Enrico Letta alla sede del PD (Cecilia Fabiano /LaPresse)

Il PD ha faticosamente trovato un accordo sulle primarie

Il rinvio al 26 febbraio è stato confermato e il voto online è stato ammesso, ma solo per alcuni casi specifici

Mercoledì sera si è tenuta la direzione nazionale del Partito Democratico che doveva decidere come e quando si terranno le primarie per scegliere la segretaria o il segretario del partito. La direzione era stata preceduta da discussioni e incontri soprattutto sulle modalità del voto, il punto su cui c’era più disaccordo tra i candidati e le candidate. Elly Schlein, ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, aveva proposto di votare anche online, ma l’idea aveva raccolto poche adesioni. Alla fine, dopo trattative che hanno fatto slittare l’inizio della direzione per due volte, è stato trovato un compromesso a metà strada che ammette il voto online ma solo per alcuni casi specifici.

Sulla data invece c’era già un accordo, ed è stato approvato senza problemi il rinvio di una settimana, dal 19 al 26 febbraio.

Per quanto riguarda il voto online, la mozione approvata prevede che sia possibile solo per problemi di salute, per «inabilità personale» o per «eventuali gravi motivi». Le regole nel dettaglio saranno stabilite in un secondo momento, ma sembra che con “gravi motivi” si intenda chi è impossibilitato a raggiungere il luogo fisico in cui votare, magari perché abita molto lontano da una sezione o perché si trova all’estero. Per poter votare online bisogna registrarsi entro il 12 febbraio.

Il segretario uscente del PD, Enrico Letta, ha commentato l’accordo raggiunto dicendosi soddisfatto di aver evitato spaccature, trovando un punto di equilibrio. «Sappiamo benissimo che non siamo nella situazione ideale. Anche io avrei voluto trovarmi in una situazione diversa: stavolta per la prima volta abbiamo intorno forze che vogliono sostituirci», ha detto. Poi ha anche criticato il modo in cui è stata portata avanti la discussione dai candidati e dagli esponenti del partito: «Se ciascuno dice solo cosa non gli va bene poi diventa una cacofonia insopportabile. Abbiamo dovuto lavorare con uno Statuto difficile da applicare».

La proposta di Schlein era stata più o meno apertamente criticata da altri due candidati, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e l’ex ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. Gianni Cuperlo, il quarto candidato, era stato più possibilista. Sul Corriere della Sera di oggi, Maria Teresa Meli scrive che alla fine la situazione si è sbloccata anche per l’intervento di Bonaccini, che ha aperto al compromesso preoccupato che quelli del PD siano visti «come marziani» per via della lunga discussione sulle regole interne. Alla fine l’accordo è stato approvato quasi all’unanimità: ci sono stati 9 astenuti e un voto contrario (la direzione ha oltre 200 membri).

Continua sul Post