Miliziani fedeli ad Ahmad Massoud, il 26 agosto (AP Photo/Jalaluddin Sekandar)

I talebani dicono di aver conquistato il Panjshir

Cioè l'ultima provincia dell'Afghanistan che ancora non controllavano: i ribelli smentiscono, ma per loro le cose si sono messe male

Lunedì mattina i talebani hanno annunciato di aver completato la conquista del Panjshir, l’unica provincia dell’Afghanistan che ancora non era sotto il loro controllo, dove da giorni era in corso una battaglia tra i membri del gruppo islamista radicale e i ribelli fedeli al vecchio governo.

La notizia della conquista è stata smentita da parte dei ribelli, ma lunedì sono cominciate a circolare diverse testimonianze dell’ingresso dei talebani a Bazarak, la capitale della regione. Domenica sera, inoltre, il leader del Panjshir Ahmad Massoud aveva detto di essere pronto a negoziare un cessate il fuoco, e il suo annuncio aveva fatto intendere che le cose stavano andando piuttosto male dal punto di vista militare.

I talebani hanno annunciato la conquista del Panjshir tramite un comunicato del loro portavoce Zabihullah Mujahid, secondo cui «l’Emirato islamico ha preso il completo controllo» della provincia. Sui social network sono cominciate a circolare foto dei talebani in posa davanti al palazzo del governatore di Bazarak, e diversi testimoni locali hanno detto ai media occidentali che la città è stata conquistata. Tra gli altri, un ufficiale delle forze ribelli ha detto al Washington Post: «Sì, il Panjshir è caduto. I talebani hanno preso il controllo degli uffici del governo».

Secondo l’ufficiale, Ahmad Massoud si troverebbe «in un luogo sicuro», mentre Amrullah Saleh, l’ex vicepresidente del governo afghano che era fuggito nella provincia per contribuire alla resistenza contro i talebani, si sarebbe rifugiato in Tagikistan.

I portavoce dei ribelli, tuttavia, hanno smentito che la provincia sia stata conquistata. Uno degli account Twitter ufficiali della resistenza ha scritto lunedì mattina che le forze dei ribelli sono ancora presenti «in tutte le posizioni strategiche» e che «continueranno a combattere».

Domenica sera Massoud ha pubblicato un comunicato su Facebook in cui diceva che i ribelli erano pronti a negoziare un cessate il fuoco con i talebani per raggiungere una «pace duratura». Sempre domenica è stato ucciso nei combattimenti Fahim Dashti, il portavoce dei ribelli e uno dei più importanti consiglieri di Massoud.

La valle del Panjshir fu un punto centrale sia della resistenza afghana contro i sovietici, che occuparono l’Afghanistan negli anni Ottanta, sia contro il successivo governo dei talebani, che non riuscirono mai a conquistarla. Compresa in una lunga e stretta valle, la provincia è difesa da ex soldati e membri delle forze di sicurezza afghane, che negli ultimi mesi hanno trovato rifugio nella zona e si sono uniti agli abitanti che non accettano il regime talebano.

Il Panjshir però è sostanzialmente isolato, dato che i talebani controllano le regioni limitrofe e soprattutto la frontiera col Tagikistan, che era stata molto preziosa ai tempi della resistenza contro sovietici e statunitensi. Le forze militari ribelli sono poche e non molto attrezzate, e sono stimate intorno alle 2.000–2.500 unità. I talebani dispongono di più combattenti, possono contare sui rinforzi da altre province e sulla disponibilità di un maggior numero di armi, come quelle statunitensi, confiscate all’esercito afghano man mano che si dissolveva.

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