Un seggio elettorale a Porto, in Portogallo (AP Photo/Paulo Duarte)

Dalle elezioni in Portogallo potrebbe non uscire alcuna maggioranza chiara

Si vota per rinnovare il parlamento: i Socialisti del primo ministro uscente sono i favoriti, ma potrebbe non bastare per governare

Oggi, domenica 30 gennaio, in Portogallo si vota per rinnovare i 230 seggi dell’Assemblea, il parlamento unicamerale del paese: sono elezioni anticipate, convocate lo scorso novembre dopo la caduta del governo di sinistra del primo ministro Antonio Costa. La crisi era stata provocata dal mancato accordo sulla legge di bilancio per il 2022 tra i Socialisti, il partito di Costa, e le forze della sinistra radicale che lo sostenevano esternamente: il Partito comunista e il Blocco di Sinistra.

I sondaggi danno avanti i Socialisti, ma non abbastanza da formare un governo da soli: molto probabilmente si dovrà trovare un accordo e non sarà facile, perché la politica portoghese è oggi estremamente frammentata.

Uno dei disaccordi che complicano di più la situazione in Portogallo è quello che aveva provocato la caduta del governo, interno quindi allo schieramento della sinistra.

Alla fine dello scorso anno il Partito comunista e il Blocco di Sinistra avevano chiesto ai Socialisti una legge di bilancio più ambiziosa, che prevedesse un aumento dei salari minimi, delle pensioni e degli stipendi dei lavoratori, e maggiori finanziamenti per il servizio sanitario nazionale. Sono gli stessi temi di cui si è discusso in campagna elettorale, insieme alla riduzione delle tasse e alla gestione delle conseguenze economiche della pandemia, e su cui non sembra che le forze di sinistra abbiano trovato nel frattempo un accordo.

Per questo oggi una collaborazione estesa a sinistra sembra improbabile: come ha scritto Politico, Costa ha «esaurito le strade per tornare indietro» e recuperare spazio per un accordo, e con la caduta del governo tra lui e gli altri due partiti sembra essersi aperta una «profonda spaccatura».

Le trattative post elettorali saranno quindi molto complicate. Gli ultimi sondaggi pubblicati da Politico danno i Socialisti al 36 per cento circa, e il Partito Comunista e Blocco di Sinistra entrambi al 5 per cento (se i sondaggi dovessero essere confermati in teoria i tre partiti avrebbero ancora la maggioranza dei seggi in Parlamento: ma potrebbe servire a poco, se non riusciranno a mettersi d’accordo).

Il secondo partito più votato dovrebbe essere il Partito Social Democratico (PSD), la principale forza politica di centrodestra, che è dato al 30 per cento. Per la destra, comunque, formare una maggioranza sembra ancora più complicato che per la sinistra: il tradizionale alleato conservatore del PSD, il Partito del Popolo (CDS), rischia di prendere pochissimi seggi, forse addirittura nessuno, anche perché negli ultimi mesi è stato superato da due partiti più piccoli: Iniziativa Liberale e Chega (di estrema destra). Col più forte dei due, Chega, il Partito del Popolo non sembra avere alcuna intenzione di collaborare.

Il primo ministro uscente Costa ha accennato alla possibilità di trovare un accordo di governo col partito animalista e ambientalista PAN (Pessoas-Animais-Natureza), e ha anche detto che se non riuscisse a formare una coalizione sarebbe disponibile a governare da solo, con un esecutivo di minoranza, chiedendo il sostegno del parlamento volta per volta sulle singole leggi proposte.

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