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  • Mercoledì 20 agosto 2014

Il primo voto contrario al Parlamento di Cuba

Per la prima volta dall'inizio della rivoluzione qualcuno ha votato no: è stata Mariela Castro, figlia di Raúl, riguardo i diritti degli omosessuali e dei transessuali

The director of the National Sexual Education Center of Cuba (Cenesex) and daughter of Cuban President Raul Castro, Mariela Castro, speaks during a meeting with civil society representatives and members of the LGBT community in Santo Domingo, Dominican Republic, on November 8, 2013. AFP PHOTO / Erika SANTELICES (Photo credit should read ERIKA SANTELICES/AFP/Getty Images)
The director of the National Sexual Education Center of Cuba (Cenesex) and daughter of Cuban President Raul Castro, Mariela Castro, speaks during a meeting with civil society representatives and members of the LGBT community in Santo Domingo, Dominican Republic, on November 8, 2013. AFP PHOTO / Erika SANTELICES (Photo credit should read ERIKA SANTELICES/AFP/Getty Images)

Mariela Castro, 53enne figlia del presidente di Cuba Raúl Castro e attivista per i diritti degli omosessuali, ha votato contro una proposta di legge esaminata dal parlamento cubano lo scorso 20 dicembre 2013 relativa alla discriminazione di genere sul posto di lavoro. La notizia è circolata solo nelle ultime ore. Si tratta di un fatto piuttosto inusuale: il parlamento cubano tiene due sessioni all’anno ed è – per lo meno – molto raro assistere a decisioni che non siano prese all’unanimità. Associated Press scrive che nessun esperto contattato dall’agenzia «è in grado di ricordare un altro “no”»; Carlos Alzugaray, uno storico e un ex diplomatico cubano, ha detto all’agenzia che «questa è la prima volta, in assoluto». La notizia si è diffusa solo recentemente perché la legge è entrata ufficialmente in vigore quest’estate.

La legge in questione vieta le discriminazioni sulla base dell’etnia, del genere o delle preferenze sessuali dei lavoratori. Sul blog di un attivista a favore dei diritti della comunità LGBT, Mariela Castro ha detto che non ha potuto votare a favore della legge perché questa non prevedeva «la certezza che i diritti di persone con una differente identità di genere venissero esplicitamente riconosciuti», facendo riferimento ai transessuali. Nella legge sono inoltre assenti riferimenti ai lavoratori malati di AIDS.

Cuba è dal 1959 una dittatura comunista e negli anni Sessanta e Settanta circolava parecchia ostilità nei confronti delle persone omosessuali. Il GlobalPost scrive che capitava che fossero «imprigionati per essere “rieducati” oppure etichettati come traditori, poiché non rispettavano la definizione di Che Guevara di “uomo nuovo” che avrebbe fatto progredire la nazione». Praticare “atti omosessuali”, a Cuba, è legale solo dal 1979. Fidel Castro, leader rivoluzionario e presidente di Cuba dal 1976 e al 2008, in un’intervista del 2010 disse che la persecuzione delle persone omosessuali fu «una grave ingiustizia» che avvenne unicamente perché a quel tempo era distratto da altre questioni più gravi e non poté occuparsi del problema.

Mariela Castro è attualmente a capo del Centro nazionale cubano per l’educazione sessuale, e da anni è la più nota attivista cubana in favore dei diritti per la comunità LGBT. Nel 2008 riuscì a fare approvare al parlamento cubano una legge che fornisse la possibilità ai cittadini cubani di sottoporsi a un intervento chirurgico per cambiare sesso (oggi l’operazione è coperta gratuitamente dal sistema sanitario cubano). Da anni Castro si dice favorevole all’introduzione delle unioni civili per gli omosessuali. Nel 2013 l’associazione internazionale per i diritti degli omosessuali Equality Forum le consegnò un premio come “promotrice internazionale del riconoscimento della comunità LGBT”. Nello stesso anno Castro organizzò una manifestazione pubblica contro l’omofobia a l’Avana.

Fanno parte del parlamento cubano 614 deputati, eletti ogni cinque anni. Ciascun parlamentare – che è anche l’unico candidato del proprio seggio – viene eletto se raccoglie più del 50 per cento dei voti. Solitamente i deputati non sono politici di professione, e durante l’anno svolgono altri mestieri: vengono convocati per approvare leggi già discusse in piccole assemblee di cittadini, sebbene solitamente durante i lavori parlamentari non emergano posizioni contrarie a quelle contenute nella legge in esame. Riguardo il funzionamento del sistema politico del paese, Mariela Castro ha recentemente detto: «ci sono stati dei miglioramenti nel modo in cui vengono discusse le cose al livello base, sul posto di lavoro e nelle riunioni dei sindacati e del partito. Credo però che abbiamo ancora bisogno di perfezionare la partecipazione democratica dei parlamentari all’interno dell’assemblea».

foto: ERIKA SANTELICES/AFP/Getty Images