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  • Sabato 11 febbraio 2012

Che cosa succede in Grecia

Il punto della situazione: oggi è il secondo giorno di sciopero generale, mentre anche il ministro delle finanze parla di uscita dall'euro

Oggi in Grecia c’è stato il secondo giorno di uno sciopero generale indetto dai sindacati per protestare contro la nuova serie di misure di austerità annunciate dal governo, che il parlamento greco discuterà e voterà domani. Già ieri ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nel centro di Atene, con lanci di pietre e con l’uso di lacrimogeni da parte della polizia. Su diversi siti è stato possibile seguire dirette delle manifestazioni e delle proteste di oggi (qui una diretta in francese, qui in inglese). Le proteste di piazza, le condizioni economiche in peggioramento e l’ennesima crisi politica intorno all’approvazione delle nuove misure di austerità hanno portato la situazione greca a un nuovo momento drammatico.

La situazione della Grecia
La Grecia si trova in grandi difficoltà finanziarie dalla fine del 2009. All’inizio del 2010 emersero le prove che pochi anni prima il paese aveva usato dei trucchi contabili per poter entrare a far parte dell’euro, nascondendo alcuni problemi dei suoi bilanci pubblici. A maggio del 2010, davanti al costante peggioramento delle condizioni del debito pubblico, gli altri paesi dell’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale concessero un primo prestito di circa 110 miliardi di euro.

L’economia greca ha continuato a peggiorare, e a ottobre del 2011 iniziarono i negoziati per la concessione di un nuovo prestito al governo greco. Tra le crescenti proteste dell’opinione pubblica, il primo ministro George Papandreou si dimise durante le trattative, dopo aver annunciato (e poi ritirato) l’intenzione di sottoporre i termini dell’accordo con l’UE a un referendum popolare. Dopo estenuanti negoziati tra le parti politiche, l’11 novembre 2011 si insediò un governo di transizione guidato da Lucas Papademos, ex vicepresidente della Banca Centrale Europea, con il sostegno del partito socialista PASOK di Papandreou e dell’ex partito di opposizione di centrodestra, Nea Dimokratia.

Il debito pubblico greco per il 2011 è stimato nel 160% del prodotto interno lordo, mentre il paese è in recessione dal 2008 e le condizioni sociali nel paese sono in costante e grave peggioramento. Per cercare di ridurre il debito pubblico, il governo sta cercando di raggiungere un accordo con i creditori privati, dato più volte per imminente nei giorni scorsi e non ancora concluso: chi detiene i titoli di stato greci (come le banche e i fondi di investimento stranieri) accetterebbero una perdita nominale sul valore dei titoli di circa 100 miliardi di euro, con una svalutazione di circa il 65-70 per cento dell’investimento da parte dei creditori mediante l’emissioni di nuovi bond a tassi di interesse agevolati. Un accordo eviterebbe che il governo dichiari “unilateralmente” di non essere in grado di pagare i suoi debiti alle scadenze, causando un default incontrollato.

Le nuove misure
Le nuove misure si sono rese necessarie per convincere l’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale a concedere un nuovo prestito del valore di circa 130 miliardi di euro, e si compongono di una riduzione del salario minimo (da 751 a 600 euro al mese), liberalizzazioni e tagli alla spesa pubblica per 3 miliardi di euro (con il licenziamento di 15.000 dipendenti pubblici entro il 2015). Ma le istituzioni internazionali non sono state convinte dalla copertura finanziaria della manovra e hanno notato che manca un piano per la riforma delle pensioni, una delle richieste più importanti delle istituzioni internazionali. Per questo l’Unione Europea ha detto di voler aspettare l’approvazione delle misure da parte del Parlamento, per verificare anche il sostegno delle forze politiche alle misure. Senza il prestito di UE e FMI, la Grecia è condannata al fallimento: il 20 marzo dovrà ripagare titoli di Stato per 14,5 miliardi di euro, soldi che oggi non ha in cassa.

Le misure hanno già portato a sei dimissioni all’interno del governo greco e al ritiro dalla coalizione che sostiene il primo ministro Papademos di un piccolo partito di destra con 15 deputati, il LAOS (sigla che sta per “raggruppamento popolare ortodosso”): la classe politica greca, infatti, sembra estremamente divisa e incapace di prendere le decisioni necessarie. Al di là delle dure condizioni imposte dall’Unione Europea per il prestito, secondo molti commentatori i maggiori leader politici greci hanno pesanti responsabilità nel costante peggioramento della situazione negli ultimi mesi.

La possibilità dell’uscita dall’euro
Della possibilità che la Grecia esca dall’euro si parla da mesi, ma la novità delle ultime ore è che anche il ministro delle finanze greco Evangelos Venizelos, uno dei politici principali della Grecia e del PASOK. Nelle prime ore di ieri, al termine di una riunione dei ministri delle finanze della zona euro, Venizelos ha detto che per il paese si porrà nei prossimi giorni il problema se rimanere o meno all’interno della moneta unica. Venizelos ha detto che “fino alla prossima riunione dell’Eurogruppo, che molto probabilmente si riunirà mercoledì prossimo, il nostro paese, il nostro popolo dovrebbe pensare e fare una scelta strategica finale”.

foto: LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images