Immagine di copertina dalla <a href=https://www.facebook.com/adelphi.edizioni?fref=ts>pagina Facebook</a> di Adelphi

Cosa succede con Adelphi

Maurizio Crippa racconta sul Foglio storia, straordinarietà e prospettive della casa editrice che si è sottratta all'acquisto da parte di Mondadori

Sul Foglio di oggi Maurizio Crippa racconta un po’ della storia e delle cose della casa editrice Adelphi – con qualche sarcasmo forse superfluo sugli snobismi per cui Adelphi è nota – e di cosa significa la decisione di riacquistare le proprie quote da Rizzoli da parte del socio principale Roberto Calasso, per non partecipare alla cessione di RCS Libri a Mondadori.

Si separarono per colpa di Nietzsche. Così vuole non la leggenda, bensì l’archeologia culturale italiana (chi mai si separerebbe più, oggi, per Nietzsche o per Lukács? Nemmeno nel Pd). Luciano Foà non riuscì a ottenere da Giulio Einaudi le garanzie economico-ideologiche per avviare la pubblicazione nei Millenni dell’opera omnia del filosofo tedesco. Questioni di costi editoriali, intrecciate a questioni squisitamente culturali, allora più o meno come ora. Foà se ne venne a Milano, in via San Giovanni sul muro, assieme al suo amico Roberto “Bobi” Bazlen e con i soldi di Roberto Olivetti, il figlio di Adriano, e altri collaboratori eccellenti. Era il 1962, il pittogramma cinese della luna nuova (“morte e rinascita”) e la grafica-non grafica delle copertine, con i suoi colori pastello che ancora oggi qualcuno definisce un “urlo sussurrato”, erano già pronti a intestarsi la storia e la mitologia di una cultura “altra”, e “alta”, rispetto a quella di Casa Einaudi, guardiana dell’ala sinistra del pensiero.

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