La Camera dà la fiducia al Governo

Il voto dei Radicali ha permesso il raggiungimento del numero legale

LaPresse13/10/11 RomaPoliticaCamera – comunicazioni presidente consiglionella foto: Silvio Berlusconi

LaPresse13/10/11 RomaPoliticaCamera – comunicazioni presidente consiglionella foto: Silvio Berlusconi

14.31 – C’è una cosa importante da chiarire. I cinque deputati Radicali non sono stati decisivi per il raggiungimento della fiducia: il Governo oggi alla Camera aveva una maggioranza di almeno 13 voti. I cinque Radicali sono stati decisivi nel vanificare il tentativo dell’opposizione di far mancare il numero legale. Dopo il loro voto hanno votato anche i deputati delle minoranze linguistiche, che fin lì si erano astenuti. In mancanza del numero legale il centrodestra avrebbe chiesto di calendarizzare immediatamente un nuovo voto, mentre Napolitano avrebbe probabilmente convocato Berlusconi al Quirinale. Il governo non avrebbe ottenuto la fiducia, come richiesto dal capo dello Stato. Potevano succedere molte cose, insomma, tra queste la caduta del Governo: ma anche stavolta non sarebbe stato un automatismo.

14.23 – Fine della votazione. Votanti 617, maggioranza 309, favorevoli 316, contrari 301. Il Governo ottiene la fiducia della Camera.

14.20 – Il Post è stato buttato giù dai troppi accessi come un qualsiasi sito del Censimento, scusate. Cos’è successo nel frattempo: i Radicali hanno votato alla prima chiama, unici dell’opposizione, permettendo il raggiungimento del numero legale. A quel punto sono entrati anche i due deputati delle minoranze linguistiche. Si sta concludendo adesso la seconda chiama, a questo punto il raggiungimento del numero legale non è più in discussione. I Radicali sono stati decisivi. Bisognerà capire ora quanti voti favorevoli otterrà il Governo, se più o meno di 315: salvatosi alla prima chiama, alla seconda chiama si sono presentati anche alcuni deputati di Popolo e Territorio che si erano astenuti alla prima.

13.30 – Feltri sulla Stampa conferma: “Il quorum è a 315, le 50 missioni sono una favola”.

13.26 – Continuiamo ad aggiornarvi sulla storia del numero legale, invitandovi però a prendere tutto con le molle: ora è saltata fuori un’ANSA che attribuisce all’ufficio della presidenza della Camera la conferma che il numero legale rimane fissato a 315.

13.21 – Mattia Feltri sulla Stampa: “Questo palazzo è diventato un carosello. Pare che il numero legale sia bassissimo perché una cinquantina del centrosinistra risultano in missione. Se così fosse, figura inguardabile per il Pd”

13.16 – Continua a non essere chiara la faccenda del numero legale. Circolano anche voci secondo cui bisognerebbe sottrarre ai 315 i 50 deputati in missione, arrivando quindi a 265. Intanto non ha votato nemmeno il deputato Bonfiglio, del PdL.

13.13 – Aldo Cazzullo sul Corriere racconta una scena palpitante. “Arturo Parisi non era stato avvertito o non aveva capito bene e stava andando a votare. Fermato in tempo”

13.09 – Dopo averci illusi, Mattia Feltri ci riporta sulla terra: “A destra l’ottimismo cresce”

13.04 – E cosa succede se manca il numero legale?, chiedono in molti su Twitter. Possono succedere molte cose. La maggioranza chiederebbe di ripetere il voto il prima possibile, già domani, corteggiando uno o due deputati assenti e dando la colpa all’ostruzionismo dell’opposizione. L’opposizione direbbe che il governo non ha la fiducia della maggioranza del Parlamento. Quel che è certo è che il governo non avrebbe la fiducia della Camera, cosa che chiedeva Napolitano. Che a quel punto potrebbe fare una mossa.

