(ANSA / MATTEO BAZZI)

La mostra di Goshka Macuga alla Fondazione Prada

73 teste di bronzo di figure storiche, un robot che declama un monologo infinito e opere di diversi grandi artisti (una buona scusa per andare alla Fondazione Prada, se non ci siete già stati)

Da oggi 4 febbraio fino al 19 giugno 2016 la Fondazione Prada ospita la mostraTo the Son of Man Who Ate the Scroll”, curata dall’artista polacca Goshka Macuga. Macuga, che all’interno della mostra espone anche sue opere, ha spiegato che questa è stata pensata a partire dalla domanda: «Quanto è importante affrontare la questione della “fine” nel contesto della pratica artistica attuale»?
Al piano terra è esposto un androide che declama ininterrottamente un monologo composto da frammenti di discorsi di grandi pensatori. Intorno a lui una selezione di opere di grandi dimensioni di artisti come Phyllida Barlow, Robert Breer, Ettore Colla, Lucio Fontana e Alberto Giacometti. Un’altra installazione di Macuga presenta 73 teste di bronzo che rappresentano 61 figure storiche e contemporanee – Albert Einstein, Sigmund Freud, Martin Luther King, Karl Marx, Mary Shelley e Aaron Swartz, tra gli altri – collegate tra loro da lunghe barre metalliche.

Al piano superiore si trova l’installazione Before the Beginning and After the End, realizzata da Macuga in collaborazione con l’artista francese Patrick Tresset: cinque tavoli con rotoli di carta lunghi 9,5 metri ricoperti da schizzi, disegni, testi, formule matematiche e diagrammi che illustrano la storia del progresso umano. Sopra i rotoli ci sono opere d’arte antica e contemporanea di diversi artisti (Hanne Darboven, Lucio Fontana, Sherrie Levine, Piero Manzoni e Dieter Roth ad esempio), oggetti rari, libri e documenti.

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