Negli ultimi anni sono state fatte diverse ricerche sulla reale identità della scrittrice Elena Ferrante, soprattutto dopo il grande successo internazionale ottenuto dai romanzi della quadrilogia L’amica geniale pubblicati da E/O. Periodicamente, qualcuno fa un’ipotesi a cui segue qualche giorno di dibattito, limitato certo alla bolla degli italiani che leggono i libri e si interessano alle questioni dell’editoria, oltre che agli addetti ai lavori. Le grandi attenzioni ricevute dalla questione sulle pagine culturali dei quotidiani, sui siti e sui blog, però, scompaiono puntualmente nel giro di poco tempo: l’interesse diminuisce rapidamente e per mesi non se ne parla più.
Nel tempo sono stati fatti diversi nomi: quello della professoressa di Storia contemporanea all’università di Napoli Federico II Marcella Marmo, del critico Goffredo Fofi, dei fondatori di E/O Sandro Ferri e Sandra Ozzola, della traduttrice Anita Raja (in particolare dopo l’inchiesta del giornalista Claudio Gatti pubblicata l’anno scorso sul Sole 24 Ore) e anche quello di Domenico Starnone, tra le altre cose marito di Raja, che è tornato di nuovo in quest’ultimo studio portato avanti da un gruppo di professori universitari provenienti da tutto il mondo e che si sono incontrati all’università di Padova per esporre i risultati delle loro comparazioni tra i testi di Ferrante e quelli di altri scrittori italiani. Qui il peraltro direttore del Post Luca Sofri aveva spiegato perché è legittimo, e anzi interessante, indagare sulla reale identità di Elena Ferrante.
A questo punto Elena Ferrante potrebbe decidere di confessare la sua vera identità per sfinimento. La scrittrice misteriosa più amata e più venduta all’estero è stata di nuovo oggetto di una ricerca volta a scoprire chi è. Stavolta, però, nessuno è andato a frugare nella situazione patrimoniale di Anita Raja o in quella di Domenico Starnone, i due principali indiziati. A mettersi di buona lena a indagare su chi si nasconderebbe dietro lo pseudonimo è un gruppo di professori universitari provenienti da tutto il mondo, che ieri si sono incontrati all’università di Padova nel workshop “Drawing Elena Ferrante’s profile” per discutere insieme i risultati del loro lavoro di ricerca. Alla fine del summit, organizzato nell’ambito della scuola estiva Quantitative Analysis of Textual Data, è solo uno il nome su cui tutti hanno puntato: Domenico Starnone. «I risultati non lasciano spazio a dubbi, in Elena Ferrante c’è la mano di Domenico Starnone», dice il linguista Michele Cortelazzo, promotore insieme alla statistica Arjuna Tuzzi di quest’opera investigativa collettiva basata sulla comparazione di 150 romanzi e 40 autori contemporanei attraverso il metodo dell’analisi quantitativa degli elementi lessicali e stilistici ricorrenti. Dentro il loro database di indiziati sono finiti molti autori napoletani e campani (da Starnone a Francesco Piccolo, da Fabrizia Ramondino a Erri De Luca, da Giuseppe Montesano a Michele Prisco), oltre a bestselleristi (tra cui Gianrico Carofiglio, Paolo Giordano, Susanna Tamaro, Giorgio Faletti e Alessandro Baricco) e molte donne finora insospettabili come Michela Murgia o Melania Mazzucco. C’è perfino Nicola Lagioia, che contro Ferrante portò a casa il premio Strega 2015.
(continua su Repubblica.it)
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