13.00 – Alla fine della prima chiama bisognerà contare quanti deputati avranno votato. Se saranno almeno 315, ci sarà il numero legale. A quel punto l’opposizione resterebbe fuori anche per la seconda chiama, invalidando il voto. L’opposizione potrebbe restare fuori in ogni caso.

12.58 – Così Mattia Feltri sulla Stampa: “Arriva un sms dai banchi della maggioranza: ce la facciamo”.

12.56 – Due deputati finora sono stati accolti dagli applausi del centrodestra al momento del voto. Uno è Berlusconi, per ragioni comprensibili. L’altro è Ascierto, che è arrivato alla Camera nonostante una gamba rotta.

12.51 – Qualche informazione in più sulla storia del numero legale. La verifica verrà fatta alla fine: dovranno avere votato almeno 315 deputati. È questa la ragione per cui i deputati dell’opposizione stanno disertando la prima chiama (e forse diserteranno pure la seconda). Un po’ per tentare di far sì che i votanti siano meno di 315, invalidando il voto. Un po’ per sommare a sé gli assenti, anche quelli della maggioranza.

12.43 – È cominciata la chiama. Per un po’ si è pensato che il voto potesse essere annullato o rinviato in funzione di un mancato raggiungimento del numero legale. Le attenzioni dei media sono spostate ora su Luciano Sardelli, deputato di Popolo e Territorio. Lui dice che non voterà la fiducia, Berlusconi dice che alla fine voterà, nel PdL si ostenta ottimismo anche in mancanza del suo voto.

11.39 – Fine delle dichiarazioni di voto, intanto, e seduta sospesa. Si riprende alle 12.30 con l’inizio del voto, che durerà parecchio (si vota per chiamata nominale, i deputati devono recarsi uno per uno sotto il banco della presidenza). Il liveblogging va in sonno: ci risentiamo di certo alle 14 per l’esito del voto, ma potrebbero esserci altri aggiornamenti nel frattempo.

11.36 – “Grande Sud” è una specie di movimento-partito meridionalista fondato da Gianfranco Micciché. Nasce dalla fusione di “Forza del Sud” di Micciché, “Io Sud” di Poli Bortone e “Noi Sud” di Iannaccone. Ne fanno parte anche i deputati Maurizio Iapicca e Giacomo Terranova, oggi al gruppo Misto, ma eletti alla Camera col PdL.

11.35 – Interviene Iapicca a nome di un tale “Grande Sud”. Indaghiamo e vi facciamo sapere.

11.34 – Cicchitto passa dagli attacchi all’opposizione all’elenco delle cose da fare, ora parla di crescita economica e abbattimento del debito. E conclude, senza aver detto una sola parola sulla stabilità del Governo.

11.29 – Cicchitto continua a giocare sul suo terreno, attaccando Fini e chiedendo le sue dimissioni. Continua a essere eluso il tema della stabilità del Governo, che poi è la ragione dell’esistenza di questa seduta.

11.27 – Un giorno bisognerà parlare di come ogni intervento in Parlamento sia diventato un collage di citazioni. Tra ieri e oggi abbiamo sentito citare Valerio Onida, Plutarco, Carlo Marx, la mamma del deputato D’Anna.

11.26 – Tocca a Cicchitto, che comincia giocando sul suo terreno: irridendo l’opposizione.

11.24 – In nessuno dei discorsi della maggioranza, nessuno, emerge il fatto che l’attuale Governo sia in carica da tre anni.

11.20 – Reguzzoni dice una cosa di sinistra: chiede di rilanciare l’occupazione femminile, specie delle donne con figli che vogliono lavorare e non restare a casa. La soluzione a questo problema, però, si chiama welfare: e il governo l’ha tagliato usando la mano pesante.

11.18 – Ora tocca al leghista Reguzzoni, e ribadisce “la nota disponibilità al dialogo della Lega”. Proverbiale, proprio.

11.17 – Moffa conclude citando Plutarco e “i testi del liceo classico”, ma ha difficoltà a leggere il discorso dal foglio.

11.15 – Continua a essere surreale l’infervorarsi degli oratori – Moffa è su di giri – a fronte dell’aula semivuota e dell’opposizione assente.

