Formigoni e la sentenza sulla lite temeraria

L'ex presidente della Lombardia è stato condannato per "lite temeraria" a risarcire due giornalisti di Report: è una delle prime sentenze di questo tipo in Italia

Roberto Formigoni, nel 2014 (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Roberto Formigoni, nel 2014 (Fabio Cimaglia / LaPresse)

Un giudice civile del Tribunale di Milano ha stabilito che Roberto Formigoni – senatore del Nuovo Centro Destra ed ex presidente della Lombardia – dovrà pagare una sanzione di 5mila euro per lite temeraria, che si verifica quando si dimostra che una querela è stata fatta senza un solido e consistente motivo. Formigoni aveva fatto causa ai giornalisti Alberto Nerazzini e Milena Gabanelli per una puntata di Report su di lui che era andata in onda nel 2012. La puntata era intitolata “Il Papa re” e raccontava la carriera politica di Formigoni: dalla presentazione della puntata sul sito di Report si legge che il tema era l’indagine “su un sistema politico e di potere che supera i confini della Lombardia, con le sue ramificazioni nel sistema economico, nell’educazione, e con la sua decennale trasversalità”. Report parlava anche di un’inchiesta della Procura di Milano che coinvolgeva i vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo e che, scriveva Nerazzini sul sito della trasmissione, riguardava anche Formigoni.

Il Tribunale di Milano ha stabilito che nella puntata di Report non c’è stata diffamazione e che Formigoni “ha agito in giudizio con evidente colpa grave alla luce della manifesta infondatezza della domanda formulata”. Quella nei confronti di Formigoni è una delle prime sentenze italiane sulla lite temeraria.

Luigi Ferrarella, giornalista del Corriere della Sera, ha raccontato nell’edizione milanese del giornale il caso di querela che riguarda Formigoni associandolo a un altro caso simile, quello di Luca Cordero di Montezemolo. Montezemolo aveva chiesto un risarcimento di 700mila euro a Oscar Giannino e 100mila euro a due giornalisti del Corriere dell’Umbria per una vicenda risalente al 2013. Quell’anno Giannino era candidato per il movimento politico “Fare – Per fermare il declino” e aveva parlato di Montezemolo in un suo comizio elettorale, ripreso e citato dai due giornalisti: Giannino aveva detto che Montezemolo, fondatore dell’associazione Italia Futura, gli aveva chiesto “tu quanto costi?”, riferendosi alla carriera politica di Giannino.

Un giudice aveva poi deciso che “diversamente da quanto pare ritenere Montezemolo, nessuno dei presenti può aver inteso le frasi di Giannino come un’accusa a Montezemolo di avergli proposto una qualche attività illecita”, e aveva quindi condannato Montezemolo a pagare 24mila euro a Giannino e altri 24mila euro ai due giornalisti. Il caso di Montezemolo – seppur simile a quello di Formigoni – non è però stato ritenuto un caso di lite temeraria, perché la sua querela (seppur poi non accolta) è stata ritenuta fondata, sostenuta da ragionevoli motivi.