Quante persone sono morte in Italia nel 2020

Secondo i dati ISTAT, il 15,6 per cento in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti, anche per effetto della pandemia

Nel 2020 in Italia sono morte 746.146 persone, 100.526 in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti. L’aumento complessivo è stato del 15,6 per cento: una percentuale che varia molto a seconda del periodo analizzato e delle singole regioni o province.

I dati sono stati pubblicati dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, che dallo scorso aprile diffonde un rapporto mensile intitolato “Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità 2020” realizzato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Con l’ultimo aggiornamento sono stati pubblicati anche i dati di dicembre, che consentono di analizzare l’andamento dei decessi di tutto il 2020. Questo report è molto importante perché mostra l’impatto dell’epidemia da coronavirus sulla mortalità durante entrambe le cosiddette ondate: la prima, a marzo e aprile 2020, e la seconda nei mesi di ottobre, novembre e dicembre.

I dati dell’ISTAT includono sia i decessi ufficiali causati dalla COVID-19 fino al livello provinciale, sia quelli per tutte le cause, quindi tutte le persone che sono morte in Italia, fino a livello comunale. Il confronto tra il numero di morti del 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti è utile per capire quale sia stata la sovramortalità, cioè quante persone siano morte in più rispetto al passato.

Il sistema di sorveglianza nazionale COVID-19, infatti, ha registrato 75.891 decessi causati dalla COVID-19, un numero più contenuto rispetto ai 100.526 in più della media 2015/2019: questa differenza si spiega con i decessi sfuggiti al sistema di tracciamento dei contagi, in grande difficoltà nei primi mesi dell’epidemia.

Questo grafico mostra il confronto tra l’andamento dei decessi in tutta Italia nel 2020 e la media dei cinque anni precedenti.

Secondo l’ISTAT, lo scenario di diffusione epidemica si può distinguere in tre fasi. Il periodo da febbraio alla fine di maggio del 2020 è stato caratterizzato da una rapida diffusione del coronavirus con una concentrazione dei decessi prevalentemente nelle regioni del Nord, in particolare in Lombardia. L’Italia ha poi vissuto una fase di transizione, durante i mesi estivi, con una trasmissione del virus piuttosto contenuta. Dalla fine di settembre il numero dei nuovi positivi è tornato ad aumentare fino alla fine di novembre, con un aumento della mortalità diffuso in molte regioni.

Durante la prima ondata, in Lombardia c’è stato un aumento dei decessi del 111,8 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti, mentre per tutte le altre regioni del Nord l’incremento dei morti tra marzo e maggio è stato compreso tra il 42 e il 47 per cento. Il Veneto, che ha affrontato la prima fase dell’epidemia con più efficacia rispetto alla Lombardia, ha registrato un eccesso di decessi del 19,4 per cento.

A partire dalla metà di ottobre si notano gli effetti della cosiddetta seconda ondata: ci sono stati 213mila morti in tutta Italia, 52mila in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

In molte regioni, negli ultimi tre mesi del 2020 la sovramortalità ha superato anche quella della prima ondata: in Valle d’Aosta (+63,7% rispetto al +42,6% del trimestre marzo-maggio), in Piemonte (+53% rispetto al +47,5%), in Veneto (+44,4% rispetto al 19,4%), in Friuli Venezia Giulia (+45,6% a fronte del +9,0%), nella provincia autonoma di Trento (65,4% vs 53,1%).

Ormai è noto che gli anziani siano più a rischio, e i dati lo confermano. Durante le due ondate dell’epidemia è morto il 40 per cento in più delle persone con più di 80 anni rispetto alla media dei cinque anni precedenti. L’eccesso di decessi più accentuato si rileva nella prima ondata per gli uomini con più di 80 anni e residenti nel Nord (+74%, mentre per le donne l’aumento è stato del 62%). Durante l’ultimo trimestre del 2020, invece, l’eccesso di mortalità tra gli uomini più anziani residenti al Nord si è ridotto scendendo al 52,9% (42% per le donne).

Incrementi significativi ci sono stati anche tra gli uomini della fascia 65-79 anni residenti nelle regioni del Nord, con un aumento del 67,6 per cento nella prima ondata e del 38,3 per cento nell’ultimo trimestre del 2020. Nelle regioni del Mezzogiorno, nel trimestre ottobre-dicembre, la fascia 65-79 anni è risultata la classe di età con il maggior eccesso di mortalità (+29,8%), tanto per gli uomini quanto per le donne (rispettivamente +34,6% e +22,8%).

Questa mappa mostra la variazione percentuale del numero di morti in tutto il 2020 in tutti i comuni italiani. Si può selezionare la regione, la provincia o il comune. Scorrendo il puntatore del mouse sulle aree colorate, si possono leggere i dati.

Il rapporto dell’ISTAT mostra anche una stima della mortalità nel mese di gennaio 2021, anche se questi dati potrebbero avere problemi di consolidamento, perché più recenti. Nel primo mese dell’anno i decessi sono stati 70.538, duemila in più rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 e 8 mila e 500 in più rispetto a gennaio 2020. La Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna da sole spiegano il 50% dell’eccesso di gennaio 2021. I decessi COVID-19 si stimano essere oltre 12 mila.

Nel mese di gennaio il valore assoluto dei decessi ufficiali COVID-19 è superiore all’eccesso calcolato rispetto alla media degli anni precedenti: questo fenomeno è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dalla COVID-19 come per esempio l’influenza stagionale che ha avuto una bassa incidenza nell’ultima stagione rispetto agli anni 2015-2019 grazie alle misure di distanziamento fisico.

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