Lunedì 4 gennaio, nel primo giorno di contrattazioni del 2016, il mercato azionario cinese è stato sospeso dopo avere perso il 7 per cento. La sospensione è effetto di una misura automatica decisa a settembre, dopo la grave crisi finanziaria che ha colpito la Cina in estate: quando la Borsa perde più del 5 per cento le contrattazioni vengono automaticamente sospese per 15 minuti; se poi la perdita prosegue oltre il 7 per cento, viene attivata una sospensione di un giorno intero. Oggi questa misura è stata adottata, per la prima volta.
Tra la prima sospensione (quella da un quarto d’ora) e la seconda sono passati solo 7 minuti: secondo alcuni analisti la prima sospensione ha spaventato molto i piccoli azionisti, che si sono precipitati a vendere per timore che venisse azionata anche la seconda, di fatto avverando le loro stesse previsioni. I piccoli azionisti in Cina rappresentano circa l’80 per cento di tutti gli scambi finanziari.
L’economia cinese è rallentata molto nell’ultimo anno: la crescita del PIL nel 2015 dovrebbe essere intorno al 6,9 per cento, mentre negli anni scorsi è stata sempre sopra il 7 per cento. Il rallentamento non è straordinario, visti i ritmi a cui è cresciuto il paese negli ultimi 10 anni, e si tratta comunque di cifre molto alte (in Italia si stima – e con un certo entusiasmo – che ci sia stata una crescita del PIL dell’1 per cento nel 2015). Lunedì sono stati diffusi ulteriori dati statistici che confermano il rallentamento dell’economia cinese: la produzione manufatturiera si è ridotta ulteriormente, per il quinto mese consecutivo. In realtà il dato è meno preoccupante di quello che sembra: la produzione manufatturiera è un settore con pochi lavoratori se paragonata con quella da servizi, che invece sta andando bene. La disoccupazione non dovrebbe essere un grosso problema nel 2016.
C’è però un’altra previsione che potrebbe avere spaventato molto i piccoli investitori cinesi: alla fine di questa settimana sarà annullato un divieto di vendita per i grandi azionisti che era stato istituito durante la crisi finanziaria di quest’estate. A luglio la Borsa di Shanghai aveva perso quasi il 30 per cento del suo valore e il governo era molto preoccupato che i prezzi delle azioni potessero scendere ulteriormente: aveva acquistato grosse quantità di azioni attraverso aziende pubbliche e aveva impedito ai maggiori azionisti di vendere i loro pacchetti azionari fino all’inizio del 2016. I piccoli investitori temono che appena verrà meno il divieto i grandi azionisti venderanno in massa, facendo crollare nuovamente i prezzi.
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