Il centro storico di Napoli (Jochen Eckel/Ansa)

La Corte dei Conti continua a scoprire milioni di euro di affitti mai riscossi dal comune di Napoli

Da mesi sta indagando sul sistema di assegnazioni e riscossioni, che è stato gestito malissimo e ha creato un buco da 283 milioni di euro nel bilancio

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La scorsa settimana la procura della Corte dei Conti della Campania ha invitato 15 persone tra dirigenti e funzionari del comune di Napoli a spiegare come sia stato possibile non incassare oltre un milione di euro per l’affitto di spazi di proprietà del comune, perlopiù negozi e case. Nelle prossime settimane i funzionari tenteranno di spiegare il sistema delle assegnazioni e i motivi della pessima riscossione ai magistrati contabili, a cui è stato assegnato un compito decisamente gravoso. Il milione di euro contestato, infatti, è solo una minima parte dei crediti accumulati e mai riscossi dal comune negli ultimi dieci anni: in totale si stima che non siano stati pagati affitti per 283 milioni di euro, anche se forse il conto non è ancora finito.

Il lavoro dei magistrati contabili Ferruccio Capalbo e Davide Vitale va avanti da tempo. Negli ultimi mesi sono già stati sentiti dirigenti ed ex dirigenti del comune e di Napoli Servizi, la società pubblica controllata dal comune che si occupa di gestire il patrimonio immobiliare comunale. La prima difficoltà è stata capire quanti sono effettivamente gli spazi del comune, quali sono stati dati in affitto e a che prezzo. Dalla ricognizione sono emersi molti problemi: ci sono casi di negozi nel centro storico affittati a canoni irrisori, altri di cui nel tempo si è perso il nome dell’affittuario.

Il risultato di questa gestione approssimativa è un sistema di riscossione pessimo. Negli ultimi anni Napoli Servizi ha inviato bollettini e diffide a persone sbagliate, in alcuni casi ad aziende fallite. Tra gli altri, i locali pubblici su cui si è concentrata la procura sono una pizzeria del centro a cui sarebbe stato concesso un affitto a 346 euro al mese, molto al di sotto delle quotazioni di mercato; un supermercato a Ponticelli, nella periferia orientale della città; un immobile dato in affitto a un gruppo che gestisce alcuni negozi di abbigliamento. È stato stimato che in totale Napoli Servizi non ha incassato circa 80 milioni di euro soltanto per gli affitti dei negozi.

Nelle carte del comune e di Napoli Servizi sono stati trovati anche immobili assegnati a partiti politici o enti religiosi. Secondo i magistrati contabili i Democratici di Sinistra, uno dei partiti da cui nacque il PD, hanno debiti per 130mila euro, la stessa cifra dovuta da Forza Italia, mentre Rifondazione Comunista deve 110mila euro e i Comunisti Italiani 180mila. Mancherebbero anche gli affitti relativi ai locali dove si è insediata la Chiesa evangelica pentecostale della città.

I controlli quasi inesistenti hanno favorito le occupazioni abusive e perfino la compravendita illegale di locali pubblici. Il meccanismo è stato spiegato a Repubblica da Salvatore Barbato, un negoziante a cui il comune chiede 200mila euro per non aver mai pagato l’affitto di un locale ora utilizzato come deposito. «Guardi, in questa zona decine sono locali del comune, ma a differenza mia che sono moroso, gli altri hanno un problema diverso: i vecchi assegnatari se li sono venduti. E hanno messo la gente abusiva dentro», ha detto Barbato. «Una macelleria se la sono passata in dieci, negli anni ho perso il conto».

– Leggi anche: Cosa fa la Corte dei conti

Un altro caso emerso nei mesi scorsi riguarda l’alloggio della custode di una scuola occupato dagli eredi della donna, morta nel 2010. Negli ultimi dieci anni i tentativi di sgombero sono stati deboli, quando non inconsistenti: alla scadenza del contratto il comune non lo ha rinnovato e non ha liberato i locali, peraltro sbagliando a inviare le notifiche. L’indagine ha coinvolto anche altri 8 alloggi occupati all’interno di edifici scolastici della città, in particolare nel quartiere del Vomero e all’Arenella.

L’attuale amministrazione di Napoli ha detto che i fatti contestati sono relativi alle gestioni passate e per la maggior parte riguardano dirigenti che non lavorano più per il comune. L’indagine è comunque molto importante per capire cosa è stato sbagliato negli ultimi trent’anni, durante i quali sono stati accumulati debiti miliardari e crediti non riscossi per centinaia di milioni di euro.

Recuperare i soldi arretrati è una delle promesse fatte dal sindaco Gaetano Manfredi con il cosiddetto “Patto per Napoli” firmato alla fine del 2021, cioè un accordo tra l’amministrazione e l’allora governo di Mario Draghi per evitare il fallimento del comune grazie a un aiuto economico da 1,3 miliardi di euro, concesso dallo Stato. A fronte di un contributo così sostanzioso, il comune si era impegnato a sanare i conti nel più breve tempo possibile e a migliorare il controllo delle spese. Nell’ultimo anno Napoli Obiettivo Valore, la società incaricata dal comune di Napoli di recuperare tasse e multe non pagate, ha ottenuto più di 36 milioni di euro, ma il grosso degli avvisi di riscossione è stato inviato dall’inizio del 2024.

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