(Etica SGR)

Per la prima volta si riuniscono i paesi che hanno vietato le armi nucleari

A Vienna, dal 21 al 23 giugno, si è discusso l'impatto del trattato TPNW, con alcune proposte su come indirizzare gli investimenti futuri

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L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, e la risposta della comunità internazionale, hanno fatto tornare d’attualità il timore per l’utilizzo di armi nucleari, di cui la Russia ha il più grande arsenale al mondo. Circa un anno prima dello scoppio della guerra in Ucraina, precisamente il 22 gennaio 2021, era entrato in vigore il Trattato della Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), il primo accordo internazionale che vincola legalmente i paesi aderenti alla completa messa al bando di tali armi. In generale, i paesi che hanno sottoscritto il trattato si impegnano a non sviluppare, non testare, non produrre, non fabbricare, non acquisire, non possedere o immagazzinare armi nucleari nonché naturalmente a non usarle né a minacciare di usarle.

Tra i paesi che hanno partecipato al negoziato e al voto finale di ratifica del trattato non ci sono però né gli stati che posseggono armi nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord), né gli stati parte di alleanze militari che accettano la deterrenza nucleare, come ad esempio quelli appartenenti alla NATO (a eccezione dei Paesi Bassi, che hanno partecipato al negoziato ma hanno votato contro).

Nonostante questa mancata adesione, secondo un report il trattato sembra iniziare a ottenere alcuni risultati: nel 2021 ci sarebbe stato un aumento delle istituzioni finanziarie (fondi pensione, gestori del risparmio e compagnie assicurative) che avrebbero deciso di smettere di investire in società in qualche modo coinvolte nella produzione, nello sviluppo, nello stoccaggio o nel test di armi nucleari.

Per valutare l’impatto del TPNW dal 21 al 23 giugno 2022 si sono riuniti a Vienna gli stati che lo hanno sottoscritto, in quella che è la loro prima conferenza. I delegati degli stati che hanno aderito al trattato discuteranno in quella sede la sua attuazione e i suoi progressi. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres aveva inoltre invitato anche gli stati che non hanno sottoscritto il TPNW a partecipare al meeting in qualità di osservatori.

Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica, ha partecipato alla conferenza nell’ambito della delegazione di ICAN, associazione che si batte per la messa al bando delle armi nucleari, vincitrice nel 2017 del premio Nobel per la pace: in questa occasione la società di gestione del Gruppo Banca Etica ha letto un manifesto, realizzato insieme ad ICAN, che è stato proposto alla sottoscrizione di investitori internazionali tramite i principali network di cui Etica Sgr fa parte, tra cui Shareholders for Change, PRI, ICCR e, in Italia, il Forum per la finanza sostenibile. Il manifesto invita i paesi che aderiscono al TPNW a richiedere che le imprese statali adottino quanto previsto dal trattato, e sia dunque vietata ogni forma di assistenza ai produttori di armi durante la loro attività. Chiede inoltre che gli obblighi previsti dal trattato per il settore pubblico e privato siano inseriti all’interno della legislazione dei paesi stessi.

I rappresentanti di Etica Sgr sono stati inoltre relatori al forum di ICAN, evento che ha preceduto la conferenza dei paesi aderenti al TPNW: si è discusso del ruolo delle società di gestione del risparmio nel disarmo e nell’orientare nazioni e aziende verso attività sostenibili e a impatto sociale positivo. Dal 2021 la società specializzata in investimenti etici inoltre sostiene, attraverso una serie di adesioni e sponsorizzazioni, la campagna “Italia, ripensaci”, che si batte per l’adesione da parte del nostro paese al TPNW.

Etica Sgr, dalla sua fondazione nel 2000, rifiuta ogni finanziamento alla produzione e al commercio di armamenti, non solo nucleari. Inoltre i portafogli dei suoi fondi comuni – cioè quelli che riuniscono le somme di più risparmiatori per investirle – escludono titoli di stato di paesi che prevedono la pena di morte, o che non garantiscono le libertà civili, la libertà di stampa e i diritti politici. È il motivo per cui da tempo, molto prima dell’invasione dell’Ucraina, i fondi di Etica Sgr non investono in titoli di stato russi e bielorussi, e neanche in aziende di questi due paesi.

Non è però sempre facile capire quanto una società sia coinvolta con il mercato degli armamenti, nucleari o meno che siano, o in altre attività considerate non etiche. Per questo motivo, Etica Sgr ha elaborato una propria metodologia di selezione dei titoli in cui i fondi possono investire.

Come ha spiegato Arianna Magni, responsabile dell’area clienti istituzionali e internazionali di Etica Sgr, la società finanziaria oltre a escludere dai propri investimenti le società coinvolte nel commercio di armi e nei settori nucleare, petrolifero e minerario, prima della guerra in Ucraina aveva anche rivisto la sua politica di investimento nelle società coinvolte, a vario titolo, in attività legate al gas naturale. Queste ultime sono escluse dagli investimenti dei fondi a eccezione di quelle che presentino una convincente prospettiva di transizione ecologica.

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