Giorgio Pietrostefani in tribunale a Parigi per un'udienza sulla sua estradizione (ANSA/EPA/YOAN VALAT)

La procura di Parigi ha fatto ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di negare l’estradizione di dieci italiani condannati per reati di violenza politica

Il procuratore generale della Corte d’Appello di Parigi, Rémy Heitz, ha annunciato di aver presentato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di negare l’estradizione in Italia dei dieci ex militanti dell’estrema sinistra che nel 2021 erano stati arrestati in connessione a reati di violenza politica risalenti agli anni Settanta e Ottanta, e successivamente liberati.

Le estradizioni, richieste dal governo italiano, riguardavano Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori del movimento Lotta Continua; gli ex brigatisti Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio ed Enzo Calvitti; l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura; Luigi Bergamin dei Proletari Armati per il Comunismo e Narciso Manenti dei Nuclei armati per il Contropotere Territoriale.

La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi si era opposta alle richieste di estradizione facendo riferimento agli articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che prevedono il diritto all’equo processo e il rispetto della vita privata e familiare di imputati e condannati, dai cui reati in questo caso sono passati oltre trent’anni.

Se il procuratore Heitz non avesse presentato ricorso, il procedimento contro i 10 ex militanti dell’estrema sinistra sarebbe stato archiviato. Nei giorni scorsi il presidente francese Emmanuel Macron aveva detto che qualunque decisione dei giudici sarebbe stata da rispettare, ma aveva anche detto di essere favorevole all’estradizione in Italia e che avrebbe sostenuto il governo italiano nella sua richiesta.

Irène Terrel, avvocata di 7 delle 10 persone coinvolte nella richiesta d’estradizione, ha detto all’agenzia Adnkronos che il ricorso presentato dalla procura è «meramente politico» e di essere stupefatta per la decisione, giudicata «frutto di pressioni politiche».

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