(ANSA/ LUCA ZENNARO)

«Lo farò entrare e gli offrirò un caffè»

Marta Vincenzi, ex sindaco di Genova, parlando di come accoglierà l'ufficiale giudiziario che dovrebbe pignorarle la casa dopo la condanna per l'alluvione del 2011

Repubblica ha pubblicato un’intervista di Donatella Alfonso a Marta Vincenzi, sindaco di Genova dal 2007 al 2012, che è stata condannata in primo grado a cinque anni di carcere per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e falso ideologico, nel processo sull’alluvione a Genova il 4 novembre 2011, in cui morirono sei persone (tra cui due bambine, una di 8 anni e l’altra di 10 mesi). Assieme a Vincenzi, eletta con il Partito Democratico, sono stati condannati anche l’ex assessore alla protezione Civile Francesco Scidone, e i dirigenti comunali Gianfranco Delponte, Pierpaolo Cha e Sandro Gambelli.

Vincenzi e gli altri imputati dovranno pagare anche 4,5 milioni di euro di risarcimenti per cui sono state avviate le pratiche di pignoramento dei correnti e della casa, che dovrebbero diventare esecutive in circa dieci giorni. Nell’intervista Vincenzi ha detto che ricorrerà in appello, che spera venga ridefinita la responsabilità dei sindaci, e che se l’ufficiale giudiziario si presenterà alla porta di casa sua – «un appartamento in una vecchia villa di campagna in Valpolcevera, dove abitano tre famiglie. Ci viviamo dal 1986, abbiamo finito da poco di pagare il mutuo, è grande perché ci vivevano anche mia mamma e mia figlia, c’è l’orto a cui tengo tanto» – non si opporrà.

«Lo farò entrare e gli offrirò un caffè; anche il suo non è un lavoro facile. Io sono nata povera, il resto va e viene, sto comunque meglio di come stavo».

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