Pochi giorni fa nei cieli di cinque città americane sono passati diversi aeroplani con striscioni con le ultime parole di George Floyd, l’uomo afroamericano morto a Minneapolis il 25 maggio mentre veniva arrestato con violenza dalla polizia.
L’iniziativa è stata un’idea dell’artista statunitense Jammie Holmes, che l’ha definita “un atto di coscienza sociale e protesta” per manifestare contro la brutalità della polizia nei confronti degli afroamericani. Il 30 maggio, mentre continuavano le proteste per la morte di Floyd, sopra Detroit è volato lo striscione “Please I can’t breathe” (per favore, non riesco a respirare), a Los Angeles “My stomach hurts” (mi fa male lo stomaco), a Dallas “My neck hurts” (mi fa male il collo), a Miami “Everything hurts” (mi fa male tutto) e a New York “They’re going to kill me” (stanno per uccidermi).
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Holmes ha scelto di protestare con questi striscioni, solitamente molto costosi e usati per promuovere eventi o mandare proposte di matrimonio sopra le spiagge, proprio perché vengono raramente usati per scopi politici o sociali.
Jammie Holmes è un artista emergente afroamericano che vive e lavora a Dallas ed ha organizzato la dimostrazione con la galleria di Detroit Library Street Collective, che lo rappresenta. È nato a Thibodaux, Louisiana, e nei suoi lavori da pittore esplora i temi di cosa significhi essere neri in America.
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