Al neon

Una raccolta di insegne luminose piene di gas e che vengono sempre bene in foto

Un'insegna a Vienna, Austria (ALEXANDER KLEIN/AFP/GettyImages)
Un'insegna a Vienna, Austria (ALEXANDER KLEIN/AFP/GettyImages)

Il neon sarebbe un elemento chimico (numero atomico 10), un gas. Come spiega Wikipedia “si trova nell’atmosfera terrestre in misura di 1 parte su 65 000 e viene prodotto attraverso il superraffreddamento e la distillazione frazionata dell’aria”. Ma soprattutto, poiché “emette un’incandescenza rosso-arancio dentro a un tubo a scarica e possiede una capacità di refrigerazione 40 volte superiore a quella dell’elio liquido e tre volte superiore all’idrogeno liquido”, “il neon” è poi diventato nella consuetudine linguistica un solido, una lampada. Le lampade “al neon” furono inventate un secolo fa, quando si scoprirono gli attributi del gas e come sfruttarli. Poi, ebbero successi alterni: furono popolarissime da metà del Novecento sia nella forma di tubi per l’illuminazione degli ambienti che per la loro duttilità come insegne luminose. I “neon” divennero un pezzo nuovo e peculiare del panorama urbano o umanizzato, associati così intimamente a quell’epoca da passare poi un po’ di moda, e ritornarlo successivamente in un ciclo tipico. Da diversi decenni la loro presenza non si nota neanche più, e il loro uso nelle installazioni artistiche li ha ulteriormente canonizzati: ma creano ancora un effetto particolare tutto intorno, quell'”aria al neon”, come dice Guccini.