Più di cento navi mercantili che avrebbero dovuto attraversare il canale di Suez per raggiungere il mar Mediterraneo dal mar Rosso o viceversa sono state fatte deviare a causa del rischio di attacchi da parte dei ribelli yemeniti. Il Canale di Suez si trova in Egitto ed è una delle più importanti rotte commerciali al mondo, in particolare per il petrolio: permette alle navi commerciali di evitare di circumnavigare l’Africa per viaggiare tra Europa e Asia ma è anche un punto strategico a livello militare. Nelle ultime settimane i ribelli sciiti Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, hanno compiuto una serie di attacchi contro navi militari e civili che stavano transitando dallo stretto di Bab al Mandeb, tra il mar Rosso e l’oceano Indiano, come ritorsione contro Israele per via della guerra nella Striscia di Gaza.
Lunedì a causa degli attacchi l’azienda petrolifera britannica BP e quella logistica taiwanese Evergreen avevano detto che avrebbero sospeso temporaneamente il transito delle loro navi nel mar Rosso. Adesso l’azienda di logistica Kuehne+Nagel ha fatto sapere di aver individuato 103 navi commerciali che hanno già cambiato le proprie rotte. In molti casi l’unico modo per evitare di passare dal canale di Suez è circumnavigare l’Africa, con viaggi più lunghi di diverse migliaia di chilometri, tempi e costi di navigazione notevolmente maggiori, e potenziali ritardi nella consegna finale delle merci di diverse settimane.
La deviazione delle navi è uno dei fattori che hanno contribuito all’aumento del costo del petrolio, che è cresciuto dell’1,2 per cento rispetto alla settimana scorsa, passando da 74 a 80 dollari al barile. L’ultimo grande evento legato al canale di Suez ad aver causato enormi disagi e ritardi nei trasporti marittimi a livello globale fu l’incagliamento della nave Ever Given nel marzo del 2021. È stato calcolato che le perdite economiche nei sei giorni in cui la Ever Given rimase incagliata siano state di circa 9 miliardi di dollari al giorno (circa 7,5 miliardi di euro).
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