11.12 – Scusate se torniamo sull’argomento, è che ci fa sempre una certa impressione: Moffa attacca Franceschini e il Partito Democratico, accanto a lui Calearo – portato in Parlamento dal Partito Democratico di cui Franceschini era vicesegretario – annuisce e se la ride.

11.09 – Vale la pena ricordare il percorso di Moffa. Storico parlamentare di AN, eletto nel PdL, passato a FLI, poi andato al Gruppo Misto, poi capogruppo dei Responsabili, che oggi si chiamano Popolo e Territorio.

11.08 – Ora Moffa, dei Responsabili. Lui per dieci minuti.

11.07 – Nucara chiede la nomina di Saccomanni a governatore della Banca d’Italia. Quando parla di “incapaci”, nel Governo, fa evidentemente riferimento a Giulio Tremonti.

11.06 – Parla Nucara e dice che il Partito Repubblicano ha deciso “a maggioranza” di votare la fiducia. Tuttavia i Repubblicani “non sono proprio soddisfatti dalle politiche del suo Governo, ma non vedono alternative”. E parlano di “incapacità” di alcuni uomini del Governo.

11.04 – Si comincia con la lettura del processo verbale della seduta di ieri.

***

La verifica parlamentare sulla fiducia del Governo resa necessaria dal fallimento del voto sul rendiconto finanziario 2010 vedrà oggi la sua ultima fase, col voto di fiducia espresso dalla Camera. Ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva rivolto all’aula un discorso programmatico, rispondendo poi agli interventi dei deputati della maggioranza (quelli dell’opposizione, con l’eccezione dei Radicali, hanno deciso di disertare in massa la seduta). I lavori possono essere seguiti in streaming qui.

L’agenda prevede l’inizio dei lavori per le 11, con le dichiarazioni di voto: prima quelle a titolo personale, poi quelle dei singoli gruppi parlamentari. L’opposizione non dovrebbe partecipare nemmeno alle dichiarazioni di voto. Il voto dovrebbe cominciare alle 12.30: si vota per chiamata nominale e quindi per voto palese, com’è obbligatorio nel caso delle mozioni di fiducia. I risultati dovrebbero arrivare intorno alle 14.15.

Il raggiungimento della maggioranza relativa da parte del centrodestra non sembra in discussione. Dal 14 dicembre in poi il centrodestra ha sempre ottenuto la maggioranza relativa dell’aula nei momenti decisivi (salvo che sull’arresto di Alfonso Papa quando furono decisivi lo strappo di un gruppo di deputati leghisti e il voto segreto). Stavolta la maggioranza dovrebbe vincere di un margine inferiore: il deputato Pietro Franzoso è ricoverato in ospedale, il deputato Alfonso Papa è detenuto a Poggioreale. Santo Versace in settimana ha abbandonato il PdL e oggi voterà la sfiducia. Il gruppo di deputati vicino a Claudio Scajola, decisivo nel voto sul rendiconto finanziario 2010, ha deciso di votare la fiducia al premier, ma un paio di deputati – soprattutto Destro e Gava – sarebbero ancora indecisi e potrebbero decidere di disertare del tutto il voto. Il deputato Filippo Ascierto ha una gamba rotta, non si sa ancora se potrà partecipare ai lavori di oggi.

Il voto di fiducia del 14 dicembre 2010 era stato vinto dal governo per soli tre voti, 314 a 311. Quello sulla manovra, del 14 settembre scorso, era stato vinto dal governo con 316 voti contro i 302 dell’opposizione: e già quella volta non avevano votato Franzoso, Papa, Mannino e il solito Gaglione, assenteista cronico. In questo momento lo scenario più probabile vede il governo ottenere la fiducia con un margine stretto, sotto i 315 voti. Come scrive oggi il Corriere della Sera, questo vorrebbe dire avere “i numeri, ma forse non la forza per governare”. La maggioranza assoluta alla Camera è infatti fissata a 316 voti.

foto: Mauro Scrobogna/LaPresse