Russia's President Vladimir Putin signs a law on ratification of a treaty making Crimea part of Russia, during a ceremony in the Kremlin in Moscow on March 21, 2014. Putin said today Moscow would hold off on further reciprocal sanctions against the United States, after Washington introduced punitive measures against his close allies over the Ukraine crisis. AFP PHOTO/ POOL / SERGEI CHIRIKOV (Photo credit should read SERGEI CHIRIKOV/AFP/Getty Images)

Putin ha detto che l’invasione della Crimea fu progettata prima del referendum

In un'intervista alla tv di stato russa ha smentito la precedente versione del governo

Durante un’intervista trasmessa dalla televisione di stato russa Rossiya-1 il presidente russo Vladimir Putin ha detto che aveva deciso di annettere la Crimea «il 22 o il 23 febbraio», subito dopo che l’allora presidente ucraino Viktor Yanukovych scappò dal paese in seguito alle manifestazioni contro il governo. In precedenza il governo russo aveva sempre detto di aver deciso di annettere la Crimea solo in seguito al discusso referendum del 16 marzo: Putin ha ammesso quindi che l’annessione della Crimea è stata pianificata prima del referendum. Questo non è un fatto nuovo – praticamente tutta la stampa occidentale aveva raccontato l’invasione militare della Crimea da parte di militari russi senza segni di riconoscimento – ma la Russia aveva sempre smentito questa versione. L’intervista a Putin fa parte di un documentario intitolato Il ritorno alla Madrepatria, di cui è andato in onda solamente il trailer e di cui ancora non si conosce la data di messa in onda.

Nell’intervista Putin ha descritto dettagliatamente quanto avvenuto in seguito alla fuga di Yanukovych dall’Ucraina. Putin dice di aver convocato una riunione d’emergenza con i servizi segreti e il ministero della Difesa, incaricandoli di «salvare la vita del presidente dell’Ucraina, che altrimenti sarebbe stato ammazzato». Racconta Putin: «abbiamo finito la riunione alle sette di mattina. Alla fine, ho detto ai presenti: “Dobbiamo iniziare ad occuparci della riannessione della Crimea alla Russia”». Il 27 febbraio, quattro o cinque giorni dopo la riunione, migliaia di uomini armati hanno occupato il Parlamento della Crimea e le sedi del governo praticamente senza combattere. Il 16 marzo si è tenuto un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale sull’annessione della Crimea alla Russia: come riportato da diversi giornalisti occidentali in Crimea, i seggi contenevano urne trasparenti ed erano sorvegliati da soldati russi (circostanza che Putin ha inizialmente negato). Il 97 per cento dei partecipanti ha votato a favore dell’annessione alla Russia, che è stata ufficializzata il 18 marzo.

Nei mesi successivi all’annessione gli abitanti della Crimea hanno subito diversi disagi: le filiali delle banche ucraine hanno chiuso, le linee di telefonia mobile non hanno funzionato per mesi e in generale era ancora molto complicato ottenere documenti e compiere diverse operazioni burocratiche. Successivamente all’annessione della Crimea, ribelli filorussi hanno attaccato per mesi le città orientali dell’Ucraina, territori su cui al momento è in vigore una tregua decisa a Minsk agli inizi di febbraio (che però ha rischiato più volte di saltare). Secondo diversi governi occidentali, nonché i giornalisti che seguono la storia sul campo, la Russia fornisce ancora oggi armi e aiuti ai ribelli: il governo russo ha sempre respinto le accuse. A oggi circa seimila persone sono morte a causa del conflitto fra esercito ucraino e ribelli filorussi.

nella foto: Putin firma la legge che ufficializza l’annessione della Crimea alla Russia (SERGEI CHIRIKOV/AFP/Getty Images)

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