Una scena di Gando

La serie tv che sta facendo arrabbiare i moderati in Iran

Si chiama Gando, è stata finanziata da un ente ultraconservatore e sta mostrando tutte le divisioni interne al regime iraniano

In Iran sta andando in onda una serie tv di trenta puntate che sta facendo arrabbiare molto lo schieramento dei moderati, quello guidato dal presidente Hassan Rouhani e dai membri del suo governo. La serie, che si chiama Gando, è stata finanziata da un istituto culturale iraniano poco conosciuto e legato agli ultraconservatori, gli avversari dei moderati, che hanno il loro massimo esponente nella Guida suprema Ali Khamenei, la principale autorità politica e religiosa dell’Iran. La serie sta provocando un certo dibattito perché descrive il governo di Rouhani come corrotto e colluso con le potenze straniere, mentre rappresenta gli alleati di Khamenei come le uniche forze oneste e interessate al bene della nazione.

I personaggi di Gando sono ispirati a protagonisti reali della politica iraniana, e la storia raccontata riprende alcuni degli eventi più rilevanti successi in Iran negli ultimi anni, anche se ampiamente reinterpretati.

Al centro della storia ci sono in particolare due personaggi, ha scritto il Financial Times, uno cattivo e uno buono. Il cattivo è lo statunitense Michael Hashemian, ispirato al giornalista iraniano-americano Jason Rezaian del Washington Post, che nel 2014 fu arrestato in Iran con l’accusa di spionaggio. Rezaian, che si è sempre dichiarato innocente, fu poi liberato nel gennaio 2016 durante uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Iran. Il personaggio buono della serie è invece Mohammad, agente delle Guardie Rivoluzionarie che scopre una rete criminale che coinvolge otto ambasciatori stranieri e diversi uomini d’affari iraniani. Secondo Mohammad, «tutti i membri dell’Unione Europea hanno legami con gli Stati Uniti e passano loro informazioni», e «l’intenzione degli Stati Uniti è quella di rovesciare [il sistema islamico] attraverso le sanzioni, sperando che queste facciano nascere un movimento di disobbedienza civile».

Gando però non si limita ad attaccare i paesi occidentali, e in particolare gli Stati Uniti, accusandoli di spionaggio: se la prende anche con il governo e i suoi ministri, con evidenti riferimenti al presidente Rouhani e ai suoi alleati. La prima puntata, per esempio, termina con l’arresto del figlio di un importante funzionario del governo, che stava provando a uscire dal paese in aereo con una valigetta piena di soldi.


Il capo dello staff del presidente Rouhani, Mahmoud Vaezi, ha detto che il governo sta valutando la possibilità di fare causa ai produttori per le numerose «bugie e diffamazioni» contenute nella serie. Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano e uno dei principali fautori dello storico accordo sul nucleare firmato nel 2015, ha sottolineato come il suo ministero non abbia abbastanza soldi per autopromuoversi, facendo implicitamente riferimento alle enormi risorse finanziarie di cui possono invece disporre le Guardie Rivoluzionarie, unità militare di élite che fa riferimento allo schieramento più conservatore della politica iraniana.

In Iran la competizione tra moderati e ultraconservatori – semplificando molto, tra il centrosinistra e la destra radicale – è il perno della politica nazionale da parecchi anni, soprattutto dopo la sostanziale scomparsa dei riformisti (la sinistra). Negli ultimi anni, in particolare, il governo guidato da Rouhani si è scontrato su diverse questioni con la fazione guidata da Ali Khamenei, che include anche le Guardie Rivoluzionarie, forse il centro di potere più poderoso del paese. Uno dei motivi di scontro più rilevanti è stato l’accordo sul nucleare iraniano del 2015, fortemente voluto da Rouhani e per lo più osteggiato dagli ultraconservatori: oggi di quell’accordo è rimasto ben poco, soprattutto a causa della decisione del presidente statunitense Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti nonostante non ci fosse stata alcuna violazione significativa dei termini dell’intesa da parte dell’Iran.

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