressione. Le terapie possono essere sia farmacologiche che psicologiche: nel caso della depressione post-partum i dati mostrano l’utilità di una diagnosi precoce e della prescrizione di una terapia cognitivo comportamentale. L’uso di alcuni antidepressivi durante la gravidanza potrebbe causare «potenziali gravi danni fetali», ma «la probabilità di questi gravi danni è bassa» e non è così frequente da metterne in discussione l’utilità. Inoltre, «una depressione non trattata ha molte conseguenze negative».