(Anna Rose Layden/Getty Images)

Joe Biden cerca troppo il compromesso coi Repubblicani?

È una vecchia accusa che viene fatta al presidente statunitense, ora se ne riparla per l'accordo sul “tetto del debito”

Caricamento player

Sabato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, del partito Democratico, e lo speaker della Camera Kevin McCarthy, del partito Repubblicano, hanno fatto un accordo per alzare il “tetto del debito”, ovvero la quantità di soldi che lo stato può prendere in prestito sui mercati. Il “tetto del debito” è un limite imposto a livello federale ed è in vigore dal 1917: ogni volta che il governo si avvicina a quel limite il Congresso deve votare per alzarlo. Di solito non esiste davvero il rischio che il Congresso voti contro l’innalzamento del tetto del debito, perché farlo porterebbe a conseguenze disastrose sia per l’economia statunitense che per quella globale. Quest’anno è una di quelle rare volte in cui le cose non sono andate lisce.

Negli ultimi mesi alcuni esponenti del partito Repubblicano, che controlla la Camera, si sono mostrati disposti a mandare il paese in default se Biden non avesse soddisfatto alcune loro richieste: andare in default significa terminare i soldi per pagare i dipendenti governativi, l’esercito, i programmi di assistenza sanitaria, finanziare i lavori pubblici e rispettare i propri obblighi finanziari con gli investitori. Molte di queste richieste sono state infine incluse nell’accordo raggiunto tra Biden e McCarthy. Ora entrambi devono convincere i parlamentari del proprio partito a votare per il testo dell’accordo, che dev’essere ancora presentato ufficialmente al Congresso. Quello che sta facendo più fatica è Biden, che secondo molti esponenti Democratici ha ceduto troppo alle richieste dell’opposizione per favorire il compromesso, una tendenza che ha caratterizzato buona parte della sua carriera politica.

Fin da quando si è candidato alle primarie del partito Democratico in vista delle presidenziali del 2020, Biden ha mostrato di credere molto nella possibilità di collaborare con i Repubblicani su diversi temi. Alcuni dei suoi progetti più ambiziosi approvati dal Congresso – come quello che stanzia mille miliardi di dollari per la costruzione e riparazione di infrastrutture e il programma di investimenti per rilanciare l’industria dei semiconduttori statunitensi – sono passati anche grazie ai voti di alcuni Repubblicani.

«Ma questo non è un momento storico in cui il bipartitismo è visto come un valore, come invece lo era negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, quando Biden era senatore», scrive il giornalista Peter Baker sul New York Times. Secondo Baker, che si occupa da decenni di politica nazionale statunitense, «il desiderio [di Biden] di posizionarsi come il leader che può riunire un paese profondamente diviso è centrale per la sua ricandidatura a un secondo mandato l’anno prossimo. Ma contrasta con gli interessi di molti Democratici, che vedono maggiori vantaggi politici nel mostrarsi severi con il partito Repubblicano e preferiscono tracciare una differenza più netta tra loro e i Repubblicani in vista delle elezioni del 2024, quando sperano di riconquistare la Camera».

Nel caso dell’accordo sul tetto del debito, Baker ritiene che Biden «punti sul presupposto che gli americani apprezzeranno una leadership matura, che non gioca d’azzardo con la salute economica della nazione». L’accordo sospende la necessità di votare annualmente sul tetto del debito fino all’1 gennaio 2025, per evitare di trovarsi nuovamente a discutere al riguardo tra un anno, quando le imminenti elezioni presidenziali renderanno ancora più difficile trovare un compromesso tra Repubblicani e Democratici.

Secondo Biden, l’accordo «è un importante passo avanti che riduce la spesa ma protegge i piani di welfare importanti per i lavoratori» e «le priorità e i risultati legislativi della mia amministrazione e dei Democratici al Congresso». Biden ha però ammesso che «l’accordo è un compromesso, il che significa che non tutti otterranno ciò che vogliono». McCarthy ha invece detto che l’accordo contiene «riduzioni storiche della spesa, riforme importanti che solleveranno i lavoratori dalla povertà e una riduzione dell’eccessiva ingerenza del governo», senza aggiungere alcuna nuova tassa. Quest’ultimo punto in particolare è stato visto come una sconfitta da molti Democratici, che speravano di far approvare una nuova tassa sui patrimoni e ampliare la base di persone che hanno il diritto a un prezzo scontato sull’insulina.

Esistevano alternative rischiose, ma percorribili, al cercare un accordo con i Repubblicani sul tema. Tra i Democratici circolava per esempio l’idea di ignorare completamente il tetto del debito: secondo vari esperti, infatti, il 14esimo emendamento della Costituzione statunitense darebbe l’autorità al presidente di ordinare il pagamento dei debiti dello stato senza la necessità di chiedere il permesso al Congresso (quindi indebitandosi e basta). È un emendamento che fu pensato per impedire alla divisione tra nordisti e sudisti di creare problemi nel pagamento dei debiti statali dopo la guerra civile americana, ma alcuni pensano si possa applicare anche oggi.

Optare per questa soluzione avrebbe voluto dire non dover contrattare con i Repubblicani, ma è stato considerato uno scenario troppo pericoloso: il paese avrebbe rischiato di andare comunque in default, dato che i Repubblicani avrebbero senza dubbio chiesto un’opinione della Corte suprema al riguardo e la sentenza sarebbe probabilmente arrivata dopo mesi.

Biden ha quindi dovuto cercare un compromesso con i Repubblicani: nell’accordo che ne è emerso mancano diversi piani che i Democratici speravano di realizzare – come un aumento delle tasse sui grandi patrimoni – ma viene comunque protetta gran parte degli obiettivi già raggiunti dall’amministrazione Biden, che invece i Repubblicani volevano erodere.

Inizialmente i Repubblicani volevano che Biden bloccasse il proprio piano di condonare 400 miliardi di dollari di prestiti universitari a milioni di americani indebitati. Volevano anche che fossero rimossi molti degli incentivi per la transizione verso l’energia da fonti rinnovabili inclusi nell’Inflation Reduction Act, ovvero la legge federale approvata lo scorso agosto che mirava a frenare l’inflazione riducendo il deficit, abbassando i prezzi dei farmaci da prescrizione e, appunto, investendo nella produzione di energia interna promuovendo al contempo l’energia prodotta in modo sostenibile. Nessuna delle due cose è successa.

Si temeva inoltre che Biden cedesse all’insistenza dei Repubblicani di ampliare i requisiti per poter accedere al Medicaid (il programma che fornisce assistenza sanitaria agli individui e alle famiglie con basso reddito salariale), all’assistenza alimentare e ad altre forme di welfare. Biden ha invece accusato i Repubblicani di voler «togliere il cibo dalla bocca degli americani affamati». La principale concessione che ha fatto loro è quella di aumentare l’età entro cui gli adulti normodotati senza figli debbano lavorare per ottenere i buoni pasto, ma l’accesso allo stesso programma è stato allargato a veterani e persone senzatetto.

«La sfida ora per Biden è vendere questo compromesso ai suoi colleghi Democratici», scrive Baker. «Proprio come il signor McCarthy sa che perderà potenzialmente dozzine di voti di Repubblicani delusi dal compromesso che ha trovato, il presidente si aspetta che molti nel suo stesso partito votino contro il prodotto finale. Ma ha bisogno di convincere abbastanza Democratici da compensare le defezioni tra i Repubblicani e forgiare una maggioranza bipartisan». La data limite per farlo è il 5 giugno.

Continua sul Post