L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso uno studio sulle prime 105 persone morte in Italia che avevano contratto il coronavirus (SARS-CoV-2), per spiegare che pazienti fossero e aiutare a comprendere meglio l’epidemia che si è sviluppata nelle ultime settimane.
In tutto, secondo i dati diffusi giovedì 5 marzo dalla Protezione Civile, in Italia sono risultate positive al coronavirus 3.858 persone e 148 di loro sono morte. Va però tenuta in mente una cosa importante: il legame tra il coronavirus e un eventuale decesso non è sempre facile da stabilire. In molti casi il coronavirus causa complicazioni che rendono peggiore una situazione già grave e precaria. Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità aiuta a capire la situazione.
In sintesi:
L’Istituto Superiore di Sanità è tra le più importanti istituzioni scientifiche in Italia a occuparsi della ricerca sul coronavirus, eseguendo controanalisi per confermare i risultati dei test che si fanno in tutta Italia sui casi sospetti, e raccogliendo informazioni sugli esiti clinici dei casi confermati. Lo studio diffuso ieri è basato sui dati raccolti fino al 4 marzo grazie a un questionario preparato dall’ISS e compilato dai medici degli ospedali che avevano in cura i pazienti.
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Il testo completo diffuso dall’ISS mercoledì 5 marzo:
Studio ISS Su 105 deceduti con Covid-2019, età media 81 anni e patologie preesistenti in due terzi dei casi
ISS, 5 marzo 2020
L’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-2019 è 81 anni, sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti. Lo afferma una analisi sui dati di
105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, che sottolinea come ci siano 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus.
Il report riguarda 73 pazienti deceduti in Lombardia, 21 in Emilia Romagna, 7 in Veneto e 3 nelle Marche, ed è basato sui dati ottenuti tramite la compilazione di un questionario sviluppato ad hoc ai fini della rilevazione dei casi di morte.
L’età media dei pazienti presi in esame è 81 anni, circa 20 anni superiore a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione, e le donne sono 28 (26.7%). La maggior parte dei decessi 42.2% si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e 14.1% sopra i 90 anni.
Le donne decedute dopo aver contratto infezione da COVID-2019 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana donne 83.4 – età mediana uomini 79.9).
Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3.4 (mediana 3, Deviazione Standard 2.1). Complessivamente, l’15.5% del campione presentavano 0 o 1 patologie, il 18.3% presentavano 2 patologie e 67.2% presentavano 3 o più patologie.
La comorbidità più rappresentata è l’ipertensione (presente nel 74,6% del campione), seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%).
Il tempo mediano dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale è stato di 5 giorni e la mediana del tempo intercorso tra il ricovero e il decesso è stato di 4 giorni.
“Anche se preliminari, questi dati confermano le osservazioni fatte fino a questo momento nel resto del mondo sulle caratteristiche principali dei pazienti – commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro -, in particolare sul fatto che gli anziani e le persone con patologie preesistenti sono più a rischio. Si tratta di persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile”.