Emanuele Bonafede ripreso da una telecamera di sorveglianza (ANSA)

I carabinieri hanno arrestato altre due persone con l’accusa di aver coperto Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza 

I carabinieri hanno arrestato due persone, Emanuele Bonafede e sua moglie Lorena Ninfa Lanceri, accusate di aver coperto il boss mafioso Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza, durata 30 anni e terminata a metà gennaio col suo arresto. Bonafede e Ninfa Lanceri sono accusati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, quel reato che si commette aiutando qualcuno a sottrarsi all’esecuzione della pena che gli spetta. In caso di condanna rischiano fino a cinque anni di carcere. Ad oggi sono sei le persone accusate di aver favorito in vari modi la latitanza di Messina Denaro.

Secondo l’accusa Bonafede e Ninfa Lanceri avrebbero ospitato Messina Denaro nella loro casa di Campobello di Mazara, in Sicilia, «in via continuativa e per numerosi giorni». Il boss avrebbe regolarmente pranzato e cenato a casa loro e trascorso molto tempo in loro compagnia, entrando e uscendo mentre i due sorvegliavano la strada prima del passaggio di Messina Denaro. Secondo il gip (giudice per le indagini preliminari) che ha ordinato l’arresto, Bonafede e Ninfa Lanceri avrebbero garantito a Messina Denaro «prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza».

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